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Lo storytelling e la comunicazione politica: per vincere bisogna saper raccontare una storia

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Nella comunicazione d’impresa è ormai un must, nella comunicazione politica degli Stati Uniti se ne fa ampio uso da tempo (già Clinton lo usava): ma che cos’è lo Storytelling? E soprattutto, davvero può fare la differenza nella vittoria di una campagna elettorale?

Partiamo da che cos’è. Lo Storytelling è una disciplina che utilizza il racconto di storie per comunicare un prodotto, un progetto, un’idea o una persona stessa (vedi il caso politico).

Il “racconto di storie” è già ampiamente utilizzato nel mondo delle grandi aziende. Per citarne alcune: la Coca Cola ha lanciato ormai da un po’ una comunicazione in cui parla in prima persona ai clienti sfruttando le mille declinazioni del digitale e puntando sulle storie che esprimono i propri valori. Enel con il suo progetto #Guerrieri ha lanciato video storie che raccontano le esperienze di persone comuni, Benetton 2 anni fa lanciò il concorso “Unemployed of the year” con un blog interamente dedicato alle storie degli utenti, e non poteva mancare Facebook che ha scelto di festeggiare i suoi 10 anni con “A look back” , un video musicale personalizzato per ogni utente iscritto con i momenti più importanti condivisi sul social network più famoso al mondo.

Se ne potrebbero menzionare a migliaia di queste esperienze. Lo Storytelling, se ben fatto, assicura all’azienda un’efficacia comunicativa in cui il pubblico si immedesima e si sente protagonista.

Nella comunicazione politica le cose stanno diversamente, almeno in Italia.

Se negli Stati Uniti già Clinton utilizzava questa tecnica e Obama ne ha fatto il suo punto di forza nelle campagne elettorali del 2008 e del 2012, nel belpaese siamo ancora agli esordi.

Silvio Berlusconi con la sua “Storia italiana” ha provato a darcene un assaggio ma proprio per questo lo storytelling è stato erroneamente connotato per anni dal centro-sinistra come deriva populista Berlusconiana anziché come un’opportunità.

Con l’avvento di Matteo Renzi, però, la comunicazione del PD è cambiata e si è avvicinata molto a questa tecnica durante la campagna elettorale per le elezioni europee. Il primo esempio è la campagna di comunicazione ufficiale che ritraeva facce di persone comuni con la scritta “L’Italia che batte il rigore. Ce lo chiede Claudia” “Banda larga in tempi stretti. Ce lo chiede Alex” ecc, (http://www.partitodemocratico.it/doc/266829/elezioni-europee-2014.htm ), come chiaro riferimento di contrapposizione al “ce lo chiede l’Europa” utilizzato dai governi negli ultimi anni.

Ma soprattutto il PD, attraverso Matteo Renzi, è riuscito a raccontare una storia, un viaggio che ha coinvolto gli elettori. Girando nelle piazze con un retropalco che ritraeva le facce di alcuni candidati alle europee e esponenti del governo Renzi ha voluto dire “queste facce che vedete sono quelle di una generazione politica fresca, capace e nuova che crede nel cambiamento come costruzione non come distruzione”. Ed è in questo modo che il messaggio “Sfida tra speranza e rabbia” è risultato chiaro, credibile ed efficace.

I contenuti, la concretezza e un programma di governo sono fondamentali in una campagna elettorale ma per vincere è necessario raccontare qualcosa in più all’elettore. L’utilizzo della struttura narrativa del racconto funziona e coinvolge emotivamente il pubblico, riesce a creare empatia.

Dare “Speranza” nel caso di Matteo Renzi, così come fece Barack Obama nel 2008 con il suo uso “Yes, we can” significa parlare “alla pancia” delle persone e dare loro un “sogno” (il famoso “ I have a dream”). “Si fa campagna elettorale con la poesia e si governa con la prosa” e lo Storytelling è la disciplina che permette di utilizzare la narrazione per raccontare le proprie idee.

Ma tornando alla domanda: può davvero fare la lo storytelling (ovviamente utilizzato in modo efficace e credibile) in una campagna elettorale? Bè, chiedetelo a Obama, o a Renzi.

Su wikipedia lo Storytelling è descritto in questo modo “Lo Storytelling Management è una disciplina ampia e articolata che, basandosi sui principi della narrazione applicata all’impresa, genera un vasto assortimento di strumenti, cartacei, digitali e relazionali che possono essere applicati a diverse aree o funzioni aziendali, come per esempio”

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