Se un paio di mesi fa mi avessero detto che ad Agosto mi sarei trovato a scrivere di alluvioni e dissesto idrogeologico, sinceramente non ci avrei creduto. Eppure eccoci qua. Cinque giorni fa le ultime vittime, a Treviso. Pare che il torrente che ha travolto alcune persone che stavano tranquillamente mangiando ad una festa paesana, si sia ingrossato per colpa di alcune rotoballe che ne ostruivano il deflusso. Il colmo è che, in quel momento, non stava nemmeno piovendo.
Per chi cerca scuse, questa è l’estate delle piogge anomale. Effettivamente ha piovuto – e parecchio – ininterrottamente da Giugno. Se ne sono accorti gli agricoltori, che denunciano una stagione in ritardo. Se ne sono accorti gli operatori del turismo che, specialmente nelle regioni dell’alto Tirreno e Adriatico, la “stagione” non l’hanno ancora vista. Un danno, quantificato dalle associazioni di categoria, tra i 100 e i 200 milioni di euro.
Secondo gli esperti, il Luglio appena trascorso pare essere quello più piovoso dal 1899 (anno della prima archiviazione dell’Osservatorio Milano Duomo) con dei livelli di precipitazione – misurate in millimetri – pari a quelli ottembrini. In pratica, saremo passati direttamente dalla Primavera all’Autunno. Ma non è questo quello di cui vorrei parlare.
Quello del quale dovremmo occuparci – seriamente – è perché, come ogni volta che succede una tragedia simile, abbiamo la bravura – direi la “puntualità” – di farci sempre trovare impreparati. Oggi è una rotoballa ad ostruire un fiume. Ieri, un sottopassaggio allagato ad inghiottire un auto. Domani, sarà una frana che investe una strada. Perché il caso esiste, certo. Ma quando diventa ricorrente, non è giusto parlare dell’elemento casuale, quanto di quello causale. Da alcune stime riportate sul Sole24Ore, l’81 % dei Comuni italiani presenta, sul suo territorio, aree in dissesto idrogeologico. A differenza di altri problemi più localizzati, il pericolo di frane e alluvioni (insieme ai terremoti, a dire il vero) sembra coinvolgere tutte le regioni italiane. E l’evolversi del clima negli ultimi anni – da un clima mite ad uno con caratteristiche sempre più tropicali – ci dovrebbe far percepire a pelle l’importanza di mettere in sicurezza il nostro territorio.
Ero piccolo, e davanti alla televisione scorrevano le immagini delle alluvioni in Campania o di quelle in Versilia. Senza arrivare a quelle del Veneto di qualche anno fa. Già all’epoca si parlava di opere straordinarie, di piani faraonici. Pochi giorni fa, il Governo ha (ri)annunciato un piano da 4 miliardi di euro – chiamato #italiasicura – per risolvere il dissesto idrogeologico. Non entro nel merito di quelle cifre e, soprattutto, visti i periodi, del loro reperimento. Io propongo, però, che si sblocchi da subito una cifra simbolica, ad esempio il 25%, delle risorse accantonate dai Comuni cosiddetti “virtuosi” tramite il meccanismo del Patto di Stabilità. Nel Comune dove sono stato eletto Consigliere Comunale, Collesalvetti, di circa 17.000 abitanti, la cifra in questione sarebbe appena superiore ad 1.100.000 euro. Quasi 70 euro pro-capite. Certo, non la manna dal cielo, ma sarebbe già qualcosa, soprattutto se queste risorse fossero impiegate per le opere di manutenzione. Perché sì, quello che serve – e manca – è proprio la manutenzione. Manutenzione che significa prevenzione. Perché, come dicono gli antichi, prevenire è meglio che curare. Se a questi cifre, poi, fossero aggiunte parte dei fondi europei per la programmazione 2014-2020 e fossero destinate magari ad opere più grandi, qualche risultato in termini di maggiore sicurezza e “stabilità” del territorio lo si avrebbe sicuramente. E non voglio parlare dei posti di lavoro generati o della spinta all’economia di un tale intervento pubblico, perché ci tengo a non andare fuori tema. É innegabile, però, che i benefici si vedrebbero, eccome.
Ma da qualche giorno è tornato il bel tempo e pare (speriamo) che sia destinato a durare per tutto il mese di Agosto. È tempo di vacanze, quindi tutto tace. Almeno fino ad Ottobre. Almeno fino alla prossima alluvione.