Parliamo di politica, più o meno seriamente.

Dipende dal clima, siamo meteoropatici.

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Del perché amiamo la montagna, nonostante tutto

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La sicurezza assoluta può essere raggiunta solo tra le quattro mura di casa.

Circa due mesi fa ho preparato insieme ad amici un’escursione sul Gran Paradiso. Conquistare una vetta da 4000 metri è un’esperienza fantastica, di quelle che nella vita ti ricorderai per sempre. Le sensazioni dei giorni prima, la paura, l’eccitazione e il coraggio che ritrovi guardando negli occhi i tuoi compagni di cordata, valgono il prezzo della fatica che quei due giorni di camminata ti riserbano.

Poco tempo dopo è successa la tragedia della Marmolada. Il 3 luglio, il distacco di un seracco ha causato 11 morti. Ho appreso la notizia in modo frammentato, perché mi trovavo in un rifugio sulle Alpi Apuane e non avevo accesso alla rete, ma ricordo di essere rimasto molto colpito. Non riuscivo a fare a meno di pensare che tra quegli undici poteva esserci chiunque di noi amanti della montagna.

Leggendo le storie di quei ragazzi e guardando i loro occhi nelle foto scattate in momenti felici sui monti, mi sono accorto che facciamo tutti parte di una grande comunità, perché quelle sensazioni le proviamo tutti quando ci troviamo in quei posti. Proviamo tutti quella voglia di andare, di esplorare e di stare in mezzo alla natura più cruda, sfidando i nostri limiti.

Siamo anche tutti consapevoli, però, che tutto questo comporta dei rischi che non si possono azzerare. Possiamo andare con persone esperte, avere l’attrezzatura adatta, essere prudenti e procedere per gradi, ma il pericolo che qualcosa possa andare storto c’è sempre e in molti casi non dipende da noi.

E allora perché continuiamo ad andare in posti pericolosi, anche dopo aver visto accadere tragedie del genere? Perché ci piace. Perché per l’essere umano è importante vivere nel modo che ritiene giusto, fare le cose che lo fanno sentire vivo anche se queste possono metterlo in pericolo.

La sicurezza assoluta può essere raggiunta solo nelle quattro mura di casa. L’alpinismo comporta dei rischi che a molti sembrano eccessivi, ma è una libera scelta. Chi lo fa, accetta di lasciare le certezze per guardare più da vicino la natura e utilizzare a pieno tutti i sensi. Non è certo una ricerca del pericolo, ma accettare che esso faccia parte del gioco.

Su ogni parete da scalare o cresta su cui camminare e in posti come la Marmolada, ci saranno sempre delle incognite o dei pericoli nascosti, ma nonostante questo decideremo di andare, perché questo è quello che ci fa sentire bene. Per dirlo con le parole dell’alpinista Nives Meroi “La montagna ti mette di fronte al pericolo, ma ciascuno di noi ha la propria responsabilità di vivere, quindi deve scegliere se salire oppure no. E questo comporta sia conoscenza sia disciplina.”

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