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Noi a Livorno facciamo così

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E’ di una settimana fa l’iniziativa alla quale ho partecipato dal titolo “Noi a Livorno facciamo così“, ovvia licenza poetica dell’incipit del famoso discorso di Pericle agli ateniesi, e dal sottotitolo intrigante: “pensieri e parole nel campo della sinistra“. A confrontarsi nel Circolo del PD alla Rosa c’erano un blogger, Giulio Profeta di Uni Info News, ed altre tre personalità molto riconoscibili ed in opposizione della giunta pentastellata: Paolo Bruciati di Buongiorno Livorno, Alessio Ciampini del Partito Democratico, Andrea Raspanti di Futuro.

Hanno partecipato al dibattito quasi 200 persone, la cui presenza restituiva un colpo d’occhio purtroppo insolito: gremita sia la calda saletta che il piazzalino antistante.

E mentre il dibattito si sviluppava ed i relatori venivano incalzati dal moderatore, fuori dalla saletta si scambiavano opinioni e si creavano piccoli capannelli: “bello dè, siamo tutti di sinistra oggi” diceva qualcuno. “La Lega non deve vincere” diceva qualcun altro. Però alcuni passaggi sono riusciti a zittire tutti: quando Raspanti ha detto che il 2014 debba essere affrontato con un giudizio che sia storicizzato e che sentimenti “umani” come rimorso o pentimento non possono essere utilizzati come categorie di analisi politica. Oppure quando ha chiesto di riflettere sul fatto che l’elettorato possa percepire come una minaccia per il proprio portafoglio un immigrato ma non la FlatTax.

Oppure quando Bruciati ha sottolineato come l’esperienza di BL sia nata come campo di elaborazione politica e culturale per la città, cosa fatta negli anni, e che l’obbiettivo sia poi diventato non un’azione di testimonianza ma di governo (buono) della città. E quando, incontrando la voce di Ciampini, si è dibattuto intorno al reddito di cittadinanza, nelle sue versioni europee e legate alle social democrazie e non sotto forma di spot elettorale o formulazione livornese.

E quando Ciampini ha chiarito come il PD non possa fare a meno di emanciparsi rispetto alle dinamiche prettamente interne e quanto sia indispensabile, al fine di ricostruire tutto il campo della sinistra livornese, un confronto vero senza partire dall’interesse di partito ma anche senza remore da fare con tutte quelle forze che condividono il solito campo di sinistra. Perchè serve un campo nuovo di confronto in cui ognuno porti la sua esperienza senza abbandonarla, con la consapevolezza che rendite di posizione non esistono più e non è così impossibile che anche a Livorno vinca un sindaco del centro destra alle prossime elezioni.

E più che il tempo passava e più che pareva chiara una cosa: quelle tre persone al tavolo non erano li in quel momento perchè opposizione istituzionale. Non erano li perchè volevano parlare di sinistra dal punto di vista storico. Non erano li per spingere i loro movimenti/partiti a firmare un accordicchio tra i loro capi come qualche realtà locale spera di riproporre: quei ragazzi, che rappresentano dei mondi all’interno dei loro movimenti ma che riescono anche a travalicare quei contesti, hanno capito che non basta unirsi per mettere un argine alle destre populiste ed al declino della Città. Hanno capito che bisogna costruire qualcosa di terribilmente concreto, condividendo con la Città la visione di come ci si potrà spostare al suo interno, l’idea di dove andare lavorare e quale mansione svolgere e l’idea di dove abitare. Insomma, c’è bisogno di un municipalismo nuovo, fatto di una classe dirigente quanto più possibile scevra da logiche nazionali e da personalismi che non fanno il bene del territorio negli anni. Un municipalismo che migliori la coesione sociale, che garantisca i diritti civili, ma che non si esaurisca in questa dimensione della sinistra: lavoro, sviluppo, salvaguardia del territorio ed una prospettiva per il futuro che vengano fuori da un confronto serio e non dal riassunto di compitini già triti e ritriti.

Quella serata è stata un primo passo in questa direzione: nessun può giurare che questo percorso si sviluppi davvero perchè gli ostacoli sono tanti tra dubbi (anche legittimi) e sabotatori che si sono cuciti addosso una diversa aspettativa. Però il messaggio è passato.

Se all’inizio qualcuno ad inizio serata mi ha chiesto “Ma chi si candida Sindaco?”, alla fine ci siamo solo detti “Oh, è stato veramente bello. Rivediamoci presto”.

Al più presto.

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