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Effetto Venezia, che passione!

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Siamo in pieno inverno (almeno per le temperature, lo so che è autunno, amici sapientoni, ma non lo sapete che in provincia le mezze stagioni sono state abolite per colpa della crisi?) e mi ero ripromesso di smetterla di parlare di Effetto Venezia, dell’edizione appena passata e possibilmente anche di quella futura, targata nuovamente Menicagli (sempre Mario ovviamente).

Basta fa freddo, mi son detto (ebbene sì, a volte parlo da solo, colpa della sindrome da abbandono istituzionale), ci si pensa a primavera, quando inizierà il balletto dei fondi e lo spettro dell’impossibilità di fare la manifestazione. Poi invece si dovrà ridurre e alla fine, tipo a inizio luglio, arrivano i soldi tipo lotteria di capodanno e la città va in giubilo…ma questo film l’abbiamo già visto e non c’è fretta di rivederlo ancora.

Iniziava così un mio articolo dell’anno passato, più o meno nello stesso periodo in cui scrivo ora. Rileggendo i miei trascorsi letterali (roba da mezzora massimo, non sono Levi) sono rimasto folgorato dall’attualità della prima parte del mio vecchio post, tanto da riproporlo per vedere se anche in voi avrebbe suscitato la stessa impressione.

A parte il freddo e l’ex direttore artistico Menicagli, che finalmente ha terminato la sua opera quinquennale, mi sembra che la situazione non sia variata molto, anzi.

Nonostante i proclami elettorali, il cambio di colore in giunta e la grande spinta propositiva della nuova amministrazione, l’impressione è che il tempo scorra e dal cappello non stia uscendo nessun coniglio magico…al contrario, la patana (termine marinaresco indicante la calma assoluta delle acque e del vento) sembra perdurare dopo un’estate di dichiarazioni forti, smentite, selfie, passaggi di mano e buoni propositi rimasti ancora tutti sulla carta.

L’unica cosa che sembra assodata è che Effetto Venezia verrà gestito dalla Fondazione Goldoni, che però è ancora in attesa di un direttore artistico, anche se non è ancora certo che ne venga nominato uno in tempi brevi, visto che anche per le nomine della giunta pentastellata c’è voluto parecchio con inevitabili polemiche.

La preoccupazione principale è ovviamente lo scorrere del tempo, che porterebbe inevitabilmente al ripetersi di un brutto film visto e rivisto, che fa sempre meno spettatori. Un film horror ambientato nel rione Venezia con zombie e mostri marini che non fanno nemmeno paura, solo una profonda tristezza.

L’ennesima sagra nazional popolare col cacciucco precotto che registra la presenza solo dello struscio dei livornesi, con un incedere svogliato e poco interessato a ciò che li circonda.

Per un Effetto Venezia che possa risollevarsi e offrire finalmente qualcosa di nuovo e di interessante a tutta la Toscana, occorre iniziare adesso alla produzione dell’evento, per costruire una manifestazione che abbia un’anima e che possa avere gli artisti giusti e non gli avanzi di chi rimane libero a aprile per luglio. Una manifestazione che possa attrarre nuovamente i non livornesi e che torni a essere l’attrattiva per una stupenda città che ha molto da offrire se vista con gli occhi giusti, senza la presunzione di voler gareggiare con le bellezze artistiche di Pisa, Firenze o Siena, ma con la consapevolezza di avere armi affilate per un turismo di genere.

Altrimenti facciamo contenti quei residenti della Venezia sempre scontenti e mettiamo nel dimenticatoio anche Effetto Venezia, tanto la scusa della crisi funziona per tutto, figuriamoci se non può essere usata per eliminare la sagra della cozza mascherata da evento culturale.

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