Sembra una frase fatta, ma per questo 2013 martoriato tra crisi occupazionale, economica, politica e di valori, realtà come Emergency danno una boccata di ossigeno, quanto meno all’animo.
E non solamente per il lavoro che quotidianamente fanno in territorio di guerra (che qualcuno si ostina a chiamare operazione di pace, come neologismo tutto moderno per giustificare un intervento armato in territorio straniero), lavoro che non ha eguali e che può essere solamente ammirato per coerenza e abnegazione.
In questo caso il territorio di guerra è stata la nostra amata Livorno.
Per una settimana la città si è vista animata dai volontari con la mitica E cerchiata stampata su tutte le magliette. Dibattiti, incontri e infine due stupendi spettacoli al Pala Modì che hanno raccolto migliaia di spettatori.
Merito anche degli artisti intervenuti gratuitamente e del carisma di Gino Strada e soci, ma non può essere ridotto solo a questo.
C’è voluta Emergency per rianimare le notti della nostra città, relegata solamente ad attendere l’inizio di Effetto Venezia per avere la scusa di ammantarsi di cultura e spettacoli.
Con la scusa del budget risicato (450mila euro…mica tanto risicato oserei dire) anche per questa edizione si punterà sulla quantità, riempiendo le brochure informative e i comunicati stampa con numeri altisonanti e grande partecipazione, ma nella realtà ci sono sempre meno persone da fuori città mentre i livornesi vivono l’evento come un grande bazar all’aperto, per una passeggiata diversa dal solito. Nessun nome di spicco balzerà alle cronache dell’importante kermesse estiva livornese e le continue sirene di allarme da parte dell’amministrazione, hanno focalizzato l’attenzione sul grande sforzo e impegno per mantenere inalterata la durata di Effetto Venezia, allontanandola al tempo stesso dai contenuti.
Tanto per confermare la famigerata politica dell’emergenza, ormai un must a cui siamo abituati.
Sarà un autunno molto caldo e stimolante, in vista della corsa alle amministrative, ma almeno ci sarà il giusto spazio per parlare di politica, quella vera, fatta di programmi, di intenzioni, di nomi e di impegno.
L’emergenza lasciamola a Emergency (scusate il gioco di parole), che sa come gestirla.