Escludendo qualche commentatore naif che vuol proporre analisi astiose, spacciandole per fini trattati socio politici, ma che iniziano e finiscono affrontando soltanto il tema del “nemico Pd”, provo a riaccendere la luce su un elemento inequivocabile, ancora una volta: nell’amministrare un comune, per quanto si sia bravi a comunicare o a “vendere”, alla fine contano solo e soltanto atti e fatti. Il resto interessa agli amanti del gossip.
E’ infatti difficilmente usabile quell’alibi del gioco delle parti che si innesca nei livelli di governo superiori dove le leggi le possono proporre più soggetti, dove nella mirandola di emendamenti o contro emendamenti si arriva ad influenzare il risultato, dove nascono e muoiono maggioranze che durano un solo giorno.
Con la legge che porta a far governare i sindaci è chiaro il bilanciamento dei poteri, soprattutto quando si è in presenza di un monocolore, come nel caso livornese. L’assioma è facilmente dimostrabile dal principio maggioritario che consegna numeri larghi tra le fila del consiglio alle liste che sostengono il sindaco che vince: il 19% dei livornesi ha votato per il M5S ed il 35% per il Pd, ma il Pd ha 7 consiglieri ed il M5S ne ha (aveva) 20 + 1 (il Sindaco) alla luce del risultato del ballottaggio. Questo perchè si privilegia la governabilità e non la rappresentatività, spesso legata alla proporzionalità. Si sottende insomma che il sindaco, una volta eletto, deve avere i voti per governare e quindi viene “tutelato”. Stessa legge che consegna alla figura del sindaco grandi poteri. E come sappiamo ormai tutti: “da grandi poteri derivano grandi responsabilità” 😀
Ciò premesso, senza dare alcun giudizio, ma fotografando il quadro normativo, ritorno all’inizio del post.
“Atti e fatti” vs “il nemico Pd”.
I fatti sono:
un Sindaco si sceglie i collaboratori (la giunta) con i metodi che preferisce e revoca un assessore quando vuole (a suo rischio e pericolo rispetto al quadro politico);
un Sindaco nomina i vertici delle aziende, spesso i membri dei cda o i rappresentanti del comune negli enti che lo prevedono;
un Sindaco è il leader della propria maggioranza, non ne è soltanto il portavoce, perchè è lui ad essere votato dai cittadini direttamente;
un Sindaco controlla e guida la macchina amministrativa (sposta i dirigenti, nomina figure dirigenziali ad hoc, alloca le risorse agli uffici tramite il bilancio etc), coadiuvato oltretutto da figure tecniche che si sceglie. Il Segretario generale tra i soggetti inseriti in un albo e l’eventuale ma non obbligatoria figura del direttore generale scelto direttamente (a Livorno attualmente ci sono entrambe);
un Sindaco può comunicare alla cittadinanza quando e come vuole: chiedendo la convocazione dei Consigli Comunali, facendo conferenze stampa, inviando lettere o comunicazioni ad associazioni o organizzazioni varie;
un Sindaco è tutelato durante i consigli comunali potendo intervenire come e quando vuole, facendo anche comunicazioni che non ha l’obbligo di annunciare neanche la sera prima;
un Sindaco agisce tramite delibere e decisioni di giunta che sono lo strumento vero con il quale si governa un comune, perchè diciamocelo, gli atti di indirizzo del Consiglio spesso restano lettera morta, così come le interrogazioni o le interpellanze. O meglio, restano lettera morta se il Sindaco o la giunta, scelgono di renderle lettera morta.
Insomma, è possibile continuare a leggere che le colpe sono di tizio o di caio in risposta alla domanda, lecita, di come viene amministrato oggi il comune? Possibile che il gioco, di fronte ad un potere così forte di un sindaco, sia ancora quello di scaricare le colpe sugli altri? Potrei capire che si scaricassero in casa propria, sulla propria maggioranza o sul proprio partito, che spesso intervengono a limitare l’operato e l’autonomia di un primo cittadino. Ma che la colpa ricada sempre sull’opposizione che in alcuni casi non aiuta ed in altri è troppo opposizione, non regge.
La responsabilità è soltanto di chi guida, da solo, questa città. In 18 mesi la maggioranza è passata da 21 a 17 consiglieri, c’è stata una sequela di dimissioni o licenziamenti senza precedenti che ha riguardato uomini e donne nominati dall’amministrazione stessa. La favola dell’autosufficienza politica è terminata con un’intervista da “Prima Repubblica” con il quale il Sindaco tenta la carta dell’apertura a chiunque lo voglia aiutare dimenticandosi nell’ordine che: è stato eletto con il voto di tantissime altre forze politiche cittadine e che quindi la fase dell’allargamento c’è già stata e che ha avuto oltre un anno per affinarla, che non bastano i proclami ma servono appunto i fatti e le proposte concrete, che nello stesso giorno dell’intervista, ma di pomeriggio, in Consiglio ha riproposto lo schema dell’auto referenzialità non riuscendo nemmeno ad eleggere in Presidente del Consiglio. E’ finito anche il mito dei curriculum, dell’uno vale uno, del rispetto del programma. Curriculum che alla prova dei fatti hanno sempre fallito e sono stati ripetutamente sostituiti, lasciando ormai chiaro a tutti che di paravento si trattava. Le scelte avvenivano infatti in altre maniere.
Questa volta la chiamata a raccolta contro il nemico, sia esso il Pd o la Lega o gli Unni non attacca. Perchè a governare non c’è il Pd, la Lega e nemmeno gli Unni. Il potere, che tanto veniva disprezzato, è tutto nelle mani del Movimento 5 Stelle.