Oggi parlo di Fuoricomeva. Magari molti di voi sanno già che cos’è, altri iniziano a conoscerci da oggi e altri ancora lo faranno in futuro. Facciamo finta che questo sia un punto zero, un breve articolo di riepilogo, sintesi e rilancio di quello che facciamo su questo blog. Intanto vi dico subito che siamo 24 blogger, che abbiamo dai ventitré ai quaranta anni, che siamo livornesi.
Sono 4 le parole d’ordine su cui abbiamo costruito questo progetto: consapevolezza, politica, sfida, valori.
Quando abbiamo cominciato, abbiamo subito lavorato sulla consapevolezza. Il che ha significato il cercare di conoscere le cose che accadono intorno a noi, come queste accadono, cercarne il perché. Per essere consapevoli bisogna appunto conoscere. Tutto questo lo abbiamo declinato con il seguire i fatti del giorno, intervistare persone, visitare luoghi o mostre, incontrare associazioni o organizzazioni varie. Ognuno di noi ha molto semplicemente attivato un sistema relazionale e di quotidianità che poi ha messo al servizio del gruppo. Fuoricomeva è stata la domanda, ed è diventato il nostro brand.
La politica era quello di cui volevamo parlare. Politica nel senso più ampio del termine. La stagione in cui viviamo è passata alle cronache come una stagione di forte antipolitica. Ognuno di noi aveva però la voglia di dire la propria opinione, di esprimerla in un articoletto periodico, dichiarando apertamente che l’antipolitica non esiste. C’è un rifiuto di alcune forme del fare politica, di alcune strutture per molti logore, ma alla fine cambiando strumenti, il desiderio di occuparsi di ciò che ci circonda fa parte della natura umana. Per cui, la politica, sopravvive sempre. Un blog è stato vissuto da tutti come quel canale dal quale far partire qualche concetto e provare a mettersi in discussione.
La sfida è stata conseguente: esprimere la propria opinione significa esporsi a critiche e divergenze. Ma significa dimostrare anche di avere qualcosa da dire. Scrivere permette di lasciare un segno e di fare opinione, sia essa positiva o negativa. Lasciare un segno vuol dire sfidare le altre generazioni a cimentarsi con le nostre parole, non con la nostra età. Essere giovani non può essere un alibi. In Italia per troppo tempo ci siamo raccontati una storia che ha congelato il tempo della maturità dei ragazzi e delle ragazze che in altre parti del mondo vengono chiamati uomini e donne. Il contesto lo ha imposto, noi lo abbiamo accettato.
Alcuni valori di fondo ci tengono uniti. L’antifascismo, la democrazia, la legalità, il senso della storia, la solidarietà, la tutela dei diritti, l’uguaglianza. Valori semplici ma che inseriti in un contesto politico fanno pendere le valutazioni da una parte piuttosto che da un’altra. Quando si crea un gruppo, l’armonia che ne consegue deve avere fondamenta solide. Abbiamo scelto questi valori come fondamento e non l’appartenenza a qualche partito politico, seppur alcuni di noi ne facciano parte.
A questo punto qualcuno penserà che l’ho fatta troppo lunga. Forse è vero. Ma dietro ogni cosa c’è una storia da raccontare, e dopo due anni, 5 minuti di riepilogo non sono poi tanti.
La politica non è un mondo chiuso. Ecco il senso del nostro impegno