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Nella storia di un moderno ‘fanciullo selvaggio’, il dramma della ex Jugoslavia

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Nuovo articolo della nostra guest blogger cinematografica, Donatella Nesti che ci presenta un film davvero molto interessante nelle sale cinematografiche.

Buona lettura

Nella storia di un moderno ‘fanciullo selvaggio’, il dramma della ex Jugoslavia
di Donatella Nesti 

Di quello che è successo nella ex Jugoslavia non si parla mai abbastanza anche se il dramma ricorre spesso nei racconti, nei documentari, nel cinema.

Ora nelle sale un film che ci riporta al clima terribile del scolo scorso quando i vicini di casa cominciarono ad odiarsi ed a spararsi. Un clima avvelenato che non risparmiò nessuno soprattutto donne e bambini come ci ricorda il film “No one’s child” (Figlio di nessuno) opera prima di Vuk Rãumovič premiato a Venezia ora nelle sale e tratto da una storia vera. Una vicenda che ricorda quella del ”Fanciullo selvaggio dell’Aveyron” trovato in Francia nel 1800 che ispirò il bellissimo film di Truffaut.

Il piccolo selvaggio immortalato dal regista francese fu seguito nella realtà da Jean Itard un medico segnato dalla cultura illuminista in una Francia che credeva nell’uomo e nel progresso. Nel film “Figlio di nessuno”un gruppo di cacciatori trova nel bosco un bambino cresciuto in mezzo ai lupi, dei quali ha adottato le sembianze e lo stile di vita: non parla, non cammina, ringhia e morde chiunque lo avvicini.

Il bambino, chiamato Haris, viene spedito in un orfanotrofio di Belgrado, dove inizialmente rifiuta ogni contatto e ogni forma di educazione, poi, grazie alla presenza di un assistente sociale e all’amicizia con Zika, un ragazzo più grande, esce gradualmente dallo stato animale per ricongiungersi con la propria natura umana.

Ma Il piccolo bosniaco Haris, inviato per la rieducazione in un orfanotrofio in Serbia, deve sopravvivere in una terra da sempre luogo di scontri e avere per maestri più la strada e i cattivi compagni che dei veri insegnanti. Ben presto Haris scopre di essere bosniaco perché un gruppo di ragazzi serbi lo apostrofa come “sporco mussulmano” e la vita di Haris diviene il simbolo di una assurdo conflitto tra etnie e religioni nella ex Jugoslavia.

Non si può fare a meno di pensare che siano stati migliori i lupi, veri custodi del ragazzo. Bravo il giovane Denis Murič, protagonista di “No one’s child” opera prima di Vuk Rãumovič vincitore della “Settimana della critica”ed applaudito dal pubblico grazie all’uso essenziale della macchina da presa.

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