Pensavo di averne viste abbastanza nel mondo dell’opera lirica, ma evidentemente al peggio non c’è mai fine. Quando poi l’arte si incrocia indecorosamente con la politica accadono cose strane, talvolta inpensabili, ai confini della realtà. Fatto sta che a Livorno è successa una cosa che difficilmente sarà ripetibile: una consigliera comunale, peraltro cantante lirica, ha deciso di vestire i panni della “critica” ed ha recensito “La Traviata” di G. Verdi andata in scena lo scorso weekend al teatro Goldoni. La recensione è stata ospitata dal quotidiano online Quilivorno.it, che vanta migliaia di visualizzazioni giornaliere.
Appena ho letto la recensione della Consigliera Rossi mi è venuto in mente, inesorabilmente, il buon Emilio Fede d’annata, durante i suoi storici telegiornali a senso unico. Ho fatto fatica a leggere tutto l’articolo, che è una analisi logica dello spettacolo che tende ad esaltare in modo esagerato e grottesco la produzione. Ne sarà felice il nuovissimo direttore generale del teatro. Premetto che non sono riuscito ad assistere alla rappresentazione, motivo per il quale non sono in grado di dare un giudizio sulla qualità della produzione. Ma, anche se lo fossi, non scriverei assolutamente niente. Perchè?
Primo: da quando un cantante lirico scrive un articolo giudicando altri cantanti lirici? Abbiamo già i giudici di xfactor che (elio a parte) non sanno niente di intonazione eppure decidono sulla qualità di una performance vocale, adesso aggiungiamo cantanti lirici che giudicano altri cantanti lirici? Anche no, per favore.
Secondo: una consigliera comunale, ovvero una istituzione politica della città, di maggioranza per giunta, che scrive un articolo elogiando la produzione? Tra le righe è un po’ come dire “come vanno bene le cose in ambito culturale ora che ci siamo noi”! E qui casca l’asino.
Ora, a parte i mielismi di inizio articolo, vado avanti e trovo “Ottime le prestazioni degli altri protagonisti […] coadiuvati da giovani comprimari”. Immagino che per “giovani”, la consigliera Rossi, sottindentesse “sottopagati”. No, perché se uno dei comprimari che conosco bene, baritono, alla soglia di 50 anni, viene considerato giovane, allora capisco tutto. Forse voleva dire, nella sua testa, che avendo percepito un cachet da miseria, gli artisti potessero esser definiti “giovani”. Per la cronaca, negli altri due teatri del circuito toscano (Lucca e Pisa) queste cose non succedono. Non esistono cachet così bassi. Ma tant’è.
Parliamo del lato artistico. Personalmente ho tanti colleghi ed amici in questa produzione. Sono felicissimo che una artista come Silvia Pantani, livornese, sia stata valorizzata a dovere, debuttando un ruolo impegnativo come Violetta. Ma questo è successo anche negli anni precedenti rispetto a questa gestione, col direttore artistico (lo stesso della gestione precedente, ovvero Alberto Paloscia), che nel corso degli anni ha valorizzato risorse locali in modo egregio. Come dire, se prima c’era qualcun altro che si è fatto una ottima cultura operistica in itere, lo stesso avverrà per il direttore attuale, che non mi sembra abbia conoscenze specifiche del mondo melodrammatico. Vogliamo parlare dei talenti livornesi valorizzati dal teatro Goldoni negli anni? Facciamolo velocemente. Il soprano Valentina Boi in questi giorni ha debuttato il ruolo di Mimì al teatro Petruzzelli di Bari, mentre il tenore Stefano La Colla (che qualche anno fa debuttò con successo nel ruolo di Radames proprio a Livorno) sta impazzando nei migliori teatri tedeschi e non solo. Due punte di diamante, insomma.
Concludendo, non credo ci fosse bisogno che una artista nonché consigliera comunale si sforzasse a scrivere una recensione volutamente ed esageratamente positiva per una produzione (quella di Traviata, appunto), che avrà avuto sicuramente la sua dignità artistica. Ma, meno (e i motivi ce li potrebbe spiegare proprio la Rossi) quella professionale, con cachet che sfiorano il ridicolo.