Parliamo di politica, più o meno seriamente.

Dipende dal clima, siamo meteoropatici.

Parliamo di politica, più o meno seriamente.
Dipende dal clima, siamo meteoropatici.

Al varco delle libertà

Condividi

Facebook
Twitter
Telegram
WhatsApp

L’approvazione della Legge Varchi ha scatenato un forte dibattito in Italia, ponendo la Gestazione per altri (GPA) come reato universale. Mentre i sostenitori ne elogiano l’intento di proteggere donne e minori, i critici la considerano una limitazione delle libertà individuali e un provvedimento discriminatorio. La legge, vietando la GPA anche all’estero, solleva interrogativi su diritti e autodeterminazione. In questo articolo esploriamo i motivi di chi sostiene e di chi contesta la legge.

La Gestazione per altri

La GPA è una pratica in cui una donna porta avanti una gravidanza per conto di un’altra persona o coppia – sia eterosessuale che omosessuale – alla quale sarà affidato il neonato alla nascita.

Esistono due tipi di GPA:

  1. GPA tradizionale: l’ovulo appartiene alla donna che porta avanti la gravidanza.
  2. GPA gestazionale: l’ovulo proviene dalla madre adottiva o da una terza donna. L’ovulo viene fecondato in vitro e l’embrione impiantato nell’utero della donna che porterà avanti la gravidanza.

In Italia, la GPA è illegale dal 2004. Con la Legge Varchi, la pratica diventa perseguibile anche se realizzata all’estero, nei Paesi dove è legale.

Le ragioni di chi la sostiene

La Legge Varchi viene presentata come una difesa della dignità femminile. Secondo i sostenitori, la GPA rappresenta una forma di sfruttamento, in particolare nei Paesi in via di sviluppo. Le donne, spesso spinte dalla povertà, offrono il proprio corpo per soddisfare il desiderio di genitorialità altrui. Con la criminalizzazione della GPA, la legge vuole prevenire situazioni in cui le donne possano essere trattate come strumenti per procreare, tutelandole da pressioni economiche o familiari.

Oltre a proteggere le donne, i promotori sottolineano la necessità di difendere i diritti dei bambini nati tramite GPA. Questi bambini rischiano di essere considerati come “oggetti contrattuali” e privati del legame naturale con la madre gestante. La legge vuole evitare che i minori diventino prodotti di un accordo commerciale, preservando il loro diritto a crescere in un contesto familiare che rispetti i legami biologici.

Infine, la legge è vista come un baluardo a difesa dei valori tradizionali, ponendosi contro la mercificazione del corpo umano e prevenendo la creazione di un mercato globale per la surrogazione. I sostenitori ritengono che la famiglia naturale, fondata su legami biologici e affettivi, debba essere preservata.

Le ragioni di chi la critica 

Gli oppositori della Legge Varchi ritengono che questa sia una misura eccessiva, che limita la libertà di scelta delle donne. In Paesi come il Canada o alcune regioni degli Stati Uniti, la GPA è regolamentata in modo chiaro, con tutele legali per tutti i soggetti coinvolti. Le donne che scelgono di essere madri surrogate lo fanno in modo consapevole e volontario. La criminalizzazione della GPA a livello universale, invece, nega loro la possibilità di autodeterminarsi, trattandole come incapaci di prendere decisioni sul proprio corpo.

Un altro punto sollevato dai critici riguarda le conseguenze discriminatorie della legge, specialmente per le coppie infertili e omosessuali. Per molte di queste coppie, la GPA è l’unica via per avere un figlio. Vietarla significa escluderle dal diritto alla genitorialità, creando una disparità tra chi può avere figli in modo naturale e chi no. Questa discriminazione si riflette particolarmente sulle coppie omosessuali, per le quali la GPA rappresenta spesso l’unico strumento per avere un figlio biologicamente legato a uno dei partner.

Infine, i critici avvertono che vietare la GPA potrebbe spingere la pratica nella clandestinità. La criminalizzazione non elimina la domanda, ma rischia di alimentare un mercato nero privo di regolamentazioni, dove le donne sono ancora più vulnerabili agli abusi. Piuttosto che proibire la GPA, secondo i critici sarebbe preferibile una regolamentazione trasparente che garantisca la sicurezza di tutte le parti coinvolte, tutelando diritti e prevenendo lo sfruttamento.

Una legge che solleva più interrogativi che soluzioni

La Legge Varchi non è solo una questione legale; tocca temi politici cruciali come i diritti civili e le libertà personali. È fondamentale riflettere su come questa legge influisca sulla vita delle persone, in particolare delle donne. In un Paese che si definisce aperto e inclusivo, sostenere il diritto all’autodeterminazione è essenziale. Ogni individuo dovrebbe avere la libertà di decidere come formare la propria famiglia.

Invece di criminalizzare la GPA, sarebbe più utile considerare una regolamentazione che tuteli i diritti delle donne e dei bambini. Questo approccio potrebbe proteggere le persone più vulnerabili, evitando che si trovino in situazioni a rischio. La politica dovrebbe incoraggiare un dialogo costruttivo, dove tutte le voci coinvolte possano essere ascoltate.

Affrontare il tema della GPA richiede apertura mentale e volontà di comprendere le diverse posizioni. Dobbiamo chiederci che tipo di società vogliamo: una che limita i diritti o una che li difende e promuove? La risposta dovrebbe essere chiara: lavorare insieme per un futuro che rispetti e tuteli i diritti di tutti.

Ultimi articoli