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Un secolo di regolamento di polizia urbana

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Tra i vari festeggiamenti e ricorrenze che cadono ogni anno, il secolo di vita del regolamento di polizia urbana del Comune di Livorno è decisamente un evento degno di nota (e qui ci vorrebbe la voce dei cinegiornali dell’EIAR, che con enfasi e italico slancio, rimarcherebbe il valore assoluto delle leggi stipulate dai nostri padri fondatori).

Esatto signori, proprio qualche giorno fa cadeva l’anniversario del regolamento di polizia urbana del nostro amato comune, con delibera di urgenza del 14 luglio 1914. Delibera di urgenza un secolo fa e solo qualche ritoccatina negli anni 80 e 90…ma stando ben attenti a non rovinare una perla di tale saggezza storica. Basti pensare che lo stesso è stato messo online solamente l’anno scorso, mentre quasi tutti i comuni d’Italia ne avevano pubblicata una copia sul proprio sito istituzionale ormai da diversi anni. Ma nessuno vanta un regolamento vecchio di cento anni…

Se avete mezz’ora da spendere in relax, fatevi un giro sul nostro regolamento e subito all’Art. 2, che regola la normativa del suolo pubblico, alla lettera a) balza agli occhi la dicitura “…vetture di piazza, salvo gli obblighi stabiliti per i pubblici cocchieri…”. Siamo ancora ai pubblici cocchieri, come Cenerentola!!

Ancora all’Art. 3 che tratta la normativa sulle insegne luminose, si nota un fervore nazionalistico tipico dell’italico carattere, molto in voga nell’ante guerra (e qui siamo nell’anteguerra del 1914, quando il fascismo non era nemmeno nei pensieri di Mussolini, al tempo socialista anche se in rotta per la sua posizione interventista). Si impone infatti “…tutte le iscrizioni dovranno essere in lingua italiana. Vi potrà tuttavia essere unita una traduzione in lingua straniera, purché tale dizione sia sempre in caratteri minori di quella italiana”.

E si potrebbe andare avanti ancora, con l’Art. 7 che parla di baracche per lo spettacolo con saltimbanchi e simili, “…che dovranno avere un adatto recipiente per le deiezioni delle persone”, quindi un bel secchio per pisciare!

Ancora, l’Art. 12 è dedicato esclusivamente ai lustrascarpe, come nei film di Al Capone.

L’Art. 22 proibisce addirittura la circolazione di carri e barrocci in Via Grande, Via Cairoli, Viale Italia e Principe di Napoli (che al momento mi sfugge dove possa essere), ma anche di carretti e barroccini. Attenzione che l’ammenda potrebbe essere anche di 1 lira!

L’Art, 24 parla di gare tra cavalli e si raccomanda di non schioccare la frusta inopportunamente o in modo molesto per il pubblico (a me capita spesso sulla variante ad esempio), oppure l’Art. 27 prevede che gli uomini non si sostituiscano alle bestie nel trainare i carri oppure che ce ne siano a sufficienza per trainare le travi di legno o di ferro sui carri matti…i carri matti, non ne conoscevo neanche l’esistenza fino ad oggi!

Seguono una serie di articoli modificati nel 1992 sulla velocità delle bestie e sul numero delle stesse per i vari mezzi che possono circolare (nel 1992, non nel 1959 o nel 1970) e questo mi fa ben sperare che gli altri articoli resteranno in vigore ancora per qualche lustro, nel rispetto della nostra memoria storica, sempre con italico fervore ovviamente.

L’Art. 48 bis ci ricorda che è severamente proibito il turpiloquio e la bestemmia, come nei reality.

E ora uno dei miei preferiti, con il quale l’Amministrazione ha osteggiato spesso i pubblici esercizi, l’Art. 70, comma 3: “…salvo casi eccezionali, le musiche non possono suonare, entro l’abitato del territorio comunale, dalle ore 24 alle ore 6…” proseguendo poi con le varie misurazioni dei db e delle zone in cui è suddivisa la città. Questo Articolo è stato modificato recentemente, dopo numerose proteste e palesi contraddizioni dovute al fatto che nel 1914 non esistevano nemmeno gli amplificatori per voce e strumenti, ma solamente le mitiche bande e orchestre, sempre di italica bravura.

E ancora l’Art. 71 che regola specificatamente i suonatori di organetto o di altri strumenti, i cantanti girovaghi, i saltimbanchi e i giocolieri che possono esercitare per strada, entro la cinta daziaria si intende, solo se inabili al lavoro, altrimenti niente, non si suona e il sindaco non vi darà il permesso, mettetevi l’anima in pace (e andate a lavorare, che è pieno di gente che offre lavoro oggi giorno, cioè nel 1914).

L’Art. 74 vieta ogni tipo di gioco per strada, invitando tutti a fare sport fuori città, in campagna e nelle aree verdi. Peccato che ormai la città ha assorbito questi spazi, non come nel 1914, quando la campagna iniziava già in Piazza della Repubblica…

E che dire dell’Art. 80, una vera perla. Un intero articolo dedicato al trasporto dell’acqua selz e gassata, con carri che devono essere rigorosamente ricoperti di rete metallica.

Gli Art. dal 81 al 84 riguardano i cani e ovviamente sono stati aggiornati, sotto la spinta emotiva dell’opinione pubblica che ovviamente tiene più ai propri animali domestici che al vicino di casa.

L’Art. 90 ci permette di fare il bagno in porto e nel mare purché decentemente coperti. Quindi dite a Belen che non può venire a fare il bagno a Livorno!

Il Titolo VI tratta di Teatri e Spettacoli Pubblici con 3 articoli in cui si dice solamente di appellarsi al sindaco per avere le varie autorizzazioni, senza un disciplinare, una normativa o simili. Ovviamente nel 1914 fare uno spettacolo in strada o in teatro era enormemente differente dai giorni nostri ma la normativa non è mai stata modificata.

Ho scherzato ovviamente, andando a ricercare citazioni e articoli particolari, che un secolo fa avevano diritto di essere menzionate nel regolamento di polizia urbana. Oggi il tutto suona parecchio distante e poco chiaro.

Non si tratta di modificare gli articoli che ho elencato, ma di riscrivere completamente il regolamento, aggiornandolo ai giorni nostri e rendendolo chiaro e fruibile per tutti i cittadini, ampliando bene tutta la normativa sui locali pubblici e specificando diritti e doveri di cittadini, commercianti, lavoratori e ripartendo dal fatto che oggi esistono internet, i cellulari, le auto elettriche, la crisi globale, gli aerei, la musica elettronica, i satelliti e sono passati due conflitti mondiali, la guerra fredda, l’Unione Europea, la crisi in Medioriente, il ventennio berlusconiano, gli anni di piombo, il terrorismo islamico e potrei andare avanti ancora tanto.

In fin dei conti in un secolo ne succedono di cose, ma non per il nostro Regolamento di Polizia Urbana, uno dei più vetusti dell’intero territorio nazionale (e qui rientra la mitica voce dell’EIAR).

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