Parliamo di politica, più o meno seriamente.

Dipende dal clima, siamo meteoropatici.

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Dipende dal clima, siamo meteoropatici.

La difficoltà del restare umani

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Metallo rovente di un Kalashnikov, salvarsi è l’unico Dio. Si smembrano carni, famiglie, coppie di una vita, si calpestano persone, gambe, arti sparsi. Le strade si dividono, tanti “dammi la mano” si perdono nel vuoto, la calca urlante stritola. I secondi sono scanditi da pallottole vaganti, non guardare indietro, scegli l’uscita sul retro o il tetto. Silenzio, aspettiamo qui, prega. Preghiamo.

All’indomani della tragedia, dopo la tremenda conta dei morti, dopo le ricerche, dopo le fotografie agghiaccianti, dopo quelle lenzuola troppo sottili per trattenere il sangue, dopo che personalità discutibili invocavano guerra ad oltranza, dopo tutto questo ho pensato: quanti, in quelle ore prima dell’irruzione della polizia, avranno pregato? Quanti avranno rivolto parole al cielo?

Quanti avranno invocato il nome di Dio? Quanti avranno pianto cercando aiuto in Allah? Quanti avranno congiunto le mani cercando Yahweh?

La verità è che siamo tutti diversi dopo quel venerdì 13.. tutti, io per primo.. Siamo più pensierosi, preoccupati, tristi, più ipocriti. Ipocriti perché nessuno sentirebbe questo stesso vuoto dentro di sé per una strage palestinese, siriana.. Nessuno si è indignato quando Assad bombardava la “sua” Damasco bruciando vivi civili, donne, bambini.. Nessuno ha mai pensato a corone di fiori per i curdi e le combattenti peshmerga, emarginate, esiliate in pace ed usate in guerra, sgozzate nel nome di un’illusione, di una nazione mai esistita e che mai esisterà. Con i chilometri, sfregando su tutta quella strada, le lacrime asciugano e diventano fredda notizia.

Da venerdì quello che era un conflitto palese, presente ma non direttamente nostro, diventa oggi una guerra fortemente voluta. Sono spaventato dall’evolversi di una storia già scritta. Schiumanti populismi dimenticano le vite spezzate ed indicano sbrigativamente bombe in nome della pace. Nessuno si ferma a riflettere su cosa avrebbero potuto volere questi ragazzi. Nessuno ragiona a mente fredda.

L’Italia, sotto un condiviso cordoglio francese, è divisa in due. I Social Network sono teatro di emarginazioni intellettuali. Quelli come me sono i perbenisti, garantisti, buonisti ingenui che “non si rendono conto”. Gli altri desiderano un bel bottone rosso da premere, per spazzare via ogni forma islamica dalla faccia della terra.

Vorrei fare una distinzione. Io condanno chi fa politica ed opera sciacallaggio per voti speculando sulla morte, chi vende la propria umanità per “likes” su Facebook.. Non ho pietà per questo misero artifizio di propaganda, ma capisco il dolore della gente comune, dei padri e delle madri che hanno pianto di fronte alla televisione, capisco la volontà di rendere giustizia per ragazze come la nostra Valeria. Capisco chi vorrebbe vendicare subito dei giovani che non meritavano sicuramente di trovare la morte in un concerto..
Ma bombardare a grappolo non significherebbe forse rivivere un errore di un giorno passato?
Dopo il piacere della vendetta ripagata con il sangue del nemico, dopo le bombe, dopo i morti sicuramente civili e militari, cosa rimarrebbe?

Invito tutti voi a riflettere, ed a cercare di farlo dopo un bel respiro profondo. Dopo aver liberato la mente da quest’odio che è sicuramente comprensibile. Vi chiedo di pensare ad un futuro post-bellico.
Come se la guerra contro l’ISIS fosse già stata vinta, come se Raqqa fosse ridotta ad un buco nero fumante morte e la bandiera euro-americana fosse issata al centro. Dopo un sorriso di fierezza dei capi di stato, dopo tante belle parole di pace e dopo (se mai fosse possibile) un accordo con la Russia.. Dopo tutto questo cosa ne sarebbe del fondamentalismo islamico? Credete veramente che eliminando l’uomo si possa eliminare anche l’idea estremista?

Questo è il punto su cui noi tutti dovremmo riflettere.. Il fondamentalismo islamico non è individuo ma coscienza, come possiamo pensare di bombardare un’ideologia religiosa così radicata? Spero che non serva un laureato in scienze politiche, geopolitica o filosofia, per comprendere come la via del martirio sia la loro più grande. Quindi se fino ad oggi un kamikaze sceglieva la morte, per vendicare i bombardamenti USA di Afghanistan e Iraq degli anni 2000, quale potrebbe essere il risultato di una guerra così enorme e così umiliante? Ricordiamo sempre: un bambino morto crea 5 mujaheddin.

La soluzione? Spero che chi siede ai tavoli più alti riesca a trovarla, perché io non vedo un futuro luminoso. Per quanto mi riguarda, credo che sia doveroso rivolgere un pensiero a chi è morto ingiustamente, cercando però di scindere l’odio dalla giustizia.. Come riuscirci? Prendendo esempio di chi lo ha fatto prima di noi..

Vale la pena ricordare una storia..
Qualche anno fa un nostro connazionale, che aveva regalato la propria vita per aiutare gli altri, venne rapito e strangolato da alcuni jihadisti salafiti. Sul terrorismo islamico scriveva: “Ogni tanto qualcuno dovrebbe ricordarsi che Hamas non è un gruppuscolo di terroristi e neanche un partito politico, ma un movimento e in quanto tale non certo neutralizzabile con una pioggia di bombe a grappolo.”

Tempo dopo vennero trovati i suoi assassini.
I genitori, dilaniati dal dolore, misero da parte l’odio, la vendetta, e raccolsero il messaggio lasciato lì dai resti del figlio. Furono contrari alla pena di morte, riconoscendo nell’ergastolo la giusta pena per chi aveva rubato la vita di Vittorio.

Non è facile mettere da parte l’odio, chiunque vorrebbe avere di fronte uno degli attentatori di Parigi per picchiarlo, ancora prima di chiedere spiegazioni.. Ma se anche voi, come me, siete commossi nel ripensare a questo ragazzone, che al posto di vivere scanzonatamente come tutti noi, è morto regalando sorrisi ai bambini di Gaza, ricordatelo con le sue parole.
Il suo ideale rivive ogni volta che siamo capaci di scegliere una giustizia senza sangue.. Si chiamava Vittorio Arrigoni e non avrebbe voluto che lo vendicassimo con una pallottola, ma restando umani..
Italiani, francesi, europei.. Restiamo umani..

Brano consigliato per la lettura: Benjamin Clementine – Condolence

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