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Esame di maturità, e poi?

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È tempo di scommesse tra i banchi di scuola sull’uscita delle materie e sul toto-traccia della prima prova. E di risposte incerte alla fatidica domanda: “E tu, dopo, che farai?” Tante le iniziative per l’orientamento universitario, ma resta la difficoltà per gli studenti di saper scegliere la propria strada.

“Dimmi chi sei e ti dirò cosa studiare”

Le questioni riguardanti l’esame di maturità, ciclicamente, infiammano il dibattito nelle aule parlamentari. Chi da una parte propone la necessità di una revisione nelle modalità di svolgimento; chi è a favore di una totale abolizione dell’esame di stato, perché considerato ormai non più attuale. Negli ultimi giorni si discute, ad esempio, sull’obbligo o meno di indossare le mascherine durante le prove.

Rimane un po’ nell’ombra, invece, il tema dell’orientamento universitario. Nonostante le tante iniziative che si svolgono tra la fine delle scuole superiori e l’iscrizione all’università, molti ragazzi riscontrano difficoltà nel riconoscere le proprie aspirazioni e imboccare la strada più adatta per il proprio futuro professionale.

I percorsi di orientamento universitario ricoprono un grande interesse tra i maturandi e anche tra i più giovani. Basta digitare nel motore di ricerca di Google “Cosa fare dopo la maturità”: si possono scorrere circa 7 milioni di risultati affini al tema, con gli articoli dei blog più letti (Skuola.net o Studenti.it), video tutorial con le guide per gli “indecisi” e test attitudinali del tipo “Fai il test e scopri quale facoltà scegliere”.

Open day

Sono recenti le prime proposte normative in tema di orientamento universitario. Si trova una definizione esplicita, per la prima volta, nel rapporto finale del 1997 della Commissione sull’Autonomia didattica e innovazione dei corsi di studio a livello universitario e post-universitario:

“L’orientamento consiste in un insieme di attività che mirano a formare o a potenziare nei giovani capacità che permettano loro non solo di scegliere in modo efficace il proprio futuro, ma anche di partecipare attivamente negli ambienti di studio e di lavoro scelti. Tali capacità riguardano, infatti, la conoscenza di se stessi e della realtà sociale ed economica, la progettualità, la organizzazione del lavoro, il coordinamento delle attività, la gestione di situazioni complesse, la produzione e la gestione di innovazione, le diverse forme di comunicazione e di relazione interpersonale, l’auto-aggiornamento ecc.”

Da quel momento, sul piano istituzionale, enti regionali e singoli atenei si sono mossi in quella direzione per far conoscere ai maturandi le nuove frontiere del lavoro e sponsorizzare le Università più prestigiose da frequentare. Ogni anno si allestiscono, infatti, numerosi Open-day e saloni dell’orientamento, dove si contano migliaia di visite di studenti da tutta Italia, si regalano gadget, si leggono depliant e si fanno ore di coda allo stand, per confrontarsi con il professionista dell’azienda che vanta il maggior numero di assunzioni di neolaureati.

Cosa influenza la scelta?

Nonostante gli sforzi e le numerose iniziative, molti dati statistici confermano una tendenza negativa per il nostro Paese, rispetto alla questione del tasso di abbandono universitario. Purtroppo si tratta di alte percentuali di chi abbandona gli studi già dopo il primo anno di corso, un dato negativo che si somma alla penosa questione della penultima posizione occupata dall’Italia nel Paesi EU per la percentuale di laureati.

Il tasso di abbandono precoce è spesso il frutto di scelte poco ponderate, fatte a ridosso dell’esame di maturità. In certi casi mancano percorsi di orientamento efficaci sin dai primi anni di scuola superiore, che non siano solo di informazione ma anche di esperienza, in altri non ci sono figure di supporto in ambito scolastico e familiare, ecco che subentrano altri fattori nell’effettuare la scelta.

Da alcuni sondaggi emerge che la maggior parte della popolazione studentesca prende in considerazione l’idea di iscriversi all’università solo alla fine del percorso scolastico, dovendo poi ripiegare sulla “seconda scelta”.

Si riscontrano spesso fattori emotivi, rispetto al senso di inadeguatezza e incertezza sul futuro lavorativo: la scarsa conoscenza del panorama lavorativo in continuo mutamento e la poca consapevolezza del percorso da seguire per poter svolgere una determinata professione.

Le famiglie sono un fattore influente dal punto di vista economico, e non solo: influiscono sulle spinte motivazionali nel seguire o meno le proprie vocazioni. Quanti si trovano a dover svolgere per necessità il lavoro dei genitori, e ad avere quindi la strada già “segnata”?

Un altro fattore importante, che può indirizzare la scelta, riguarda il ruolodel docente. Ha la possibilità di poter suscitare motivazione, interesse e comprendere le propensioni dei propri alunni mostrando loro le possibili scelte.

Qualche passo in più

Sono tante le dinamiche che si innescano durante il passaggio tra il mondo scolastico e quello universitario. Sono stati fatti sicuramente molti passi nel creare e mettere a disposizione attività e strumenti di orientamento, per facilitare i ragazzi e le ragazze verso un percorso di scelta del loro futuro, più affine alle attitudini e competenze. Viviamo in un mondo in continua evoluzione, soprattutto nella sfera professionale, basti pensare al post pandemia che ha rivoluzionato completamente la modalità di lavoro e ne ha creati di nuovi. Quello che si richiede è che ci sia una continua attenzione sul tema.

A tal proposito, è notizia di poche settimane fa, la nascita di un intergruppo parlamentare sull’orientamento studenti. I deputati Fusacchia, Carbonaro, Gribaudo, Orrico, Toccafondi e Toccalini, a conferma di quanto detto finora, spiegano:

L’orientamento di studentesse e studenti rispetto ai percorsi di studio diventa sempre più importante in quest’era dell’incertezza. Dopo anni di pandemia, e in un mondo del lavoro (e in generale in una società) che cambia sempre più velocemente, i giovani hanno bisogno di essere accompagnati a scoprire chi sono, ancora prima di capire che interessi hanno e su cosa investire per il loro futuro. Le istituzioni devono trattare la questione con la massima urgenza e importanza. Per questo abbiamo deciso di dar vita a un intergruppo parlamentare sull’orientamento degli studenti.”

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