Dunque, c’è un assessore comunale – Simone Lenzi- a Livorno che su X (fu Twitter) esprime delle opinioni sul mondo LGBTQIAK+ (spero di averle dette tutte).
Questo ad agosto.
Ad ottobre l’Arcigay locale, di concerto con il M5S (e potremo definire entrambi gli “Internet Explorer” della politica, visti i tempi di reazione) gridano allo scandalo perché l’assessore in questione “esprime giudizi omofobi”.
Parte la gogna social in tandem con quella politica (con il PD locale che si affretta a scaricare l’assessore in questione, tutto per non incrinare le possibilità di alleanza con i pentastellati) e già ci si affretta a chiedere le dimissioni dell’assessore (colpevole di aver espresso un’opinione).
Al gravissimo reato (d’opinione) si aggiunge quello di lesa maestà: l’assessore in questione si augura la chiusura del Fatto Quotidiano, definito dallo stesso: “laboratorio di abiezione morale, allevamento di trogloditi, verminaio del nulla.”
Penso una delle più calzanti definizioni per quel giornale.
Viene da chiedersi: “e se si fosse augurato la chiusura di Libero o la Verità ci sarebbe stata la stessa reazione?”. Ovviamente no.
Le opinioni (perchè di questo si parla: opinioni) hanno suscitato sono quelle della jacquerie. Una jacquerie giacobina, quindi antidemocratica e, soprattutto, illiberale. Una reazione degna della Controriforma o della Rivoluzione culturale maoista. In una breve conferenza stampa il sindaco di Livorno, Luca Salvetti, definisce le parole di Lenzi: “Le parole espresse nei post pubblicati da Simone Lenzi sono estremamente gravi, relativamente alle quali è difficile accettarne le giustificazioni”.
Urca, dopo cinque anni la maggioranza che governa il comune si accorge di aver avuto un generale Vannacci in giunta. Dopo soli cinque anni (e si ritorna alla teoria dell’ Internet Explorer di inizio articolo).
Stupisce – ma a pensarci fino ad un certo punto- la posizione del PD locale che, veloce come un fulmine, accorre a fustigare Lenzi. Un partito che non lo ricordo così lesto in altri frangenti. Un partito che candida all’Europarlamento Tarquinio, uno che su aborto e sostegno all’Ucraina non la pensa così diversamente dal Generale Vannacci.
A coronamento di questo processo di piazza, quindi contro lo Stato di diritto e totalmente illiberale, vi è la nota dei Giovani Democratici, la sezione giovanile del PD, che per l’occasione si trasformano nei “Guardiani della Rivoluzione arcobaleno”. Complimenti ragazzi, Mao sarebbe fiero di voi.
Mentre la jacquerie ancora imperversa, Lenzi commette, secondo me, il suo unico vero errore: scusarsi e dimettersi. Se qualcuno si è sentito offeso dalle sue parole lo querelasse. Un giudice deciderà. Ma far decidere alla gogna social-politica è prepolitica, logica tribale.
Ma Simone Lenzi ne esce da gran signore, con una lettera di dimissioni in cui stiletta i suoi accusatori, mi sono appuntato un paio di passaggi: “mi corre inevitabilmente l’obbligo di motivare, per parte mia, le dimissioni che mi hai chiesto e che io qui ti consegno, non essendo affatto disposto ad accettare motivazioni fornite da altri: mi dimetto, per quanto ho potuto capire, a causa di alcuni post su twitter (ora X) […]Un altro post, poi, nel quale mi permettevo di ironizzare prima di tutto su me stesso, che, in quanto prossimo alla vecchiaia, mi sento ormai liberato dall’ansia di dovermi identificare in una delle ventotto categorie di identità sessuale asseverate, fra le quali, ad esempio, compaiono la lithsexual e la skoliosexual, qualunque cosa questo voglia dire […] Ma va bene: poiché non sono tassonomizzato, mi dimetto. Potrei andare avanti, spiegando anche gli altri due post. E lo farei davvero volentieri, ma perché farla lunga? Del resto, nessuno mi ha chiesto alcuna spiegazione. Nemmeno quelli della lista a cui ho contribuito a far prendere più del 4 percento e che ora siedono in Consiglio Comunale […]mi dimetto perché alla sinistra, che avevo visto sin qui come la roccaforte di ogni libertà, la libertà più autentica non interessa affatto. Essendo piuttosto il narcisismo etico l’unica molla ormai capace di muoverne i riflessi condizionati, capisco bene che l’unica cosa importante davvero per tutti voi sia adesso posizionarsi, quanto più in fretta possibile, dalla parte dei giusti e dei buoni.”
Delle belle stilettate alla maggioranza comunale. Che però evidenziano un problema: a sinistra c’è un problema con la libertà di opinione, specialmente sul tema LGBTQIAK+ . Appena qualcuno si azzarda a esprimere un’opinione differente dalla maggioranza, un dubbio o financo una battuta (a meno che non si chiami Tarquinio) arriva veloce l’Inquisizione, i mutawwiʿa cioè il Comitato per l’imposizione della virtù e l’interdizione del vizio (la polizia religiosa dell’Arabia Saudita) o, se preferite, le Guardie della Rivoluzione Arcobaleno.
Ah, ad esprimere solidarietà a Lenzi ci sono (fra le tante) due persone che difficilmente possono essere accusate di omofobia: Anna Paola Concia e Chiara Valerio.
Ad ogni modo le reazioni alle opinioni di Lenzi evidenziano un problema culturale gigantesco che c’è a sinistra: lo zelo fideistico con cui si combattono opinioni diverse.
In conclusione: non so chi faccia più schifo tra il M5S (che come da tradizione rimesta nella merda) o i democratici che subito scaricano l’assessore di una giunta a guida PD.
Di una cosa però sono certo: se abbiamo così paura delle opinioni diverse, siamo pronti per il governo Hamas I.