La necessità di un recupero del passato
La città di Livorno sta discutendo e preparando il nuovo Piano Operativo. E’ l’occasione per immaginare il futuro della città e avere diverse visioni di quel che sarà. L’avvocato Ruggero Morelli ha raccolto alcuni pensieri di concittadini appassionati e ce li ha inviati. Li racconteremo in questa rubrica, episodio dopo episodio. Ecco il terzo
C’è un rapporto, tra i tanti, di cui si è parlato poco, molto poco in città, nonostante che tra i patrocinanti ci siano, oggi come in passato, le amministrazioni comunali di Livorno, Collesalvetti e persino Capraia. È quello intitolato “Profilo di salute della zona livornese” (ultima edizione utile 2020, il 2021 immagino che sia ora in ultimazione) redatto tra gli altri dagli esperti di demografia sociale e management sanitario della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa.
I contenuti del documento sarebbero, da soli, un’ottima base di conoscenza per una programmazione politica saldamente ancorata alla realtà per costruire pianificazioni di governo che non indulgano alle sole suggestioni di prospettiva. Strumento spesso abusato per rinviare sine die decisioni e interventi imposti da situazioni in alcuni casi già emergenziali.
Da quel rapporto emergono sostanzialmente tre elementi chiave:
1) la città invecchia, è in costante calo demografico, tanto che il 55% della popolazione ormai ha superato i 65 anni di età. E, di conseguenza, cresce la domanda di servizi e strutture sanitarie di primo livello (case della salute) che non potrà e, soprattutto non dovrà, scaricarsi sull’erigendo nuovo ospedale come avvenuto di fatto fino a oggi per evidenti e gravissime responsabilità di chi ha amministrato la sanità pubblica sul territorio;
2) le fasce anagrafiche dell’adolescenza e preadolescenza, già alle prese con la più diffusa condizione di disagio generazionale, a Livorno più che altrove scontano le altrettanto evidenti e gravissime responsabilità dei decisori pubblici in materia di edilizia scolastica con effetti che incidono sulla stessa affermazione costituzionale del diritto allo studio; 3) le fasce economicamente più fragili della popolazione continuano a essere le prime a pagare il prezzo più alto di una crisi abitativa che sconta anch’essa la peculiarità di politiche specifiche, partite da un patrimonio importante, ma che negli ultimi anni appaiono in costante ritardo nel rapporto tra domanda e offerta di edilizia sociale.
A questa fotografia della realtà offerta dal rapporto, che indica le emergenze da affrontare subito, si aggiungono poi gli elementi di ulteriore preoccupazione che investono le linee future di sviluppo economico-sociale della città. Da coniugare con due aspetti fondamentali capaci di definire una visione:
A) Recuperare il passato per costruire il futuro nell’indispensabile rammendo di una storia che può e deve restituire un ruolo di centralità a Livorno, trainato dalla vocazione portuale, oggi alla vigilia del tanto atteso rilancio con la realizzazione della Darsena Europa e di tutto quel che ne consegue in investimenti infrastrutturali sul territorio.
B) Sostenibilità ambientale, imposta non solo da direttive europee che legano a questo obiettivo la stessa erogazione dei finanziamenti necessari alla realizzazione dei progetti, ma anche e soprattutto dalla consapevolezza che le obiettive condizioni di favore di cui gode Livorno per privilegio territoriale, diventeranno sempre di più il valore aggiunto della città nel mercato futuro delle opportunità. D’impresa, di lavoro, delle professioni, di studio e ricerca. E semplicemente di residenza in un modello del “buon vivere” sempre più richiesto, come dimostrano anche recenti notizie di importanti investimenti immobiliari lanciati da fondi esteri.
Tutto ciò premesso, in estrema sintesi, gli obiettivi di azione immediata ai fini anche delle previsioni urbanistiche del piano strutturale potrebbero essere così elencati:
1) Censimento condiviso dell’intero patrimonio edilizio di pubblica proprietà (Regione, Provincia, Comune, Asl, ma anche enti periferici dello Stato) con l’obiettivo esplicito di un recupero funzionale di tutto ciò che ha ancora le potenzialità di utilizzo per una o più delle emergenze sopra elencate. L’operazione, oltre all’evidente risarcimento del danno da vergognoso degrado alimentato per decenni dalla pubblica incuria, avrebbe anche il merito di innescare altre direttrici innovative di sviluppo. Prima tra tutte il coinvolgimento delle imprese di settore locali nella realizzazione di piani di project-financing attraverso le forme della concessione manutentiva pluriennale degli edifici recuperati. Con il duplice obiettivo, oltre a quello primario del recupero, del consumo zero di territorio e della creazione di nuova offerta occupazionale. Magari in opportuno collegamento con le esperienze già avviate di sinergia tra la formazione scolastica e le rappresentanze imprenditoriali del territorio.
2) Definizione di un progetto, vero, organico e funzionale, di collaborazione politica-istituzionale con Pisa, le sue rappresentanze associative, pubbliche e private. E, in particolare con il Polo Universitario (Statale, Normale, Sant’Anna) per la realizzazione di Centri di ricerca in grado di poter contare realmente su sedi certe e solo in modestissima parte già collaudate sul territorio comunale. Penso alla vaghezza tuttora tale della Dogana d’Acqua, alle alterne vicende di Villa Letizia e dello Scoglio della Regina. Ma anche a un progetto ex-novo che, alle condizioni descritte nel punto 1, potrebbe investire in tutto o in parte il complesso delle Ville di Monterotondo con prospettive di utilizzo anche residenziale per ospitare giovani ricercatori di provenienza internazionale.
3) Creazione, anche in continuità logica e funzionale con il punto 2, di condizioni di mercato favorevoli agli investimenti di imprese innovative nelle aree industriali a est della città. Obiettivo ripetutamente auspicato dalle rappresentanze imprenditoriali e recentemente reso ancor più concreto dall’inserimento di quelle aree nelle previsioni di legislazione fiscale più competitiva.
4) Riequilibrio dell’offerta commerciale con infrastrutture di servizio (parcheggi sotterranei in primis) e di trasporto funzionali alla restituzione di un ruolo strategico al centro cittadino e all’area mercatale, pesantemente danneggiati negli ultimi trent’anni da politiche di evidente vantaggio a favore della grande distribuzione. E che nessun restyling architettonico, per quanto ben concepito, potrà mai recuperare senza adeguati supporti alla restituzione di almeno pari opportunità nell’offerta di mercato.
5) Individuazione di obiettivi strategici precisi nella costruzione di un’identità turistica ancora tutta da inventare come asset economico strutturato oltre la spontaneità di singole iniziative imprenditoriali. Terreno largamente inesplorato e aperto quindi a tante ipotesi di lavoro. Mi limito alla più evidente di tutte: il “Polo del Mare”, con l’indispensabile armonizzazione in una filiera coerente di Acquario, Scoglio della Regina, Parco della Meloria. Preceduta dal definito riassetto delle baracchine e della più generale organizzazione di accoglienza, parcheggi in primis, del primo lungomare del viale Italia esteso alla rivisitazione funzionale di spazi preziosissimi come i depositi ex Atl di Via Meyer.
Di seguito gli episodi precedenti.
https://www.fuoricomeva.it/2022/05/30/visioni-della-livorno-che-sara-episodio-2/
https://www.fuoricomeva.it/2022/05/23/visioni-della-livorno-che-sara-episodio-1/