Ho avuto l’opportunità di intervistare l’amministratore unico di AAMPS, Enzo Chioni. Ne è uscita una lunga ed interessante intervista che tocca molti temi. Buona lettura!
Buongiorno Enzo e grazie della disponibilità. Vorrei subito cominciare con un argomento che è molto sentito in queste settimane. Dopo che era stato prospettato da molto tempo A.A.M.P.S. ha introdotto in via sperimentale la raccolta porta a porta in un quartiere simbolo della città, la Venezia. Come sta andando il progetto?
Molto bene. Grazie alla collaborazione dei cittadini ”veneziani” nei primi due mesi di servizio la Raccolta Differenziata è balzata in quella parte della città al 90%! Anche per noi è si tratta di un dato che va oltre ogni previsione. Ad essere onesti, è necessario comunque attendere almeno fin dopo l’estate per avere un dato più stabile. Le stagioni determinano cambiamenti nei consumi e, quindi, nella produzione dei rifiuti urbani, soprattutto in relazione ai rifiuti organici. La sensazione è che il “porta a porta” si stia consolidando nelle abitudini dei cittadini coinvolti. Dal prossimo 28 aprile partirà la seconda fase del progetto c.d. “20mila”: parliamo degli abitanti di Livorno che saranno raggiunti (entro il febbraio 2015) dal servizio di raccolta “porta a porta”, che si aggiungeranno ai 3 mila già serviti. Prima tappa la zona Porta a Terra-Padula, Firenze-Enriques e il completamento del PAP Picchianti con Via Provinciale Pisana.
Tra raccolta differenziata e termovalorizzatore l’impatto dei rifiuti residuali dovrebbe scendere drasticamente. Quale obiettivo vi siete dati, ridurli del 70% è possibile?
Indubbiamente gli scenari che derivano dagli obiettivi UE (65% di Raccolta Differenziata dei rifiuti urbani e 50% di riciclo di materiali) e dal Piano Regionale dei Rifiuti della Regione Toscana in fase di discussione (70% di RD entro il 2020), stanno spingendo le società come la nostra ad un drastico ripensamento degli obiettivi e dell’organizzazione industriale. Sono obiettivi raggiungibili il cui raggiungimento modificherà profondamento il peso dei diversi tipi di trattamento finale dei rifiuti. Ma oggi, questi stessi obiettivi, appaiono contraddetti dal fatto che in Toscana si sono fatte allargare le capacità delle discariche, e fino a quando scaricare i rifiuti in una buca costerà la metà della termovalorizzazione con recupero energetico e un terzo della Raccolta Differenziata, è evidente che l’obiettivo del 70% di RD, del 20% alla termovalorizzazione e il restante 10% in discarica (come indica il nuovo Piano regionale) sarà inarrivabile. Inoltre se non si sostiene lo sviluppo di una vera industria del riciclaggio dei materiali raccolti, non si creerà nessun meccanismo economico che possa interessare investimenti privati in questo settore: dove porteremo i rifiuti raccolti in maniera differenziata. Io credo che questo tipo di industria vada sostenuto, nei primi anni, da risorse pubbliche, così come avvenuto per le energie rinnovabili.
Sempre per rimanere sul tema della raccolta, altre città come Firenze e Milano stanno riducendo i cassonetti fino a quasi eliminarli, puntando su vie alternative per raccogliere i rifiuti, soprattutto quelli domestici. Livorno ha un suo progetto in questo senso o pensa di risolvere la questione in altre maniere?
Il progetto su cui si sta impegnando l’Amministrazione Comunale di Livorno ed Aamps è quello della raccolta differenziata “porta a porta”. Da esso, avviato nel quartiere Venezia dal dicembre scorso, stiamo ottenendo risultati positivi. Siamo convinti che questa modalità, ovviamente da testare ed adeguare alle diverse situazioni territoriali e di mobilità (il centro di Livorno non è così agibile come lo possono essere i quartieri più recenti), sia quella più adatta a raggiungere gli obiettivi di RD.
Cambiamo argomento, quando sei subentrato in AAMPS, dopo la gestione Rosi, che azienda hai trovato?
Credo che quello gestito dall’Amministratore Rosi fosse un periodo di vera ed estrema emergenza, a cui l’Amministrazione Comunale decise di rispondere con una “cura da cavallo”. L’azienda ne ha certamente risentito, con rapporti sindacali praticamente azzerati ed una difficoltà per la generalità dei dipendenti a comprendere la prospettiva nella quale la Direzione si stava muovendo. Ciò ha prodotto una forte segmentazione tra i diversi settori dell’azienda e al mio arrivo ho avuto la sensazione che ognuno si fosse ritratto nel proprio spazio, diffidando dell’altro, senza avere quindi alcun elemento di conoscenza delle strategie generali e della direzione verso la quale Aamps era condotta e diretta. Insomma un clima di forte demotivazione, con una città che parlava dell’azienda solo in termini negativi. Detto questo è indubbio che sul piano finanziario il Rag. Rosi ha ottenuto importanti risultati, come la famosa “moratoria”, che ha contribuito a stabilizzare una situazione finanziaria ed economica che stava precipitando. Al mio arrivo l’Amministrazione Comunale aveva già nominato un nuovo Direttore Generale, il dott. Fommei, che aveva già avviato convintamente un percorso di ricostruzione di normali relazioni industriali e di positivi rapporti con i lavoratori. Gli stessi obiettivi assegnati a me dal Sindaco al momento della mia nomina. Ad essi abbiamo affiancato una forte azione di ricostruzione sul “campo” del rapporto con la città, rispondendo concretamente al suo bisogno di essere pulita, curata, stimolata ad aver cura di se. Ci siamo sforzati, e lo facciamo quotidianamente tutt’ora, a far si che i dipendenti fossero i primi a credere nelle potenzialità di Aamps e nell’importanza strategica di questa azienda per Livorno e per tutti i suoi cittadini. Anche per questo abbiamo messo in campo un importante piano formativo del personale, a tutti i livelli, che darà nuovo slancio sia in termini di conoscenze e competenze che in termini di ulteriore incremento della produttività.
Nella provincia di Livorno operano ben 4 aziende per la gestione dei rifiuti, sono tutte necessarie? Non sarebbe più efficiente averne una sola o quantomeno un numero inferiore per un territorio di queste dimensioni?
L’ATO Toscana Costa deve portare proprio a questo: costruire un’unica azienda che da Carrara a Bibbona (Piombino e la Val di Cornia con l’ASIU sono passati nell’Ato Toscana sud) gestisca il ciclo integrato dei rifiuti. Proprio in questi giorni sono stati riaperti i termini per la manifestazione d’interesse ad acquisire la quota societaria del 40% della nuova società già costituita da tutti i Comuni dell’ATO Toscana Costa (Reti Ambiente spa), che avrà anche la responsabilità della gestione e degli investimenti. Il percorso è fatto fino ad ora è stato molto complicato e lento; temo che se non si superano velocemente localismi e interessi particolari sarà alto il rischio che le imprese attualmente esistenti facciano sempre più fatica ad assolvere alla propria missione limitandosi al proprio orticello. La stessa gestione da parte dell’Ato dei “flussi” dei rifiuti urbani ai diversi impianti di smaltimento è uno dei punti critici dell’attuale sistema, stante la non obbligatorietà del luogo ove conferire e condizionata quindi più dai costi di conferimento di cui sopra che dall’esigenza di ridurre l’uso delle discariche. Nel frattempo stiamo lavorando alacremente con l’intento di rafforzare l’azienda e renderla pronta e protagonista per il momento in cui arriverà la fusione e la nuova società.
Per quanto riguarda, invece, il rapporto con Cooplat e le altre esternalizzazioni si stanno riscontrando dei benefici rispetto a quando il servizio veniva interamente gestito internamente? Non rischia di essere un doppione e di aumentare in questo modo i costi per l’utenza?
Credo sia arrivato il momento per fare un bilancio delle politiche di esternalizzazione che sono state attuate negli ultimi 15 anni. Un bilancio però che non sia ideologico, ma che serva verificare, anche con i cittadini che pagano per ottenere questi servizi, i risultati raggiunti e i problemi emersi: l’economicità in rapporto alla qualità dei servizi prestati, la soddisfazione degli utenti, il “valore aggiunto” che ne deriva all’azienda. Posso dire che abbiamo deciso di reinternalizzare alcuni servizi che rappresentano il “core business” di Aamps, come la raccolta di carta, cartone e ingombranti, nonché la raccolta in modalità Porta a Porta. Che senso ha per una società che deve raccogliere rifiuti far svolgere questa attività ad altre imprese? Così si rischia di diventare niente di più che una mera “stazione appaltante”.
Ed ancora sulla pulizia delle strade, problema di lunga data: non sarebbe auspicabile un intervento più incisivo per migliorare il decoro urbano? Non pensi che la città dovrebbe migliorare da questo punto di vista, basta andare in una qualunque città europea occidentale per trovare città che evidentemente appaiono più pulite, al primo colpo d’occhio, quali soluzioni proponi?
E’ stato il primo problema che abbiamo affrontato al momento dell’insediamento, tant’è che abbiamo messo in campo il progetto “Tiriamo a lucido la città”, con il quale, a partire dal centro, abbiamo effettuato interventi di pulizia straordinaria in tutti i quartieri. Questa prima fase terminerà ad aprile. Contemporaneamente abbiamo pulito a fondo i marciapiedi e i portici di via Grande e Piazza Grande, con un impegno diretto teso a superare i “blocchi” che avevano impedito fino a quel momento di farlo. Siamo partiti dal colore grigio/nero delle colonne che credo fossero almeno trent’anni, che non venivano pulite. Per noi questo è stato il modo di fare appello ai livornesi affinché abbiano più cura degli spazi pubblici, perché così è più gradevole passeggiarci, fermarsi a chiacchierare, apprezzare la propria città.
E comunque, ricordiamoci, che le città le tengono pulite o le sporcano soprattutto coloro che vi vivono, lavorano, studiano.
L’azione, poi, dei nostri Ispettori ambientali va proprio nella direzione di educare, suggerire e, se necessario, segnalare per sanzionare; insomma operano per aiutarci a tenere pulita la città.
Altro gruppo di domande, questa volta più incentrate sulla politica: oggi, nel 2014, ha ancora senso che i comuni possiedano la totalità, come nel caso di AAMPS, o pacchetti di ampia maggioranza delle società di gestione dei servizi?
Si, credo che sia importante che i Comuni mantengano la titolarità e la responsabilità di servizi essenziali e fondamentali per la cura e lo sviluppo della città. Le società devono fare il proprio mestiere, rispondere dei denari avuti fornendo servizi adeguati e agendo in maniera trasparente, efficace ed efficiente. In un’azienda pubblica non c’è il “padrone”, ci sono i cittadini ed i loro rappresentanti a fornire le risorse affinché l’azienda operi al meglio. I vertici aziendali devono avere mandati chiari e verificabili, la politica deve esigere e controllare che gli obiettivi vengano raggiunti, rispettando l’autonomia e le scelte dell’azienda fatte per ottenere quando indicato dalla “proprietà”. Ma sia ben chiaro, oggi non si può più pensare che una città o una sua azienda possano agire al di fuori di un quadro d’area, a mio avviso quantomeno di livello regionale, per ciò che riguarda impianti, finanziamenti, strategie industriali.
Anche se non eri al timone dell’azienda, ti sei fatto un’idea sui motivi che hanno portato il comune di Livorno a dover “aiutare” AAMPS diverse volte negli ultimi anni?
Vi offro un mio pensiero che credo, però, non possa essere ritenuto esaustivo. Fino a quando era in vigore la TARSU (incassata dal Comune), era possibile, per legge, ripianare il costo del servizio con la fiscalità generale, cioè con il bilancio comunale. Ciò creava meccanismi per i quali l’azienda lavorava, gravava poco direttamente sulle tasche dei cittadini, e a fine anno si pareggiavano i conti. Con la TIA (incassata da Aamps dal 2006 al 2012) è diventato palese il fenomeno della “morosità”: in 7 anni Aamps ha accumulato crediti per circa 30 milioni di euro da utenti domestici e non domestici. Soldi che nei bilanci compaiono economicamente, ma non finanziariamente, costringendo così l’azienda a ricorrere alle banche per pagare fornitori, stipendi, materiali.
La scelta coraggiosa fatta dall’Amministrazione Comunale di non aumentare la Tia per diversi anni, escludendo anche il recupero dell’inflazione, ha poi spinto l’azienda a forti economie, che però non sono state sufficienti a contenere alcuni costi, al punto che, come si sa, Aamps smise di pagare i fornitori per un lungo periodo, da cui nacque la famosa “moratoria Rosi”.
Come mai spesso nella gestione dei servizi pubblici locali le aziende pubbliche faticano a consegnare alla collettività un servizio congruo alle tasse pagate proprio per il servizio stesso? Quale ricetta consiglieresti per far sì che i cittadini vedano un ritorno dai tributi o dalle tariffe versati?
Purtroppo sono ben pochi coloro che si ritengono soddisfatti di pagare le tasse e del livello dei servizi corrispondenti! Certo è che, nel nostro caso specifico, Livorno non ha mai vissuto una “emergenza rifiuti” e che, a volte, la critica al servizio è quanto meno ingenerosa e “a prescindere”. Le aziende come Aamps hanno una storia che rispecchia quella della comunità da cui è nata, con limiti e qualità derivanti da essa. Io credo che lavorare per il “pubblico” debba essere oggi motivo di orgoglio e soddisfazione, stimolo a fare bene il proprio mestiere, a partire dai ruoli di direzione, amministrativa e politica. Dobbiamo essere consapevoli che lavorare per aziende pubbliche ci consegna un grado di responsabilità in più, quella diretta verso la propria comunità. Per questo abbiamo un dovere di trasparenza e comunicazione nei confronti dei cittadini, e ancor di più una responsabilità di azione concreta e quotidiana efficace ed efficente, solo così potremo far comprendere ai cittadini che i nostri servizi corrispondono a quanto da loro pagato.
Ultima domanda, pensiamo al futuro: AAMPS ha in programma nuovi progetti nel 2014?
In primo luogo la sviluppo della raccolta differenziata Porta a Porta per raggiungere circa 23mila cittadini e un aumento delle percentuali di raccolta differenziata di oltre 5 punti che ci faranno arrivare al 50%. A quel punto Comune e Azienda saranno in grado di costruire una strategia definitiva per l’intera città in grado di farci raggiungere il 70% di raccolta differenziata entro l’ormai prossimo 2020 Occorrerà quindi definire strategie industriali, comunicative e aziendali tenendo presente che questo percorso si intreccerà con quello che vedrà Aamps confluire nella nuova società d’Ambito. Sono strategie che vanno elaborate da subito per poter arrivare puntuali alle scadenze indicate da Comuni e Regione.
Grazie