I mondiali di ciclismo che si stanno disputando in questi giorni a Firenze hanno già un vincitore e si chiama Gino Bartali.
Proprio ieri, infatti, è arrivata da Israele la notizia ufficiale dell’attribuzione al campione del titolo di “Giusto tra le Nazioni”, un riconoscimento importante che viene attribuito dallo Yad Vashem, l’istituto di Gerusalemme che custodisce la memoria dell’Olocausto, a tutte le persone che si spesero durante la seconda guerra mondiale per salvare anche un solo ebreo dai lager nazisti e fascisti, in ossequio al richiamo talmudico “chi salva una vita salva il mondo intero”.
Il nome di Bartali va così finalmente ad unirsi a quello dell’amico cardinale Elia Angelo Dalla Costa, anche lui dichiarato Giusto nel novembre del 2012, che, insieme al rabbino Nathan Cassuto, aveva costituito una rete cattolico-ebraica fiorentina clandestina per il salvataggio degli ebrei.
A Gino era stato chiesto di fare il corriere di questa rete. Sfruttando la sua immagine di sportivo, con la scusa degli allenamenti riuscì a coprire il trasporto di documenti nella canna della sua bicicletta tra Firenze ed Assisi. Sebbene ai posti di blocco i soldati lo fermassero per l’autografo, Gino rischiava la vita. Senza le fotografie trasportate da Bartali in queste eroiche pedalate probabilmente il numeroso gruppo di ebrei rifugiato nella città umbra non avrebbe mai potuto lasciare l’Italia, e forse non si sarebbero neanche salvati dalla deportazione. Bartali non parlò mai con nessuno dei dettagli di questo suo impegno, consapevole, del valore del silenzio, dell’umiltà, del fare del bene sper il gusto esclusivo di aiutare gli altri.
Gino non era solo un campione nello sport, era un campione nella vita e oggi ha tagliato anche l’ultimo traguardo, forse quello più bello e impegnativo della sua carriera di sportivo, ma soprattutto di uomo.