1) Sara Spolverini è un’artigiana livornese di 28 anni, per la precisione orafa. Sara, racconta un po’ di te ai lettori di Fuoricomeva, quali sono le motivazioni che ti hanno portato a realizzare gioielli personalizzati su misura?
Dopo il diploma al Liceo Artistico ho deciso di iscrivermi al corso di Progettazione della Moda, dell’Università di Architettura di Firenze, curriculum Oreficeria. Non c’è un motivo preciso, ce ne sono tanti. Penso che il nostro aspetto sia strettamente correlato a chi siamo, in altre parole credo che attraverso quello che indossiamo sia possibile esprimere la nostra personalità. Per questo realizzo “pezzi unici personalizzati su richiesta e su misura”. I miei gioielli nascono come dei racconti: raccontano la storia e le emozioni delle persone per le quali sono stati creati.
2) Cosa è per te un gioiello?
Un gioiello è qualcosa in cui vediamo riflesso un aspetto del nostro carattere, è un è un estensione della nostra anima, della nostra personalità. La cosa più bella di un gioiello, rispetto ad altre forme creative ed espressive, è che può essere indossato e vissuto quotidianamente. In fase di progetto le mie attenzioni sono rivolte a molteplici aspetti tecnici e pratici: la portabilità, l’ergonomia, la gestibilità dell’ingombro e del peso. Credo sia di fondamentale importanza realizzare dei gioielli facili da portare, un gioiello è tale se può essere indossato con naturalezza, altrimenti è una scultura. Il gioiello è come un abito di sartoria deve essere costruito intorno alla persona che lo indosserà, pensando alla sue caratteristiche fisiche e psicologiche, modellato in base alle sue forme e all’utilizzo che dovrà farne. Infine credo che un gioiello debba essere bello per definizione. E per quanto riguarda i gioielli il concetto di bello può essere riassunto in queste parole: armonia, fruibilità ed emozione.
3) Che differenza c’è tra i pezzi unici personalizzati su richiesta e quelli in serie limitata?
Tutti i gioielli da me realizzati sono pezzi unici perché vengono realizzati a mano uno alla volta. I pezzi unici personalizzati e su richiesta esprimono la personalità, i pensieri e i sentimenti di chi li ha richiesti. Le persone che vengono da me cercano qualcosa di unico. Io realizzo un gioiello speciale ed esclusivo che rispecchia la loro unicità. I pezzi unici in serie limitata, invece, sono il mio racconto, la mia storia.
4) Usi una tecnica in particolare? Perché la prediligi alle altre? Ce ne sono altre alle quali vorresti avvicinarti?
La tecnica che utilizzo per fare i gioielli è quella della fusione a cera persa. Mi piace e mi viene naturale. Non sono io che l’ho scelta, ci siamo incontrate ed è stato amore, da allora non ho utilizzato altro. Quando creo, quando levigo e modello la cera mi estraneo completamente da tutto e alla fine se dovessi dire come ho fatto e se dovessi rifarlo uguale non riuscirei. Ogni progetto è diverso, vivo il mio lavoro come una continua scoperta.
5) A quali delle tue opere sei particolarmente legata?
Ce ne sono tante. Il primo anello che ho fatto, la collezione fatta per la tesi di laurea, il primo gioiello personalizzato su richiesta.
6) Pensi di essere attratta da altre forme artistiche oltre all’arte orafa?
Il disegno sicuramente, e la pittura. Ma non sono gli unici miei interessi, credo molto nell’attività fisica e nello sport. Per creare servono lo stesso impegno e la stessa dedizione che mette un campione per vincere una gara. Se è vero che creativi e campioni si nasce, io non credo che esistano artisti e campioni senza tanto studio e allenamento. Ciò che muove l’artista a fare sempre del suo meglio è la stessa competitività che spinge un atleta a superare se stesso. Il continuo mettersi in gioco, l’affrontare sempre nuove sfide, andare oltre i propri limiti è ciò che accomuna l’Arte e lo sport.
7) Durante il percorso universitario hai avuto modo di studiare gli artisti più disparati, anche in campi che possono sembrare molto lontani da quello nel quale attualmente lavori. A quali di questi ti ispiri?
In realtà non mi ispiro a qualcuno in particolare, per me creare vuol dire comunicare qualcosa, per un animo sensibile gli spunti creativi sono ovunque e in ogni ambito. Detto questo ci sono due aspetti da non sottovalutare. Il primo riguarda la continua ricerca, ovvero: leggo moltissimo. Periodicamente vado a “fare la spesa”, come dico io, in libreria e cerco libri sui temi più disparati, non solo libri che riguardano l’arte, vado alla ricerca di storie e di pensieri, le biografie dei miei personaggi preferiti sono sempre sulla mia scrivania pieni di segnalibri e appunti. In secondo luogo penso che l’ispirazione sia dentro di noi. La creazione richiede una predisposizione d’animo. Un artista è come un atleta: quando è in forma non ce n’è per nessuno, viceversa se non è giornata non otterrà nessun risultato.
8) Viterbese di nascita ma livornese da una vita. Come vedi la tua città? Quali caratteristiche della popolazione livornese senti tue e da quali invece rifuggi?
Sono livornese nel cuore e nella passione che mettiamo in quello che ci piace e in cui crediamo. Livorno è bella così. Chi vuole il suo posto lo trova e questa città non rimanda indietro nessuno. Quello in cui non sono livornese consiste nella differenza che c’è tra “al mare” e “sul mare”. Ecco per me vince “sul mare” 10 a 0.
9) In cosa secondo te, anche al di fuori del tuo campo, dovrebbe migliorare la nostra città?
Penso che ogni Città debba migliorarsi continuamente, come ogni persona deve migliorare se stessa. Ogni cittadino può portare cambiamento e miglioramento in ogni piccolo atteggiamento quotidiano, è grazie al miglioramento dei cittadini che la città cambia. Se ognuno di noi si occupasse di fare meglio ogni giorno anche la città sarebbe ogni giorno migliore. Tutti possiamo fare meglio tutti i giorni: fare meglio il nostro lavoro, fare meglio i genitori, fare meglio gli insegnanti, essere educati con il prossimo e prendersi cura ognuno per quello che può della natura e delle cose.
10) Alla scorsa edizione di “Effetto Venezia” hai presentato una collezione dedicata alla città, prendendo spunto dalle Terme del Corallo. Cosa rappresenta per te quel luogo e cosa hai cercato di trasmettere attraverso le tue creazioni?
Con il mio lavoro dedicato alle Terme del Corallo ho voluto esprimere il mio supporto per il restauro di questo gioiello dell’architettura (le Terme, infatti, sono attualmente oggetto di una iniziativa sulla rigenerazione dei Beni Comuni coordinata da RESET Livorno e Terme del Corallo ONLUS), ma anche realizzare una collezione di gioielli che siano un augurio di floridità e rinascita per tutta la Città. Questa collezione è invito ad amare e rispettare di più i luoghi a cui apparteniamo e che nel contempo appartengono a tutti noi.
11) I prossimi appuntamenti che ti vedono coinvolta saranno “Nozze in Fortezza” a fine settembre, in Fortezza Vecchia a Livorno, e una mostra personale che condividerai con un’altra orafa a San Gimignano a Dicembre. Cosa ti aspetti da questi due appuntamenti?
Da “Nozze in Fortezza” la possibilità di lavorare sul tema dell’Amore e sui valori del matrimonio e della famiglia in cui io credo moltissimo. A questo proposito sto lavorando ad una nuova collezione che ho intenzione di presentare proprio per l’occasione. Da San Gimignano di confrontarmi con una città nuova e diversa, nuovi spunti creativi. Non ho pensieri particolari a riguardo solo lasciarmi trasportare da questa città in un viaggio in dietro nel tempo.
Per conoscere il lavoro di Sara potete cliccare sui seguenti link. www.saraspolverini.com e www.facebook.com/saraspolverinipezziunici