“Il porto del Pireo è una risorsa per la Grecia e per questo rimarrà in mano pubblica” diceva Tsipras subito dopo la sua elezione.
Ecco, ora caro Alexis mettiti la cravatta che non sei al ballo del liceo (semicit. Michele Rosini) e vai a parlare con quelli che gli statalisti li sanno fare per davvero: vedi COSCO compagnia navale e logistica di proprietà del governo cinese la quale proprio sul porto del Pireo un paio d’idee ce le avrebbe.
COSCO punta ad avere 67% della proprietà dello scalo greco ed anche a fronte delle decine di milioni d’investimenti già effettuati e delle migliaia di persone che ad oggi lavorano grazie a tali investimenti il nuovo presidente greco, con o senza cravatta, sembra aver già ammorbidito le sue posizioni. L’inscalfibile baluardo ideologico ha, in un batter d’occhio, lasciato il campo ad un enorme bagno nella realpolitik.
La compagnia cinese ha interessi enormi nel trasporto merci in Europa, soprattutto nella parte Est dell’Unione nello specifico in quei paesi che si stanno dotando di un sistema infrastrutturale (soprattutto ferroviario) volto alla facilitazione del trasferimento merci tra le grandi economie centroeuropee ed i mercati mediorentali ed asiatici. La COSCO ha in mente, oltre ad un progetto di collegamento tra il Danubio e l’Egeo da 15 miliardi di euro, l’ammodernamento della rete ferroviaria Pireo-Budapest-Vienna-Varsavia per renderla funzionale al trasporto merci. Anche per questo il buon Alexis ha subito aggiustato il tiro sul “suo” porto, e credo che quei simpaticoni di Bruxelles due paroline a riguardo le abbiano spese.
Poi, proprio a voler proprio pensar male date un occhio alla cartina guardate dov’è l’Ucraina, aggiungete il gas all’equazione e ditemi se è soltanto una questione di appartenenza nazionale di Donetsk e dintorni.
Poi, se proprio si è cattivi fino in fondo, guardate in quella cartina dov’è l’Italia… Se a Tsipras sono serviti pochi giorni a capire che è meglio avere un impresa pubblica in meno e qualche milione d’investimenti in più, a noi, se la COSCO riuscirà a dar gambe alle sue idee, rimarranno le briciole del trasporto internazionale.
In barba alla “porta a mare dell’Europa”.