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La Corte Suprema USA dice no alla brevettabilità dei geni. E il prezzo del test di Angelina Jolie scende…

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All’indomani della decisione della Suprema Corte americana, alcuni media non hanno esitato a definirla come “epocale”, sottolineando come la portata di questa sentenza sia destinata a cambiare il corso della storia. Malgrado l’esagerazione in cui talvolta i giornalisti sfociano nel dare i titoli alle notizie spesso un fondo di verità effettivamente c’è. La sentenza, attesa da tempo, ha messo la parola fine alla dibattuta questione sulla brevettabilità delle sequenze genetiche stabilendo che, mentre il materiale genetico di natura sintetica (c.d. complementary DNA) può essere ancora oggetto di brevetto, lo stesso principio non può più essere applicato a un segmento di DNA umano e ai geni in esso contenuti.

Al centro della discussione c’erano i brevetti sui geni (non sintetici) posseduti dalla Myriad Genetics (Brca1 e Brca2) responsabili dell’incremento – fino a 10 volte – del rischio di sviluppare il cancro al seno e alle ovaie. L’argomento è balzato agli onori della cronaca recentemente quando Angelina Jolie ha deciso di sottoporsi ad una mastectomia preventiva dopo aver scoperto di avere un’alta probabilità di sviluppare un cancro proprio grazie al Brca-Test offerto in esclusiva dalla Myriad.

Nella motivazione, la Corte sostiene che i geni, in quanto naturalmente esistenti, non possono essere oggetto di brevetto. Molti medici e pazienti hanno esultato alla notizia poiché la sentenza pone fine al monopolio della Myriad su quel tipo di test. Il giorno dopo diverse società concorrenti hanno annunciato che si organizzeranno per offrire lo stesso test a prezzi di gran lunga più abbordabili rispetto ai 3.000$ del test della Myriad.

Come spesso accade, però, non è tutto oro quel che luccica. I nove giudici hanno infatti, dall’altro lato, sancito definitivamente la brevettabilità del DNA sintetico, cioè delle sequenze di geni che sono isolate in laboratorio attraverso una manipolazione più incisiva. Questo comporterà una corsa al brevetto dei geni sintetici che a questo punto avranno un valore economico estremamente più alto rispetto a quelli “naturali”, con la conseguente creazione di tanti monopoli quanti brevetti.

Tra le critiche non è mancato anche chi, come il prof. Greely dell’università di Stanford, ha sostenuto come la sentenza in questione abbia in realtà una portata molto relativa. “La ragione” – sostiene Greely – “ è che i brevetti sui geni naturali posseduti dalle varie società erano in ogni caso destinati a scadere nel giro di poco tempo poiché la maggior parte di essi era stata brevettata negli anni novanta” e che pertanto “erano destinati a sparire come problema”.

Il tempo aiuterà a valutare il reale effetto della sentenza sul mercato dei geni naturali (principalmente utilizzati per i test diagnostici) e su quello dei geni sintetici (fondamentale nelle colture geneticamente modificate).

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