Guardando alla vicenda della Camera di Commercio livornese, mi viene subito da dire che le associazione di categoria sono le grandi sconfitte. Ma in effetti è una sconfitta per tutto il mondo imprenditoriale livornese, che per l’ennesima volta si è sottomesso ad una certa politica, “infastidita” dalle prese di posizione dell’ente sostenute negli ultimi cinque anni.
Chi conosce la storia della riforma delle Camere, ormai vecchia di anni, sa che si passò dalla nomina dell’alto (il Prefetto) dei vertici camerali alla elezione degli organi sociali da parte delle associazioni di imprese. Questo proprio per far si che chi rappresenta il sistema di finanziamento camerale (le aziende appunto) potesse esprimere gli amministratori di quelle risorse economiche.
Purtroppo così non è stato a Livorno, ancora una volta ripiegata su stessa.
Occorre anche dire che lo unanimismo di facciata (elezione per acclamazione del nuovo presidente) è stato frutto della grande paura di un possibile commissariamento: è quello che avrebbe prodotto il protrarsi dello scontro, ma soprattutto si rischiava che la Camera venisse affidata, come avviene di solito in caso di commissariamento, proprio al presidente uscente. Colui su cui era puntata la ostilità di alcuni poteri che a Livorno sembrano decidere tutto ed il contrario di tutto, e questo non solo per la sua conclamata e fortemente avversata volontà di privatizzare la Porto 2000.
E non a caso il neo eletto presidente , nelle sue prime dichiarazioni, ha sottolineato che il pubblico è bello.
E’ importante sottolineare che non era mai successo, e non solo in Toscana, che ai vertici camerali giungesse il rappresentante della Lega delle Cooperative, che proprio a Livorno, con il monopolio nella distribuzione della azienda di Vignale Riotorto, ha messo in ginocchio le imprese del commercio e che si appresta, probabilmente, con l’apertura di un ennesimo punto vendita alla Porta a Mare a desertificare le aree commerciali Cappuccini San Carlo e non solo.
Al peggio non c’è mai fine… non a caso molte, troppe sono state le rinunce a candidarsi per la poltrona a Sindaco di una città, ormai in declino economico, periferia della tanto odiata Pisa in molti settori, dalla sanità passando per la cultura, all’attività imprenditoriale, alle opportunità di lavoro per le nuove generazioni (sarebbe interessante fare una indagine sul pendolarismo tra Livorno e Pisa, non solo per motivi di studio), al turismo.
La speranza è che la vicenda della Camera di Commercio sia stato l’ultimo colpo di coda di una classe dirigente cittadina, dilaniata dalle lotte intestine, che passi finalmente la mano ad una nuova generazione: qui come altrove non è un problema di schieramento politico, sinistra o destra che sia, ma di competenze, di responsabilità, di scelta e gestione delle politiche nell’interesse generale e non di una sola parte.