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Mamma li turchi??? Anche no…

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Lo scoppio della protesta in piazza Taksim, cuore della moderna Istanbul, ha messo ancora una volta il mondo di fronte ad una ineludibile realtà, ovvero che non si può non fare i conti con il presente. Questo Erdogan & co. lo sanno bene, anche se così non sembra.

Non ricordo di aver letto molto sulla Turchia moderna nel mio passato da studente né sui libri di storia né su quelli di geografia e al di là delle classiche nozioni storico-culturali nessun riferimento a quello che in questi ultimi 15 anni sta diventando un importante centro attrattivo di interessi economici. Basti pensare a tutte le migliaia di aziende, anche italiane, che hanno portato là i loro affari. Ma non si tratta solo di interessi economici bensì anche di interessi politici, data la posizione strategica che la Turchia assume tra l’Europa e il Medio Oriente diventando una importante piattaforma per la NATO da cui poter monitorare i paesi arabi.

Per scoprire cosa fosse la realtà turca ho dovuto approfittare di una vacanza che feci in quel di Izmir (già Smirne) qualche anno fa quando, a mia sopresa, mi trovai davanti non solo un paese molto bello ma anche una società civile assolutamente moderna che francamente nulla aveva da invidiare alla nostra. Sfatato lo spettro di predoni dai turbanti bianchi e scimitarre turche, ebbi modo di conversare con molti giovani miei coetanei, rendendomi conto oltre del fatto che l’eta media era molto bassa, anche di quanto fossero infondati tutti quei pregiudizi che si annidavano su questa realtà. I ragazzi con cui parlavo sapevano grosso modo due o tre lingue (non che i miei connazionali non ne siano capaci) in modo corretto e quasi tutti stavano affrontando un percorso universitario e guarda un po’ erano anche al corrente delle nostre vicende politiche interne. Ma la sopresa maggiore la ebbi al mercato di Kemeralti dove sotto la cantilena della preghiera dell’Imam di metà giornata, proveniente da una moschea vicina , migliaia di persone passavano con abiti moderni. Di donne col burka o uomini barbuti con lo sguardo malvagio nessuna traccia.

L’immagine che ebbi fu quella di un paese moderno e all’avanguardia, e di un popolo forte della sua identità.

Dunque può lo smantellamento di un parco pubblico scatenare un inferno come quello a cui stiamo assistendo? Evidentemente si, se davanti c’è uno scontro generazionale in atto tra chi vuole continuare a costruire un futuro moderno, come gran parte dei giovani scesi in piazza, e chi invece cerca di convincersi che l’unica cosa migliore da fare è seguire il progresso a braccetto con le tradizioni, magari tirando fuori dall’armadio qualche precetto religioso in più, come vorrebbe fare l’attuale forza di maggioranza al governo. Questo è il dilemma amletico che sta dividendo un paese intero e al quale a mio avviso non si avrà una soluzione nel giro di poco tempo .

La questione del parco in se è speculare ad un’altra. Ovvero la guida del paese in mano all’AKP di Erdogan, personaggio tutto casa e moschea, che non si è fatto mancare nulla nella sua vivacissima carriera politica. Sindaco di Istanbul tra le fila del disciolto Partito del benessere, di cui fu leader, e dal quale nacque l’attuale AKP (Partito per la giustizia e lo sviliuppo), compagine moderata filo-islamica attualmaente alla guida del governo turco, fu arrestato nel 1998 per incitamento all’odio religioso dopo aver recitato i versi del poeta Ziya Gokalp. Tuttavia è alla guida della Turchia dal 2003 e il suo partito vanta un forte consenso in tutto il paese.

Nonostante la Turchia sia un paese fondamentalmente laico, sopratutto per volontà del suo padre fondatore Mustafà Kemal, e nonostante veda da tempo una crescita economica considerevole, ha visto in questi ultimi hanni l’assunzione di provvedimenti da parte dell’attuale governo che mirano ad un leggero spostamento del modus vivendi turco verso una concezione più conservatrice di tipo prettamente islamico. Lo dimostrano i numerosi provvedimenti assunti recentemente e indirizzati verso i giovani, uno su tutti il divieto di bere alcol la sera, ma non solo, di vietarne addirittura la pubblicità e ogni riferimento anche nei prodotti televisivi o cinematografici, e in un paese che vede nel turismo una spinta economica di ricchezza notevole e che sta vivendo quel boom economico che noi abbiamo conosciuto negli anni 70, può risultare non solo un provvedimento indigesto ma una vera e propria minaccia verso una generazione. I fatti collegati allo smantellamento di Gezi Park per la costruzione di una moschea e un centro commerciale lo stanno dimostrando.

Sia ben chiara una cosa: l’AKP gode ancora di un forte consenso popolare. Appare quindi alquanto indubbia l’ipotesi di un capovolgimento dei vertici governativi. Tuttavia il messaggio è stato lanciato forte e chiaro: giù le mani dal nostro futuro e dalla nostra Turchia.  A non pensarla così c’è una buona parte del paese pronta invece a gridare la sua fedeltà ad Erdogan e pronta ad assecondare quegli atteggiamenti non propriamente occidentali. Non sarà una battaglia facile ma a mio avviso merita di essere combattuta; quello che stanno facendo i ragazzi turchi in un clima a loro volutamente ostile è da esempio per chi come me crede in una società completamente libera da dogmi religiosi, dove la fede religiosa resta un qualcosa di diverso dalla politica, di più puro, che non può essere oggetto di scambio per un consenso popolare. E noi da questo punto di vista ne sappiamo qualcosa……

Infine, bentornato Daniele, coraggioso amico mio.

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