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Criminalità organizzata: iniziamo a preoccuparci… e tutelarci

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C’è da preoccuparsi anche qui in Toscana, le mafie non risparmiano nessuno, e non bisogna sottovalutare il problema. Abbiamo un riscontro istituzionale ufficiale, quindi, non lo dico io che sono paranoico, basta star dietro alla prima mappatura ufficiale della Regione Toscana sull’analisi dei fenomeni della criminalità organizzata. Ad elaborarla è stata la commissione Affari Istituzionali del Consiglio Regionale in una sua relazione, presidiata da Marco Manneschi, del gruppo Italia dei valori e Alleanza dei Democratici e dei Liberali per l’Europa, la quale sottolinea che la finalità principale delle organizzazione rimane quella del riciclaggio del denaro sporco: “Siamo fra le Regioni dove si ricicla maggiormente”, e nonostante questo, il fenomeno continua a essere pericolosamente sottovalutato. Si tende da sempre ad isolare la questione e le sue relative conseguenze, come un problema prettamente meridionale senza considerare che ormai, lo sfruttamento senza freni delle mafie nelle loro terre, hanno portato le stesse organizzazioni ad estendersi verso confini più ampi e più ricchi.

La relazione redatta dalla Commissione Regionale ha affermato come le presenze più ingombranti siano quelle della Camorra e della ‘Ndrangheta, minoritaria è quella della Mafia. Un capitolo a parte è stato riservato alle organizzazioni criminali straniere, si è rilevata la presenza di quelle albanesi, romeni, dell’ex URSS e cinese. Per quella cinese si è riusciti ad accertare un passaggio, grazie alla Guardia di Finanza, di 5.4 miliardi di euro tra 2010 ed il 2012, cumulati con un giro di denaro tra le varie comunità e le famiglie cinesi. Per non parlare dei capi famiglia che gestivano perfino le separazioni ed i divorzi della comunità cinese oltre al traffico clandestino. La relazione è stata rilasciata a fine Marzo di quest’anno. Il tempismo in questo caso è stato perfetto, visto che è dall’inizio di quest’anno che escono con insistenza notizie sulle infiltrazioni mafiose nella nostra Regione.

Dal pentito Carmine Schiavone, che racconta come negli anni ’90 i rifiuti tossici provenienti dalla Terra dei Fuochi, arrivavano carichi per scaricare in discariche abusive, e di come ad un certo punto, anche le aziende locali davano i loro rifiuti tossici alla Camorra per scaricarle nelle stesse discariche. Discariche? Non per forza. Stando a quello che dice il pentito, spesso si depositavano anche in zone agricole, vicino case, all’interno di capannoni abbandonati etc. Massa Carrara, stando a quello che dice, è uno dei centri principali di raccolta. Schiavone ha affermato che: “Con una delibera delle amministrazioni pubbliche i camion per la raccolta dei rifiuti tossici venivano fatti passare senza problemi dalla zona”. Gli stessi rifiuti però tornano anche indietro, è il caso scoperto dalla DIA nel 2011 si parla dei rifiuti dell’industria tessile del pratese. La nuova rete tra Prato ed Ercolano (NA), grazie al clan Birra-Iacomino, si impegnava a smaltire milioni di tonnellate di indumenti senza il rispetto di ben che minima norma ecologica. Ed è lo stesso Proc. Naz. Antimafia Franco Roberti ad ammettere che la Toscana è il cuore di questi intrecci. Ma le attività della Camorra non si limitano solo ai rifiuti ed alle discariche abusive.

Recentemente i controlli della Guardia di Finanza di Pisa, hanno portato alle perquisizioni ed al sequestro di pizzerie legate al Clan Contini di Napoli, nell’indagine anti camorra coordinata dalla direzione distrettuale antimafia di Firenze e per la quale sono indagate 12 persone per i reati di riciclaggio e reimpiego di proventi illeciti nell’economia, nonché intestazione fittizia di valori aggravati da finalità di agevolare organizzazioni mafiose. Per non citare il caso degli appalti degli Uffizi, dove sono state arrestate sei persone ritenute vicino ai clan dei casalesi con l’accusa di emissioni di fatture false per oltre 10mln di euro, tramite due aziende evadevano le imposte grazie alla creazione di costi fittizi, avvalendosi della collaborazione di otto società cartiere con sede in Campania ed in provincia di Modena, riconducibili a tre prestanome, due dei quali legati al clan dei Casalesi. Questi sono solo alcuni casi che ho voluto portare alla vostra attenzione. La nostra bellissima terra è da sempre presa di mira dalle criminalità organizzate, e sarebbe giunto anche il momento di tutelarci, visto che potremmo andar incontro a rischi ben più gravi, proprio come denuncia la Fondazione Antimafia Antonino Caponnetto: “La Toscana non sembra rendersi conto di essere una potenziale terra di conquista delle mafie. “Si assiste alla automertà – riflette il presidente Salvatore Calleri -. Ossia ad un fenomeno di cui ci si impone di non parlare, per paura di toccare temi che possano danneggiare il buon nome della Toscana”. Poi avverte: ”Si corre un rischio, che i timori a parlare di alcune questioni, timori che in passato la nostra regione non aveva, facciano arrivare in massa le organizzazioni mafiose più di quanto non siano già presenti.

Non parlare di mafia – conclude il rappresentante dell’associazione fiorentina – aiuta la mafia, e non vorrei che stavolta qualche politico finisca con farci qualche patto. Speriamo di no”. C’è da dire che la relazione della Commissione Regionale è riuscita a dare delle risposte importanti in tal senso, i suggerimenti al Gov. Nazionale e le indicazioni per il Gov. Locale appaiono precisi e determinati: “A livello di governo centrale, la commissione propone: “norme più stringenti contro il riciclaggio e l’introduzione del reato di auto riciclaggio; maggiori controlli sui trasferimenti di fondi attraverso i ‘money transfer’; limiti al massimo ribasso in alcune tipologie di gare d’appalto; attivazione di ‘white lists’, una sorta di certificazione antimafia semplificata, presso le prefetture; ultimazione delle procedure per l’istituzione dell’albo degli amministratori giudiziari per i beni sequestrati alla mafia, con rafforzamento delle finalità sociali e istituzionali della gestione, grazie anche ad opportune premialità fiscali”.

A livello regionale, la commissione suggerisce la redazione di un testo unico che raccolga tutte le leggi regionali in materia; la promozione della stazione unica appaltante per la tracciabilità degli affidamenti; l’implementazione del prezzario delle opere pubbliche, tenuto dall’Osservatorio regionale sui contratti pubblici; la realizzazione di un archivio informatico su apertura e chiusura delle imprese, in collaborazione con le Camere di commercio; l’accesso telematico delle pubbliche amministrazioni agli atti dei notai, per monitorare i passaggi di proprietà; azioni specifiche di formazione per gli adulti e nelle scuole”.

Si spera che dagli indirizzi si possa passare alle cose concrete. E’ chiaro che urge tutelare la nostra terra prima che le criminalità possano trovare nuovamente terreno fertile per espandersi.

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