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Visioni della Livorno che sarà – Episodio 4

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Nuove frontiere per lo sviluppo: i territori “imprenditivi”

La città di Livorno sta discutendo e preparando il nuovo Piano Operativo. E’ l’occasione per immaginare il futuro della città e avere diverse visioni di quel che sarà. L’avvocato Ruggero Morelli ha raccolto alcuni pensieri di concittadini appassionati e ce li ha inviati. Li racconteremo in questa rubrica, episodio dopo episodio. Ecco il quarto.

Le infrastrutture per lo sviluppo dell’economia sono indispensabili come l’acqua per l’agricoltura. Le scarse piogge e la conseguente siccità pregiudicano i raccolti, le infrastrutture inesistenti o carenti frenano lo sviluppo. Sembrerebbe un parallelo ovvio, eppure si continua più a dire che a fare. Più ad analizzare che a progettare. Più a lamentarsi piuttosto che pianificare.

Il gran parlare (troppo) delle infrastrutture non determina che i collegamenti stradali e ferroviari migliorino, genera piuttosto una improduttiva mole di convegni e webinar (di gran moda) che si concludono mediamente con l’elenco di tutto ciò che manca.

Al contrario, il nostro territorio e la costa toscana avrebbero un grande bisogno di progetti e interventi senza i quali la reindustrializzazione e la conseguente ripresa occupazionale resteranno miraggi. È del tutto evidente che, oltre a elencare “che cosa occorre”, è basilare stabilire “il come e con quali tempi realizzare le cose”.

Limitarsi alla sola lista delle infrastrutture, senza fissarne i tempi e i metodi della realizzazione, non porterà da nessuna parte.

Basti per tutti, l’esempio avvilente del mancato completamento dell’autostrada Livorno-Civitavecchia, che dopo quasi mezzo secolo di convegni e cortei non sarà realizzata! Il numero preoccupante delle infrastrutture che, giustamente, sono state più volte definite “le incompiute” non possono continuare a rimanere tali, per cui bisognerà cambiare passo con criteri differenti da quelli attuali, iniziando appunto da tempi e metodi assolutamente diversi da quelli adottati fino ad oggi.

Quale metodo intraprendere, quindi? Quello più difficile e soprattutto scomodo, che consiste nella mappatura delle infrastrutture, tra quelle catalogare le necessarie e tra queste ancora quelle urgenti. Ne deriva una gerarchia di priorità, basata su analisi oggettive che tengono come parametro di riferimento l’interesse generale e diffuso e non quello localistico ed elettorale.

Una volta tracciata la mappa delle priorità, tramite un accordo di collaborazione tra istituzioni e privati si elaborano i progetti relativi, i cui tempi sono sistematicamente monitorati, per agevolare i pareri concertati delle istituzioni. Del resto la ratio del celebre PNRR e di tutti gli altri piani, impongono tempi certi e stati di avanzamento documentati per l’erogazione dei finanziamenti.

L’altro fattore indispensabile è senza dubbio il dialogo istituzionale tra Enti ed Amministrazioni le cui competenze, a vario titolo, convergono sui progetti, per avere cioè obbiettivi allineati e coerenti con gli svariati strumenti di pianificazione in modo tale che le istruttorie non si protraggano senza fine.

La circostanza per la quale le zone più industrializzate dei territori della costa toscana siano stati riconosciuti come aree industriali di crisi o di crisi complessa dovrebbe essere letta come una opportunità invece che come un vincolo, alla condizione però che siano revisionati gli Accordi di Programma esistenti, attualizzati i contenuti e sancito oltre l’obbligo di formalità anche e soprattutto l’obbligo di risultato.

Se si riuscirà a sperimentare il metodo della gerarchia delle priorità effettive e dei tempi certi, si otterrà inoltre un miglioramento della reputazione dei nostri territori e di conseguenza un incremento di attenzione da parte di eventuali investitori.

Non sarà facile, tuttavia le esperienze che si sono concretizzate in altre parti d’Italia hanno dato risultati molto incoraggianti, tanto che per quei casi è stato creato il neologismo di territori imprenditivi, per certificare la dinamicità e le iniziative di sviluppo industriale.

D’altro canto, quello che è stato definito “il sistema ponte Morandi” con lo strumento del Commissariamento ad acta ha consentito una ricostruzione e uno sviluppo nell’area genovese con tempistiche che nessuno avrebbe saputo immaginare!

Un’area geografica come quella della costa toscana, con tre porti di categoria nazionale, un aeroporto internazionale, un interporto di riconosciuta valenza, un sistema intermodale diffuso, una varietà di produzioni industriali facenti capo a colossi multinazionali e nazionali, un sistema universitario riconosciuto nelle classifiche internazionali, certamente detiene le potenzialità per traguardi economici e sociali di standing senz’altro di livello più alto rispetto a quello attuale.

Fonte foto: intoscana.it

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