Venerdì scorso, alla libreria Feltrinelli, Antonio Bassolino ha presentato il suo nuovo libro “Le Dolomiti di Napoli”. Oltre a vari personaggi politici ed invitati più tradizionali, eravamo presenti anche noi di “Fuoricomeva” ed abbiamo avuto l’opportunità di commentare il volume e toglierci qualche curiosità! Sinceramente mi sono avvicinata al libro con molto scetticismo e dubbi soprattutto a causa del titolo. Non nego che ho subito pensato alle numerose immagini di Napoli invasa dai rifiuti che per molti mesi sono entrate nelle nostre case. Il sottotitolo però mi ha fatto tirare un sospiro di sollievo! Non solo la politica, ma anche la vita. Ho sperato fosse proprio così perchè è interessante capire l’aspetto umano che sta dietro l’uomo politico e la lettura del volume mostra molto bene quanto il pubblico e il privato si intreccino e come in alcuni casi i due aspetti addirittura si sovrappongono.
Bassolino ha ricordato il suo percorso politico, dalla militanza nel PCI alle varie cariche istituzionali ricoperte, raccontando alcuni momenti forti della sua esperienza all’interno di un partito come quello comunista italiano, che negli anni in cui lui vi entrò, si confrontava con le realtà straniere: il PCR di Ceausescu per esempio.
Periodo nel quale l’attività politica era la vita, era tutto, oggi lui stesso scrive “una, due, tante settimane potevano essere sottratte alla politica in un più giusto rapporto con la vita”. E di nuovo giù con un aneddoto relativo alla nascita del figlio, comunicatagli durante un’iniziativa alla quale partecipava.
La riflessione sorge spontanea…anche oggi può valere la stessa cosa? Noi giovani e meno giovani ci mettiamo passione e idee, investiamo molto del nostro tempo ed energie per cercare di migliorare le cose, ma spesso prevale lo smarrimento. Perchè la differenza tra quella generazione e la nostra è che a noi mancano molti punti fermi: lavori precari e difficoltà nel mettere su famiglia ad esempio. Alla domanda circa i consigli che darebbe ad un giovane che fa politica oggi, l’ex sindaco di Napoli, laggiù molti lo ricordano così, dichiara che dobbiamo “sgomitare”, ricordando che lo facevano anche loro. Ci ha strappato un sorriso raccontando di quando poco più che ventenne sedeva nella direzione del PCI con personaggi come Pajetta, Ingrao, Napolitano o Berlinguer e si alzò per definire insufficiente la “disapprovazione” che in quella direzione si manifestava nei confronti della Primavera di Praga. Arrivando addirittura a definire fascista il comportamento dell’URSS. Vi lascio immaginare la reazione della direzione del PCI! Ecco, sgomitare significa anche andare controcorrente quando è più difficile.
Nell’ultima frase del libro scrive che tutti dovremmo guardare il mondo con gli occhi dei bambini che preparano il futuro. Beh noi lo facciamo, altrimenti non saremmo qui anche con questo blog…forse dovrebbe impararlo chi, un pochino più in alto di noi, sembra non abbia interesse ad ascoltarci!