Federica Falchini ci ha voluto dare il suo contributo con un articolo che ci racconta la passione di un uomo: quella per l’arte, l’arte di ieri e di oggi. Carlo Pepi: un collezionista d’eccezione. Buona lettura!
Qualche buona…ottima notizia: Carlo Pepi e la sua collezione
di Federica Falchini
Qualche buona…ottima notizia. Parliamo di miracoli che ogni tanto accadono e sono miracoli a regola d’arte. E di arte, appunto si tratta. Arte di tutti i secoli e di tutte le provenienze conservata, custodita e collezionata con una passione e devozione fuori dal comune. Il Dott. Carlo Pepi risiede e vive in campagna, a poche decine di chilometri di distanza da Livorno e lì ha realizzato nel corso di un’ intera vita una collezione infinita di opere d’arte, la cui quantità si perde e si confonde in una cifra a quattro zeri. Questo non può che essere un miracolo e Carlo Pepi il suo demiurgo. Conosciuto a livello nazionale per aver contestato da subito le false teste di Modigliani trovate nei fossi di Livorno nel 1984 – vicenda per la quale si è guadagnato diversi oppositori, ma anche dei meriti senza pari – Carlo Pepi nel 1994 viene chiamato dagli Stati Uniti dal prof J. Beck per divenire Direttore delle sezione falsi e contraffazioni dell’Associazione Internazionale Artwatch. Con questa carica solleverà grandi dubbi sulla veridicità di opere di Leonardo, Michelangelo e altri. Passione e spiccata sensibilità, potremmo dire, genetica e passione incondizionata, hanno guidato la carriera e gli affari d’arte di questo signore che mi apre la sua casa museo a Crespina e mi invita a osservare la sua collezione. Sapevo già che la sua collezione di opere d’arte raggiungeva più di qualche zero in quantità, ma stare in mezzo a tutta quella mole di splendore fatta di quadri, disegni, incisioni, libri, carteggi, ricordi, non è una cosa a cui ci si può preparare. L’emozione corre su altri binari. Una casa con migliaia di inquilini dipinti e colorati che ho visto nei corridoi, nella sale, nelle camere, nei bagni: una casa come una gigante Wunderkammer, un luogo assoluto di meraviglie. Carlo Pepi mi elenca concreto tutti i nomi degli artisti che via via incontriamo nei vari ambienti della casa e che sono primo fra tutti Giovanni Fattori, Ugo Manaresi, Leonetto Cappiello, Renato Natali, Voltolino Fontani, Ulvi Liegi, March, Vincenzo Cabianca, Antonio De Witt, Silvestro Lega e ancora Joan Mirò, Kandinskij, Goya e Keith Haring.
È veloce Pepi nell’andamento della visita, passa in rassegna da un ambiente ad un altro e ne capisco più tardi il motivo. Un’altra casa museo mi aspetta poco dopo, poco distante da questa. E lì anche il giardino che circonda la casa parla d’arte: istallazioni che dialogano con la natura e gli ambienti sotterranei, un albero di luce, una sagoma candida e sottile che cambia il suo luccicare al moto del vento (L’anima dell’albero, Checco Ragni), un albero dal tronco rosso, le cui ‘viscere’ portano simbolicamente dolore e passione (Habitat, Gloria Campriani). Nei nuovi ambienti trovo moltissime opere recenti di artisti contemporanei poco noti ai più, ma che hanno contribuito allo sviluppo del linguaggio artistico nazionale. Un corpus di opere che svela l’intimo presupposto del collezionismo di Carlo Pepi.
Mi spiega che, il motivo principe è possedere l’intera opera di un singolo artista o di un gruppo con l’intenzione di ricostruire e di lasciare memoria dell’intero iter creativo che è fatto di cambiamenti, abbandoni e ritorni intrecciati indissolubilmente alla vicenda umana dell’artista.