Parliamo di politica, più o meno seriamente.

Dipende dal clima, siamo meteoropatici.

Parliamo di politica, più o meno seriamente.
Dipende dal clima, siamo meteoropatici.

Fuori come va?

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Ci sono molte parole da spendere per rendere l’idea di un progetto, per farne percepire l’essenza, gli obiettivi. Ma è probabile che, in questo tempo così bizzarro, dove saper comunicare significa saper colpire e rompere la nebbia della quotidianità, l’esigenza sia rappresentata dall’essere semplici e diretti. Per cui evito troppi giri di basso e vado diretto al dunque.

L’idea di questo spazio è nata per caso, davanti ad una birra con degli amici. Amici non necessariamente impegnati attivamente in quella cosa strana che è la Politica ma assolutamente interessati a parlare di ciò che attiene alla politica. Sono anni in cui si fa un gran parlare del tema dell’antipolitica, della fine delle ideologie, della superficialità di una generazione che non ha conosciuto valori fondati sul sacrificio e sul riscatto sociale, eppure sembra che in questi mesi qualcosa abbia risvegliato le coscienze. Le ha indirizzate verso una ricerca del noi, della comunità. E’ un fenomeno che si nota molto bene in quegli eventi collettivi, siano essi storici, culturali o sportivi, che riescono in un modo o nell’altro a creare empatia. Sembra che lentamente riemerga la necessità di fare rete, di superare l’individualismo sfrenato. Certo, quella che è emersa è una coscienza fortemente provocatoria, dai contorni rabbiosi, critica verso il sistema esistente, sicuramente fragile nelle risposte ma assolutamente lucida nelle domande. Questa coscienza non ha attraversato, se non marginalmente e venendo spesso respinta,  gli strumenti tradizionali della Politica. Partiti e istituzioni in primis sono sembrati in ritardo sull’agenda di un intero movimento del paese. Il terreno fertile è diventato il movimentismo, la rete, o il rifugio nella sfiducia e peggio ancora l’autosospensione dal sistema. Ma, volenti o nolenti, una domanda di buona politica è riemersa con forza e si è manifestata anche con tutte queste diverse forme. La sfida, anche alle ultime elezioni, non è stata tra la sinistra e la destra ma tra chi sapeva interpretare una domande di novità, di speranza e chi appariva legato al passato, al vecchio retaggio.

Per quanto ci riguarda abbiamo deciso di fare la nostra parte, di aggiungere una voce nel coro. Mettendoci insieme all’interno di questa piccola comunità (che può continuare ad espandersi) attraverso la quale innanzitutto vorremmo riconoscerci reciprocamente come interlocutori. Eviteremo tatticismi e porremo al centro di tutte le riflessioni che faremo i mali, le preoccupazioni, le speranze, le testimonianze o le idee di quei ragazzi e di quelle ragazze che non ci stanno a riconoscere nello status quo l’essenza di questo Paese e della nostra città. Non mancheranno momenti più leggeri, in effetti siamo meteoropatici….

Punti fermi per la nostra redazione ed i nostri collaboratori sono quelli legati alla cultura democratica, al rispetto della Costituzione (alla quale dedichiamo i primi articoli che pubblichiamo), alla lotta alla mafia, alla difesa e all’estensione dei diritti, all’antifascismo. I profili personali mostrano le differenze e le professionalità di ognuno. Aspetti che non mancheranno di emergere nei tagli degli articoli che pubblicheremo: tal volta approfondimenti giuridici, storici, economici, altre volte interviste o recensioni di libri oppure più semplicemente commenti sui fatti del giorno dell’Italia piuttosto che della città di Livorno. Non ci siamo posti limiti poiché quello che ci interessa è tirar fuori una voce, divertirsi nel farlo e vedere se possiamo essere di stimolo per chi ci legge.

I membri che compongono quella che abbiamo chiamato “redazione” sono legati anche da una sorta di progetto politico-redazionale: ci poniamo come necessità lo stimolo per un dibattito su di un’agenda di riforme, scriveremo con la mano sinistra e affronteremo temi sia locali che nazionali. Diverse saranno le personalità politiche oggetto di commento, ma non ce ne vogliate, non siamo partigiani di nessuno. Astenersi etichettatori o affezionati del Cencelli 😀

Chiudo con un’affermazione tal volta impopolare: crediamo nell’importanza dei partiti e nel ruolo fondamentale che devono svolgere per il funzionamento di una democrazia compiuta. Questo non significa difendere la partitocrazia, né la degenerazione di un sistema che va assolutamente cambiato. Detto questo, tra noi c’è chi cerca di sostenere il cambiamento da fuori e chi cerca di farlo da dentro, qualunque sia la squadra del cuore!

Fuori come va?

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