Chissà cosa penserà in questo periodo la nostra vicina di casa, quella proprio davanti a noi. La “Meloria”, per capirsi. Se ci vede e ci sente qualcosa gli passerà in testa. Si chiederà magari come mai, in una soleggiante domenica di febbraio, una città si sia fermata, con tanto di camionette della polizia in assetto antisommossa, bombe carta, elicotteri, per una partita di calcio. Si domanderà, in ugual misura, come mai ci sia così tanto fermento per le prossime elezioni amministrative. Magari vedrà, da laggiù, qualche persona che febbrilmente parla al telefono e gesticola per capire questa o quella corrente, coalizione, alleanza, accordo.
E si che ne ha vista qualcuna la nostra amica secca.
Dalla famosa battaglia tra genovesi e pisani, al ritrovamento delle quattro teste bronzee di fattura tardo-rinascimentale, tutto avvenuto proprio ai suoi piedi.
Si chiederà come mai quelle quattro opere d’arte siano in un museo a Firenze e non a Livorno. Ci si potrebbe fare una bella mostra. La stessa domanda, magari, se la farà riguardo a Modigliani e Fattori. Passi per le opere del buon Amedeo, ciclicamente in giro per il mondo (tranne che a Livorno!), magari i quadri di Giovanni potremmo farceli prestare per fare una mostra mensile, una volta all’ anno. Da chi? Dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, quella Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino, dalla Pinacoteca di Brera di Milano, dalla Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti a Firenze, dalla Pinacoteca Civica di Forlì o dal Museum of Fine Arts di Boston.
“Magari se ogni tanto ce li prestassero!”, penserà magari la Meloria. “Potremmo fare una bella mostra su Fattori. Un mese all’ anno. Pensa che ganzata: un mese Fattori, un altro mese Modigliani, un altro ancora Mascagni. Poi Effetto Venezia (rifondato del tutto, of course), e i mesi diventano quattro. Vedrei un po’ di turismo in più, e forse i livornesi si lamenterebbero un po’ meno!”.
Un pensiero sulle migliaia di persone che ha visto scendere in questi anni dalle navi da crociere se lo sarà fatto ad esempio. Soprattutto quando li ha visti scappare, a gambe levate, verso Firenze, Pisa o Siena. O girovagare con smarrimento per Via Grande in estate alle due del pomeriggio, in cerca di un bar aperto. Poi, ne sono sicuro, ogni tanto alzerà gli occhi per fissare, stupita, le decine di voli che ogni giorno le passano sulla testa per atterrare al Galilei. E magari si chiederà, come ogni torre che si rispetti, come possa volare in cielo un aggeggio di metallo tanto peso. E come nello stesso tempo tante risorse che si trova davanti da anni e anni non abbiano fatto decollare la città.