Parliamo di politica, più o meno seriamente.

Dipende dal clima, siamo meteoropatici.

Parliamo di politica, più o meno seriamente.
Dipende dal clima, siamo meteoropatici.

Un secolo di passione, 100 anni di amaranto

Condividi

Facebook
Twitter
Telegram
WhatsApp

Seguo il Livorno dal 1991, avevo solo 16 anni e la squadra era appena stata retrocessa in Eccellenza a causa di uno dei tanti fallimenti che costellano il mondo del calcio.

Non mi ricordo neanche perché decisi di andare allo stadio, non vengo da una famiglia di tifosi e non frequentavo gruppi organizzati. Probabilmente andai allo stadio per il bassissimo prezzo dei biglietti (in Eccellenza col Firenze Ovest o con il Volterra non si poteva certo chiedere un biglietto vero in effetti) o insieme a qualche amico che ci andava ogni tanto.

Rimane il fatto che da quel giorno non ho più smesso di vestire la mia sciarpetta amaranto e andare al solito posto di Curva Nord, denominato Ultimo Scalino, a tifare Livorno.

Decine di trasferte, centinaia di partite, centinaia di giocatori con la maglia amaranto, ma solo pochi di questi hanno lasciato un segno indelebile che ti fa sentire vivo, e chi comprende la mia passione mi può capire. Niente di vitale, so benissimo di cosa stiamo parlando, ma comunque un sentimento bello, forte, vivo. Come in alcuni concerti o davanti a qualche opera artistica.

I festeggiamenti per questo primo secolo di vita del nostro Livorno Calcio si sono svolti a ridosso del 17 febbraio, data ufficiale della nascita dell’Unione Sportiva Livorno nel 1915. Niente di clamoroso sia chiaro, nessun evento da prima pagina, e probabilmente è stato meglio così. La città si è stretta intorno alla propria squadra per 3 giorni di incontri e per una bellissima mostra di foto e cimeli, ben pensata e anche ben allestita (e allora perché non individuare uno spazio allo stadio dove fare questa mostra in modo permanente e renderla accessibile durante gli orari di apertura della struttura? Costo zero e un interesse in più per passare mezzora allo stadio lontano dai giorni delle partite…).

Io sono andato lunedì al Pala Modì, per la presentazione dei 100 giocatori che hanno fatto la storia del Livorno. Una grande emozione vedere tanta gente accorsa di lunedì pomeriggio per salutare la storia calcistica livornese. Dai meravigliosi anni Quaranta in cui il Livorno sfiora addirittura lo scudetto fino ai periodi di crisi degli anni Ottanta, nonostante la vittoria dell’unico titolo in bacheca, la Coppa Italia di Serie C. E poi le bandiere della rinascita fino alla consacrazione del grande Igor Protti, unico e solo simbolo della fede amaranto, un giocatore che è stato più di un condottiero, un figlio di questa città che ha incarnato l’amore e la voglia di riscatto di tutti gli appassionati labronici. E poi Magnozzi, Lessi, Picchi, Vitulano, Lucarelli, Diamanti, tutti grandi nomi che ci hanno resi orgogliosi della nostra città, ma nessuno me ne voglia se li metto un gradino più in basso di Dio Igor…

Belle emozioni e un po’ di amarcord nel vedere tanti sorrisi e tanti cori verso giocatori ormai passati, alcuni invecchiati, che ci hanno fatto ridere e soffrire ogni domenica. E poi mille ricordi (alla fine anche io sono vecchietto, dopo 24 anni di stadio) come la trasferta a Cecina o a Poggibonsi, le rivalità con il Como e il Verona, i mitici derby col Pisa e la Fiorentina, le corse allo stadio per prendere i posti tre ore prima della partita, la grande vittoria col Milan, la coppa Uefa a Barcellona, le finali in 15mila e le partite in quattro gatti sdraiati sui gradoni.

E alla fine l’inno cantato dal grande tenore Marco Voleri che inizia inneggiando “chi non è salta è un pisano”, con tutta l’orchestra del Mascagni alle spalle. Un bellissimo momento di divertimento e dissacrazione, nonostante il momento di crisi, con un pizzico di goliardia e provincialismo che ogni tanto non guasta.

Vi lascio con le parole di Mister Lazzerini dal palco: io non sono tifoso del Milan, dell’Inter o della Juventus. Io sono tifoso solo del LIVORNO.

BALDI E FIERI

Ultimi articoli