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Rio 2016. La bellezza dello sport, tinto d’amaranto

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La cerimonia inaugurale è finita e l’ultimo tedoforo ha appena acceso il braciere olimpico che arderà a Rio per tutta la durata dei giochi. Voglio fare una cosa inusuale di questi tempi, ed evitare di parlare di cose che non conosco a sufficienza per non ripetere l’atteggiamento di certi politici o di quasi tutti quelli che frequentano con piglio deciso i social. Non voglio parlare della situazione socio-economica del Brasile che vive questa rassegna olimpica, non voglio parlare dei vari scandali doping e della salute dello sport in generale. Vi invito ad approfondire questi argomenti, ma non lo farete leggendo questo articolo.

Io voglio fare un elogio allo sport, quello che vive nei volti straripanti di gioia di atleti e tecnici durante la sfilata delle delegazioni olimpiche nazionali. Spesso viene da minimizzare la potenza e l’importanza dell’attività sportiva. Che prima ancora è attività fisica, dunque attività che ci regala longevità, benessere (traducibile anche come “maggior salute” e dunque minor ricorso alle prestazioni sanitarie e quindi minor spesa economica sanitaria). Ma lo sport riesce ad elevarsi rispetto all’attività fisica, perchè lo sport impone che ci sia una prestazione. E’ proprio li la bellezza dello sport, l’essere obbligati a produrre una prestazione. Pare scontato ma produrre una prestazione richiede, a qualsiasi livello, un impegno fatto di volontà e allenamento. La cosa più disarmante della prestazione è la sua onestà: perchè quei secondi, metri, centri, punti segnati o chili sono maledettamente oggettivi. C’è poca da dire: sono li e scorrono uguali per tutti e definiscono nella solita maniera la prestazione di tutti.

L’onestà della prestazione sta nel fatto che, quando sei in campo, non puoi barare: in ogni centimetro ci sono chili di sudore, in ogni centesimo di secondo ci sono ore ed ore di allenamento, in ogni punto segnato ci sono mille e mille prove di intesa con il compagno. Tranne nei rari casi in cui un atleta è dotato di qualità particolari, se non ti prepari a dovere non arriva la prestazione. E comunque spesso il talento è solo un gradino in più dal quale partire per scalare la rampa che porta alla vittoria. Eh già perchè le prestazioni si confrontano con quelle di altri atleti: il confronto, attività desueta nella nostra società dove ha lasciato pericolosamente il passo al pregiudizio, alla rabbia, alla preclusione ed al sospetto, è passaggio obbligato nello sport. E chi esprime la prestazione migliore, vince. Ora, chi pensa che la vittoria sia una pietra tombale su tutta questa storia fatta di sudore e sacrificio, è un povero illuso e non è mai stato un atleta: la vittoria è la cosa più bella e più effimera dell’intero universo. Perchè, statene pur certi, l’attimo successivo a quello dove un qualche giudice o cerimoniere vi avrà alzato il braccio più in alto di tutti gli altri a segnalare a tutti la vostra supremazia, sarà l’attimo nel quale chi è arrivato dopo di voi, chi non ha potuto partecipare, chi ha avuto sfortuna, chi era infortunato e chi sta guardando da lontano le vostre gesta con ammirazione inizieranno a pensare a come fare per raggiungervi la in cima al mondo.

Lo sport è sacrificio, dolore, gioia, fortuna e sfortuna, imprgno, fiducia: lo sport è una riproduzione in piccolo della vita. Se volete un consiglio, non posso dirvi altro che provare o riprendere a partecipare ad una qualsiasi competizione sportiva: non importa a quale livello lo fate e non fatevi spaventare dallo sforzo fisico perchè ci sono maratone per gli infartuati e competizioni per ultracentenari. Quello che importa saranno soltanto le sensazioni che proverete.

Ed è con questo che la redazione di #fuoricomeva fa il più grande “in bocca al lupo” possibile a tutti gli atleti che partecipano a Rio2016, e ancora più grosso agli atleti livornesi che fanno della nostra città la terza dopo Roma e Napoli ad aver dato i natali agli azzurri: Andrea Baldini, Aldo Montano, Irene Vecchi (scherma), Francesco Marrai (vela), Martina De Memme, Gabriele Detti, Sara Franceschi, Federico Turrini, Chiara Masini Lucetti (nuoto), Luca Agamennoni (canottaggio) e i tecnici Vittoriano Romanacci (pugilato), Nicola Zanotti (scherma), Stefano Franceschi e Stefano Morini (nuoto).

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