Da quando esistono smartphone e Social network i selfie – in italiano “autoritratti fotografici”- sono un must. La vera svolta però è avvenuta la notte degli oscar 2014 in cui Ellen De Generes ha twittato il selfie che è diventato il messaggio più retweettato (oltre 2 milioni di retweet) della storia, spodestando anche Obama che deteneva il primato con 800mila retweet per il suo messaggio in cui annunciava la rielezione.
Dalla notte degli Oscar il selfie è diventato una vera e propria addiction, ha conquistato adolescenti e adulti, ha avuto il suo “estremo” nel “Selfie After sex” ed è arrivato, naturalmente, anche nella comunicazione politica.
Dai politici locali in gara per le amministrative, passando per Martin Schutz nel suo giro per le elezioni europee, fino ad arrivare al “Re” politico dei Social network Barack Obama e il Presidente del Consiglio nostrano Matteo Renzi.
Tutto questo ovviamente non deve stupire. Nell’era in cui la comunicazione politica è social e molto spesso ha l’obiettivo trasmettere l’immagine del politico di turno come una figura vicina alle persone comuni, il Selfie è lo strumento perfetto.
Ecco perchè:
È democratico: chiunque ha uno smartphone può farlo in qualsiasi situazione
È naturale: i selfie sono foto fatte artigialmente e generalmente vengono peggio delle fototessera. Niente photoshop dunque!
È autoironico: nel selfie nessuno si prende sul serio, tutti sorridono o fanno facce strane, trasmette ironia e solarità.
È insomma lo strumento adatto per trasmettere l’immagine di un politico “come uno di noi” e “tra di noi”. Vedere Martin Schulz che utilizza come immagine di copertina un selfie fatto con i giovani socialisti in giro per l’Europa lo rende molto più “persona comune” di quanto qualsiasi campagna grafica con un playoff fantastico possa fare.
Il fatto che non stupisca vedere il Presidente degli Stati Uniti o il Presidente del Consiglio in Italia utilizzare una moda in voga tra i giovani sui Social network per comunicare la loro immagine è un chiaro segnale di quanto con i new media la comunicazione politica sia cambiata. Se l’avesse fatto qualcuno ai tempi della Prima Repubblica probabilmente sarebbe stato espulso dal partito. Ma il bello della comunicazione social, quando è ben fatta, è proprio che abbatte le barriere e apparentemente mostra (in realtà c’è una grande strategia comunicativa dietro) anche il Presidente più importante del mondo nel suo lato naturale e quotidiano. Non si può pensare di usare la pagina Facebook di un politico riempendola di comunicati stampa istituzionali.
È chiaro che il Selfie è una moda e molto probabilmente tra un anno non avremo più le bacheche piene di autoritratti fotografici dei nostri amici. Sicuramente però la Selfiemania in politica è la chiara dimostrazione che nell’era del web 2.0 accanto ai contenuti seri e alle competenze c’è sempre più bisogno di mandare ante un messaggio di autoironia e semplicità.
Per troppi anni la classe dirigente è stata vista come un organismo lontano, irraggiungibile e a volte incomprensibile agli occhi dei cittadini, soprattutto quelli giovani.
È ovvio che non sarà un selfie a colmare la distanza che c’è tra politica e cittadinanza e che a volte il rischio è quello di semplificare troppo il messaggio politico per renderlo comunicativamente più efficace.
È anche vero però che se la foto naturale di un politico in mezzo a 10 ragazzi o il gesto di Matteo Renzi che da Presidente del Consiglio ha creato l’account mail con il suo nome di battesimo (matteo@gov.it) possono servire a dare ai giovani (e non solo) l’idea di istituzioni e partiti meno chiusi in sé stessi e più vicini a loro, lascerei stare le critiche un po’ snob e direi ben venga la politica 2.0!