Fare un giro tra i negozi di una città è sicuramente un modo per conoscerla. Il cosiddetto tour commerciale, infatti, può aiutare ad esplorare un luogo perché ti permette di seguire un percorso, che magari porterà a piacevoli scoperte. Solitamente questa passeggiata avviene nel centro città dove per questo si concentrano le migliori attività commerciali.
E qui arriviamo al punto: ad avercelo un centro città. Livorno – quasi per sua natura direbbero in molti – non ha un centro storico. Non ci sono monumenti degni di nota in centro e per questo non è una zona ben definita o di grande attrazione. Abbiamo il lungo mare, i canali medicei (più comunemente chiamati “i fossi”), la Venezia, le fortezze, i quattro mori certo, ma tutto questo non viene considerato il nostro centro storico. Per abitudine, forse, ma probabilmente più per approccio: manca una politica di continuità e valorizzazione che per troppo tempo non si è avvertita in città.
Ad ovviare, se vogliamo, all’assenza di un centro storico almeno percepito, ci sono i negozi. Un tessuto commerciale che per diversi anni ha animato le vie del centro tracciando quel percorso esplorativo marcato dallo shopping. Per questo abbiamo pensato di fare uno sforzo di memoria e di pensare alla Livorno di qualche anno fa, osservandola attraverso l’evoluzione delle attività commerciali, per confrontarla con la Livorno che è oggi.
Per delimitare bene i due periodi prendiamo come termine di riferimento un evento che ha cambiato in modo determinante anche l’assetto urbanistico della città: l’apertura del Centro Commerciale “ le Fonti del Corallo”.
Occorre proprio uno sforzo di memoria per ricordarlo perché un altro effetto collaterale dei cambiamenti è l’oblio, il non ricordarsi com’era (se gli italiani sono il popolo della memoria corta, i livornesi anche di più).
Concentriamoci e facciamo un passo indietro. Le vie dei negozi erano dapprima Via Magenta, che ospitava quelli più belli quando eravamo piccoli, e poi Via Ricasoli con l’annessa Piazza Attias, percorse per anni da giovani adolescenti che facevano le “vasche” avanti indietro o stazionavano per ore nella piazza piastrellata attraversata da skaters e da un fiume di persone, soprattutto al sabato sera. Qualche anno più tardi, l’anonima Via Grande dai negozi desolati, ha iniziato ad ospitare le grandi catene commerciali fino ad occupare addirittura teatri e cinema.
Nel 2003, ecco l’apertura del primo centro commerciale cittadino. Che non era solo un centro commerciale ma l’inaugurazione di una zona decentrata dedicata al commercio: Porta a terra. E via di capannoni, catene commerciali, torri, grandi parcheggi e rotatorie. Al fresco d’estate e al caldo l’inverno, al riparo dalla pioggia e dalle intemperie. Insomma, un posto perfetto per fare shopping o per trascorrere qualche ora in compagnia.
Tutto fantastico e comodo, certo, ma la nascita di Porta a Terra ha contribuito di fatto a favorire il decentramento, spostando anche l’ultimo baluardo del centro cittadino: i negozi appunto. Non che non ci siano più (anche se si notano sempre di più le serrande abbassate), ma sono meno appetibili e sembra, a volte, meno a portata di mano.
Quindi, direte voi, adesso quali sono le alternative? Certo, non è facile immaginare una città senza centri commerciali. E non si può nemmeno dimenticare che, grazie proprio ai “nuovi” poli decentrati, tanti cittadini livornesi hanno ottenuto dignitosi posti di lavoro. Forse anche più sicuri di quanto non lo fossero i precedenti in centro-città. Però, la mancanza di negozi – e quindi di centro, secondo la logica esposta in precedenza – fa sì che non vi sia una zona a misura d’uomo vicina all’attrazione naturale della città, cioè il mare. Questa zona a misura d’uomo, tra l’altro, non sarebbe a beneficio dei soli nostri concittadini, i quali avrebbero un’offerta ampia di servizi non necessariamente in periferia, ma dovrebbe svolgere il ruolo di “diga”, passateci il termine, del flusso dei turisti che sempre più spesso sbarcano a Livorno ma volano velocemente altrove.
Pensate alle migliaia di persone che ogni anno sbarcano alla Stazione Marittima: da lì al centro-città, che vogliamo identificare come una linea retta parallela al mare (con le varie diramazioni laterali) che parte dalla Piazza antistante al Palazzo comunale e termina in Via Marradi, non esistono, ad esempio, punti di ristoro aperti durante un giorno festivo. Ma, se anche vi fossero, quanti turisti vengono, più o meno volontariamente, convogliati verso il centro e non lasciati invece tra le mani dei tour operator, i quali sicuramente non li porteranno sotto l’ombra dei 4 Mori? E, per dircela con sincerità, la colpa di questa assenza di un collegamento o, per riprendere quanto detto prima, della “diga”, è degli avidi tour operator o più semplicemente di una totale assenza di organizzazione? Quanti hanno pensato, per fare un esempio concreto, di far dedicare una giornata (o anche mezza, visti i chiari di luna) alla visita del Museo Fattori o del Teatro Goldoni, condita magari con una tappa nella zona antistante al Comune, il quartiere Venezia?
Guardando a chi sta meglio, c’è qualcuno di voi che crede che le zone commerciali più lontane dalla Torre di Pisa (attrazione mondiale, è vero) non beneficino, anche indirettamente, del traffico turistico? Perché questo non potrebbe avvenire nel centro della nostra amata città, non particolarmente esteso e raggiungibile in pochi minuti dal punto di approdo delle Crociere o dei traghetti?
Insomma, potremmo dire che le attività commerciali, il loro sviluppo e la loro promozione possono diventare il fil rouge per un rilancio culturale e turistico della città. Ma anche viceversa se vogliamo. Con un flusso turistico giornaliero che resta in città anche solo per mezza giornata, magari attraverso iniziative culturali o percorsi mirati da strutturare con attenzione lungo le tante attrazioni cittadine ( e ce ne sono davvero tante da conoscere ed esplorare), anche il tessuto commerciale cittadino potrebbe ottenere importanti benefici.
Con un rilancio concreto e se vogliamo una rinnovata identità: quella del centro di Livorno.