Quante volte ho pensato “l’Italia non è un paese per donne”.
Abbiamo dovuto sopportare per anni un premier che faceva “cene eleganti” con minorenni e veline varie che pagava (ma solo perché era un benefattore eh! ). Adesso siccome ci sono due ministre giovani e carine dobbiamo assistere ad allusioni sessuali solo perché una di loro mangia un gelato nella propria macchina, oppure sondaggi online su come rende il fondoschiena dell’altra in una foto scattata al mare.
Poi però guardo oltre i confini e vedo che c’è chi sta peggio. Parte dalla Russia e fa il giro del mondo la notizia (ancora non è dato sapere se sia una bufala o no) che la deputata (Sottolineo la “A” perché si, è una donna!) Yelena Borisovna Mizulina presidente della Commissione parlamentare per le donne avrebbe proposto di inviare per posta ad ogni cittadina russa lo sperma del Presidente Putin. La spiegazione di questo orrore e ricatto sarebbe stata quella di migliorare la situazione demografica del Paese e di “espandere la grandezza russa attraverso il materiale genetico del Presidente” promettendo poi che i bambini (ovviamente i maschi) nati dal Presidente, in futuro studieranno in un collegio militare e faranno parte dell’élite politica russa.
Come citavo sopra ancora non è arrivata una conferma ufficiale, c’è chi dice sia una bufala, chi no, io spero vivamente per la prima perché altrimenti sarebbe un oltraggio senza precedenti.
Passando dai governi alle multinazionali, la situazione non migliora. Facebook e Apple, per esempio, danno incentivi finanziari alle dipendenti che decidono di congelare i propri ovuli per rimandare la maternità, dedicandosi completamente alla carriera.
Anche qui la prima parola che mi viene in mente è ricatto “rinuncia alla tua età fertile e avrai delle promozioni”.
Se ne potrebbero citare molti di questi esempi, nel piccolo e nel grande, e le donne nella società di oggi, per quanti siano stati i passi avanti, sono ancora svantaggiate rispetto agli uomini e infatti, sono poche quelle che ricoprono ruoli di potere.
Vorrei poter dare tutte le colpe agli uomini maschilisti e retrogradi ma purtroppo non è così. Ci sono donne che sono più maschiliste degli uomini. Un esempio italiano è certamente l’ex giornalista del TG3 Costanza Miriano autrice del libro “Sposati e sii sottomessa” (che ha fatto scandalo in Spagna) diventato tra i più letti dalle “Sentinelle in piedi” (movimento ultra-cattolico che si oppone alla legge contro l’omofobia). Ovviamente mi rifiuto di comprare e tantomeno leggere il libro, ho trovato però dei passaggi online che dimostrano come a volte le donne siano le più nocive per le altre donne. Ad esempio “La donna deve uscire dalla logica dell’emancipazione e riabbracciare con gioia il ruolo dell’accoglienza e del servizio” e ancora “troppe donne sono in lotta con i mariti e diventano insopportabili. Solo perché non hanno capito il segreto dell’accoglienza e della sottomissione […]”. Questo è solo un assaggio del suo pensiero, ma basta leggere il suo profilo Twitter per avere altre perle sulla sua ideologia.
Il punto è che per colpa di uomini o di donne ciò che impedisce l’emancipazione femminile sono gli atteggiamenti retrogradi o sessisti. Ecco io, per dirla con un francesismo, mi sono rotta il cazzo. Nel mondo politico in primis ma anche in quello del lavoro se una donna non è brutta, allora deve essere considerata la ragazzina facile che è vista solo come la “bella” di turno e nessuno mai si interroga sul fatto che magari è davvero brava. I ruoli di potere poi, sia nel pubblico e nel privato, sono restii a darli perché la maternità è considerato un ostacolo alla carriera. E poi io devo sentire nel 2014 una giornalista italiana che ha 4 figli e un lavoro impegnativo che incita le donne ad essere sottomesse.
Risponderei a lei, alle varie aziende che congelano ovuli, ai giornaletti che fanno articoli sessisti e alla mitica deputata russa, che non saranno certo loro a toglierci la nostra indipendenza e a convincerci di fermarci nel conquistarne ancora di più.
Chi vuole “sottomettersi” come Costanza faccia pure, ma io, come molte altre donne, continurò ad arrabbiarmi, a mantenere la mia indipendenza e a decidere da sola cosa fare dei miei ovuli. A lottare, insomma, perché questo, prima o poi, diventi un mondo per donne.