«In molti settori dell’economia italiana si registra un livello di concorrenza non ancora soddisfacente e i prezzi pagati dai consumatori tendono irrimediabilmente a salire. In questa ipotesi sembra rientrare il mercato delle assicurazioni».
Non sono parole mie, ma bensì del Presidente dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato Giovanni Pitruzzella. Il Presidente della cosiddetta Antitrust, si è limitato a segnalare lo scempio che è sotto gli occhi di tutti: l’aumento vertiginoso di questi anni delle RC auto. Ed ha voluto ricordare come alcuni settori, come quello delle comunicazioni (Telecom ecc), pur versando inizialmente nelle stesse condizioni, si sono stabilizzati avendo creato concorrenza. Il Presidente ha comunque auspicato, ulteriori interventi, che a mio parere, dovranno liberare il settore ancora fortemente influenzato dalla mano pubblica, che non riesce a stare al passo con la tecnologia.
Non a caso, per esempio, in l’Italia c’è ancora un grande uso della linea ADSL da 7mb/s, quando in Europa ormai la linea di 20mb/s sembrerebbe essere la minima garantita. Per non parlare della possibilità dell’uso gratuito del WI-FI in giro per le città. Sperando che la situazione possa migliorare con il recente Decreto “del Fare” del Governo Letta, volto a risolvere i problemi burocratici del caso.
E non analizziamo l’Oligopolio dell’Energia, Trasporti, Banche e Poste, dove l’Antitrust vede preoccupazione per i forti rincari… Anche qui, si auspica ad una apertura seria dei mercati.
Ma entriamo nel merito delle RC auto. C’è chi contesta che l’aumento sia dovuto alla liberalizzazione del settore (ci vuole coraggio a chiamarle così) nel passato, che non ha portato concorrenza. Nello specifico le posizioni sono state: «Prima della liberalizzazione tariffaria del 1994, sotto il regime dei prezzi amministrati, – sottolineano Elio Lannutti, presidente di Adusbef, e Rosario Trefiletti che guida la Federconsumatori-gli assicurati pagavano in media 700.000 lire, il controvalore di 361 euro per assicurare un’auto di media cilindrata fino a 1.800 Cc. Dodici anni dopo, nel 2006, il costo medio della stessa polizza per un auto di fascia media, non contando le punte estreme come la Campania, è lievitato a 868 euro, con un rincaro del 140,5 per cento, per passare a 1.250 nel 2012, con un aumento a 889 euro secchi (+190%) stimati nel 2013, a differenza di altri Paesi Ue, come Francia, Spagna e Germania, dove gli aumenti registrati negli stessi anni, non hanno mai superato la soglia dell’87%».
In linea generale non possiamo dargli torto. La liberalizzazione delle RC auto fatta nel 1994 è stata un vero flop, ma a mio avviso la colpa non va cercata nella liberalizzazione in sé, bensì nei modi con cui è stata fatta. E’ la stessa Antitrust a confermarlo nella sua relazione del 17.04.2003 n. 11891:«Secondo l’indagine, l’eccezionale aumento dei costi e dei premi trova la sua causa nella ridotta tensione concorrenziale che caratterizza il mercato italiano RCA e che può essere ricondotta ad almeno due fattori principali: le relazioni verticali di esclusiva tra produttori e distributori che hanno irrigidito la domanda di impresa, in un contesto di obbligatorietà della polizza; la terzietà dell’indennizzato, che non è cliente dell’assicurazione che deve effettuare il rimborso. Tale circostanza, in particolare, ostacola significativamente la capacità delle compagnie di assicurazione di proporre contratti in grado di disincentivare comportamenti non virtuosi da parte dei diversi soggetti coinvolti (le stesse compagnie, i danneggiati, i riparatori) e di evitare così che ciascuno di costoro, per negligenza o per interesse economico, contribuisca ad elevare artificialmente l’ammontare dei rimborsi. Al contempo gli strumenti promossi dalle compagnie attraverso l’associazione di categoria per controllare quei comportamenti (come gli accordi Ania-carrozzieri e Ania-periti) si sono rivelati controproducenti.
Complessivamente, l’insieme dei due fattori descritti ha fatto sì che, da un lato, le imprese abbiano incontrato difficoltà a esercitare uno stringente controllo dei costi; dall’altro, non ne abbiano avuto nemmeno l’incentivo in quanto, grazie alla rigidità della domanda di impresa, hanno potuto traslare agevolmente i maggiori costi sui prezzi.»
L’Antitrust è dal 2000 che segnala problemi nel settore del mercato assicurativo. Mai nessuno però si è preoccupato di darle ascolto. Allora, c’è da chiedersi che funzione hanno questi organi indipendenti, che pur dando indicazioni per cercare di risolvere i problemi, non vengono ascoltati. Non sempre liberalizzare un settore, come nel caso dell’RC auto, può riuscire nell’impresa di creare concorrenza (soprattutto se fatto in un modo errato), ma le soluzioni per risolvere siffatto problema potrebbero già esserci, e sono nella relazione dell’Antitrust del 2003. Basta solo accoglierle:
http://www.agcm.it/component/domino/download/C12564CE0049D161/B88DA61C85BE9E74C1256D11002AF039.html?a=p11891.pdf .