Tra Christian De Sica, Luca Barbareschi e Peppa Pig…
Ho letto su internet dagli Stati Uniti, qualche giorno fa, la nuova programmazione del teatro Goldoni. La prima dopo l’avvicendamento del direttore generale, dopo il cambio di bandiera dell’amministrazione comunale. Diciamoci una cosa: è poco serio – e poco intelligente – criticare qualcosa per partito preso. E’ anche vero che fare peggio di un palese immobilismo – modello sabbie mobili – vissuto negli ultimi anni nel teatro più importante della città è veramente difficile. Soprattutto per un concetto molto evidenziato negli ultimi mesi (specie nella campagna elettorale) da vari operatori culturali: la mancanza del “fare rete col territorio”, fenomeno che ha portato ad una naturale spaccatura tra l’istituzione teatro e le piccole/medie realtà locali. Ma tant’è, la ruota è girata. Andrà meglio, ho pensato. Cambiare è spesso positivo: un po’ come aprire le finestre per far entrare aria nuova.
Il nuovo presidente, in conferenza stampa, ha messo le mani avanti, dicendo che quasi tutto era programmato e deciso. Il nuovo presidente, per l’appunto.
Già, il nuovo presidente. Che non è poi così nuovo, visto che ha lavorato per anni ed anni al Comitato Estate Livornese (CEL): “ (…) Paolo Demi di Livorno, che con la sua esperienza maturata nel Cel, Comitato estate livornese, che si perde nella notte dei tempi, ovvero fino al 2004 (…) ”. (da La Nazione, cronaca di Lucca, 26/10/2013). Nello stesso articolo (per dovere di cronaca) che parla della selezione a Direttore Generale del Teatro Giglio di Lucca, fatta lo scorso anno, il giornale locale evidenzia anche che “dal 2004 in poi, tra le attività svolte, figura il coordinamento generale di «Effetto Venezia», un’importante rassegna che nella città labronica abbraccia dal melodramma verdiano al torneo di Subbuteo per finire con l’immancabile notte bianca”. Insomma, non siamo certo davanti ad un personaggio che non ha avuto possibilità di esprimersi, a livello culturale, nelle precedenti amministrazioni.
Ma entriamo nel dettaglio del cartellone.
Per quanto riguarda la danza, mi duole constatare che siamo veramente anni luce lontani da un’offerta che possa coprire minimamente un’arte che davvero ha molto da dire e da insegnare. Questo è un male un po’ nazionale, permettetemi di dirlo. Certo, qui in Italia con ci sono accademie di danza contemporanea (o acrobatica) come a Londra o Parigi. Ma qualcosa c’è. Certo che il solito balletto in cartellone (troppo spesso Giselle o Il lago dei cigni) non credo possano stimolare la conoscenza e l’interesse di un settore che invece vanta un movimento accademico da prendere più in considerazione.
Passiamo alla lirica. Ci troviamo quindi due opere, non certo da “botteghino” , ovvero quei titoli che richiamano sempre, da Cavalleria Rusticana Madama Butterfly o La Traviata. L’unico titolo che si allinea a questi standard è “Il barbiere di Siviglia” di Rossini. Peccato però che, stranamente, non ci sia menzione del cast artistico, del regista e del direttore. Un po’ come andare al cinema a vedere un film senza sapere quali attori lo interpreteranno. Un’operetta (anche qui ignoriamo interpretata da chi), la vedova allegra, Il Barbiere di Siviglia, appunto, e La Rondine di G. Puccini in coproduzione con Lucca e Pisa. Operazione importante che va avanti da anni per abbattere costi e creare sinergie importanti. Ma non solo di coproduzioni vive la lirica di provincia (mi si passi il termine, per niente sminuente ma riferito a realtà molto grandi come Torino, Milano e Venezia ad esempio). Sempre pensando a quanto ha detto il presidente (a tempo molto determinato) Demi, vedremo cosa accadrà nella prossima stagione. La fase di transizione non è certo cosa facile.
Passiamo ai concerti: mi fa un certo effetto vedere un talento internazionale (peraltro labronico) come il pianista Gabriele Baldocci confinato in un recital alla Goldonetta e un pianista come Giovanni Allevi nella sala principale. Ma come ha detto ironicamente Elio (delle storie tese) in un concerto fatto insieme a Roberto Prosseda in giugno a Bologna, presentando il pianista, “ecco a voi il famosissimo maestro Prosseda. Famosissimo all’estero, in Italia fanno suonare Allevi”.
Ma le vere chicche arrivano dalla prosa: Christian De Sica e Luca Barbareschi. Certo, oggigiorno non possiamo permetterci il lusso di vedere a teatro Carmelo Bene o Eduardo De Filippo, ma qui veramente siamo al paradosso. E’ vero – se vogliamo dirla tutta – che il livello culturale nazionale sta inevitabilmente scivolando verso il luogo comune delle soubrette che diventano attrici da un giorno all’altro, ma mettere in una sola stagione ben due nomi del genere è decisamente singolare. Divertente (per usare un eufemismo) anche la scelta di rappresentare uno spettacolo su peppa pig per bambini. Con tutto quello che il teatro per bambini ci ha regalato, per tradizione, è quasi un insulto.
Una cosa è chiara: c’è bisogno di un progetto chiaro a livello di direzione artistica. Ci vogliono almeno tre professionisti (al prezzo di uno) che si occupino delle stagioni. In una frase, tre direttori artistici. Uno per la prosa, uno per la danza ed uno per la lirica ed i concerti. Verrà fatto un bando? Speriamo. Tanto con i curriculum mi pare ci sia già una certa dimestichezza…