Come ebbe a dire il maestro Orson Welles “Le promesse sono molto più divertenti delle spiegazioni” ed in politica, si sa, queste parole trovano applicazione quasi letterale.
Resta il fatto che, divertimento o no, raccontare alcune cose di Livorno serve almeno per farsi un’idea sui rischi di un voto che sia in larga parte contro qualcosa o qualcuno e dei problemi in cui si incorre ad alimentare l’idea che chiunque possa svolgere un ruolo istituzionale, prescindendo da alcune competenze specifiche o da una cultura amministrativa. E’ bene ricordare che si stanno per votare dei sindaci, non le personalità più utili per difendere o attaccare il governo.
Che a Livorno la stagione del “gentismo” al potere potesse strabordare verso un folklore tutt’altro che adatto per un rappresentante delle istituzioni, qualcuno lo aveva capito già a pochi giorni dalla vittoria elettorale, ma veniva tacciato di bigottismo. “Non conta come ci si presenta, conta quel che si fa”. Questa l’obiezione principale. Beh, se all’inizio questa risposta poteva sembrare adeguata, non a tutti piacque assistere ad una conferenza stampa di presentazione di due nuovi assessori (uno poi clamorosamente sfiduciato poche ore dopo dal Meet Up) condotta con un “cowboy” al fianco. Niente di programmato, semplicemente un personaggio conosciuto in diverse zone della città per il suo abbigliamento pittoresco decise di sedersi accanto al sindaco e a nessuno venne in mente di allontanarlo. Che noia la solennità.
Così come poi a pochi è sembrato strano che l’assessore al bilancio girasse davanti alla stampa e alle tv con una maglietta contenente un messaggio per la collettività: “vi defeco sul petto”. Scritto non in aulico, come lo riporto io, ma in livornese stretto.
Forse qualcuno ha cominciato ad accorgersi che il senso delle istituzioni ed il rispetto verso il ruolo ricoperto iniziava a scricchiolare quando il Sindaco si è presentato di fronte ad investitori internazionali, esponenti del mondo portuale, banche, sindacati ed enti vari, per demolire il progetto di sviluppo del porto di Livorno che in quell’occasione veniva presentato. Si, avete capito bene. Un sindaco che davanti ad una platea che dovrebbe investire nella sua città, si presenta per denigrare il progetto che lui stesso in Consiglio Comunale ha votato. “Conta quel che si fa”, giusto?
Negli ultimi mesi invece iniziano a preoccuparsi in molti. Dato che per il nostro sindaco è diventato normale dichiarare che ricevere un avviso di garanzia equivale ad appuntarsi una medaglia sul petto e che per l’assessore al bilancio è normale lasciarsi sfuggire una frase ai microfoni del Consiglio comunale con la quale, dimostrando la sua insofferenza verso i lavoratori preoccupati per il posto di lavoro, apostrofa tutti come “stronzi” dei quali a lui non “importa un *****”. Insomma, alla lunga, diventare sindaco per caso o saperlo fare davvero, risulta importante. Superata la fase dell’enfasi comunicativa di una campagna elettorale, un ente va amministrato davvero…
Tornando rapidamente al rapporto tra promesse e spiegazioni e al “conta quel che si fa”, rilancio con alcune pillole.
Dalla promessa delle giunte in streaming alla prassi degli atti improvvisati. Uno su tutti? Il famoso Concordato preventivo su Aamps nato poche ore dopo aver annunciato tutta un’altra decisione.
Dalla promessa della selezione della giunta e dei vertici delle aziende tramite curriculum, alla comparsa di amici ed attivisti del Movimento da tutte le parti.
Dalla promessa della riduzione dei costi della politica, ai rimborsi casa-lavoro pagati profumatamente alla giunta, in aggiunta all’indennità di carica. In più qualche nomina di consulenti, portavoce e addetti stampa.
Dalla promessa del reddito di cittadinanza a quello che nei fatti è un sussidio di disoccupazione. No, a Livorno non c’è il reddito di cittadinanza. C’è un assegno per 100 persone su 160mila abitanti e per soli 6 mesi.
Dalla promessa dello spegnimento dell’inceneritore, al suo utilizzo continuo che genera anche importanti entrate per l’azienda municipale dei rifiuti.
Tutto ciò con un gruppo consiliare che in un solo anno e mezzo è passato da 21 a 17 consiglieri, oltre alle dimissioni di un assessore, del presidente del Consiglio Comunale, oltre agli attacchi ricevuti da due dei presidenti del Cda di Aamps nominati e revocati da Nogarin, oltre alle dimissioni di alcune figure importanti nelle aziende cittadine e appartenenti al movimento…
Per cui, in conclusione, la lezione livornese è molto più semplice di quel che sembra. Esprimere soltanto un voto contro, si paga. “Bisogna saper scegliere in tempo, non arrivarci per contrarietà”. Grazie Guccini