Parlare di immigrazione, di questi tempi, è parlare di Europa. È parlare di molte cose insieme: i fenomeni migratori, il dramma umano, gli aspetti giuridici del diritto di asilo, delle storture del sistema o delle inefficienze. Trovo che sia molto becero e superficiale l’atteggiamento di politici e cittadini che impostano il dibattito su slogan confezionati e ridicoli come “perché non li ospitate a casa vostra”, e sulle varie bufale che circolano riguardo ai migranti che si lamentano del mancato WiFi negli hotel a 3 stelle dove vengono ospitati, o dei millantati 30/50 euro al giorno che ricevono. Ma non è su questa informazione spazzatura che vorrei focalizzare il discorso, ma piuttosto offrire una visione più oggettiva e realistica dei fatti.
Prima di tutto il dibattito sull’emergenza migranti è terreno di scontro politico, in cui si dimenticano spesso alcuni elementi fattuali molto rilevanti riguardo all’Unione europea e ai suoi Stati membri sul tema immigrazione. Tutti attaccano l’Ue e la sua incapacità di gestire i flussi migratori, dimenticando che l’Unione ha al riguardo una competenza molto limitata, perché gli Stati membri non hanno voluto dargliela. Sono gli Stati membri che si coordinano vista la natura chiaramente sovra-nazionale del problema, eppure nonostante questo sono state le istituzioni sovranazionali dell’Unione, in primo luogo la Commissione Juncker, che hanno fatto una proposta europea di redistribuzione dei rifugiati, cercando di trovare un accordo tra gli Stati membri.
Un’altra questione di rilievo riguarda la distinzione tra migranti economici e rifugiati, cioè coloro la cui richiesta d’asilo è stata accolta. Le regole internazionali – Ue e Onu – prevedono che chi fugge da GUERRE, PERSECUZIONI e SIMILI (perché è sempre giusto ricordare da cosa fuggono queste persone) abbia diritto all’asilo e alla protezione temporanea. Le regole europee prevedono, ovviamente, che il primo Stato di arrivo (in questo caso l’Italia) sia quello che valuti la richiesta d’asilo e, sulla base dei requisiti richiesti, se accordare lo status di rifugiato o meno. Nel secondo caso provvederà all’espulsione, nel primo all’emissione di un documento che autorizzi la permanenza, e che permette di muoversi nell’Unione. Il nodo dunque è se l’Italia sia in grado di valutare le richieste d’asilo e provvedere alle espulsioni o al riconoscimento dello status di rifugiato. Non si può semplicemente mettere i migranti senza documenti su un treno verso un altro Paese, giusto per liberarsi del problema. Se questa è la soluzione italiana, è evidente che non si potrà contare su nessun tipo di solidarietà.
Tutto ciò quindi ci riporta all’assoluta necessità di una politica estera e di sicurezza europea per stabilizzare il Medio Oriente e il Nord Africa. Solo con l’unità politica l’Europa può provare a stabilizzare le aree limitrofe e limitare così l’afflusso di migranti. Ma invece di affrontare il problema all’origine, lo consideriamo come una questione di ordine pubblico, litigando tra noi, fomentando lo scontro la chiusura e l’odio razziale, quando servirebbe invece unità d’intenti, rispetto delle regole e un pizzico di empatia. D’altronde l’unico nostro merito è stato avere la fortuna di nascere dalla parte giusta del mondo.
Detto ciò, mentre a Ventimiglia si assiste alla pagina più triste dello spazio Schengen, vorrei portare alla vostra attenzione l’azione proposta dalla Gioventù Federalista Europea di Firenze. In occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato, introdotta nel 2001 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, il 20 giugno 2015 la sezione fiorentina della GFE si attiverà nell’ambiente cittadino per concretizzare il proprio impegno inteso alla creazione di una “base di informazione e consapevolezza per quanto riguarda la questione dell’immigrazione in Europa e la necessità di avere delle istituzioni federali”.
Lo scopo dell’iniziativa da parte dei giovani di questa associazione è incontrare i cittadini e la società civile suggerendo delle soluzioni concrete al problema dell’immigrazione: è senz’altro necessario che le istituzioni europee procedano alla formazione di un diritto di asilo europeo e ottengano dagli Stati membri un equo sforzo per l’accoglienza dei rifugiati; è pure auspicabile che la cooperazione tra gli esponenti dell’Unione si rafforzi dotandosi di strumenti di azione comune; tuttavia, ciò che in ultima analisi è veramente indispensabile è una politica estera europea unica. Solo una Federazione Europea, infatti, può farsi carico nel mondo di un simile potere politico, diplomatico e militare, e mobilitare le risorse necessarie a risolvere il problema, ormai endemico, dell’immigrazione: questo potrà essere fatto favorendo lo sviluppo del continente africano, come l’Unione africana vorrebbe favorire varando un nuovo tentativo di costituzione di un mercato unico entro il 2025.
Per questo vi consiglio di fare un salto in Piazza della Repubblica e al parco delle Cascine (zona ippodromo, dove si terrà il concerto per il World Refugee Day) a Firenze e al mercato cittadino di Pistoia. La GFE sarà lì dalla mattina per incontrare, discutere e sensibilizzare: non possiamo restare indifferenti ad un problema come questo. Un problema che non può essere affrontato se non con uno sguardo europeo.