Parliamo di politica, più o meno seriamente.

Dipende dal clima, siamo meteoropatici.

Parliamo di politica, più o meno seriamente.
Dipende dal clima, siamo meteoropatici.

E la chiamano estate

Condividi

Facebook
Twitter
Telegram
WhatsApp

Afa, umidità, zanzare. Aria condizionata nei negozi, inferno fuori. Mare tiepido, sabbia che ti ustiona la pianta dei piedi. E niente, le mezze stagioni non esistono più da un pezzo, e le stagioni piene – nella fattispecie l’ estate – non sono più quelle di qualche lustro fa. Facciamocene una ragione: l’ Italia non è più il paese dal clima temperato. Ormai comincia a fare caldo da fine aprile a metà ottobre. Questa stagione – totalmente inutile – ha fagocitato quasi tutta la primavera e minaccia seriamente l’inizio dell’ autunno. Con buona pace di chi non ama il caldo e i suoi derivati: gente che ti suda accanto, afa smisurata, persone che abbracciano i ventilatori e, ancora, folle che galoppano nei centri commerciali iper climatizzati. E se l’estate fosse una invenzione dei commercianti della grande distribuzione? Potrebbe anche essere.

Come si fa ad amare una stagione dove la temperatura media stanca il corpo e l’anima, dove la notte la notte è un girarrosto (cit.), dove per poter stare al sole e non rischiare melanomi seriali bisogna fare il bagno nella crema protezione 50? Sono crudo, lo so. Ma vi sembra questa la stagione adatta, ad esempio, per chi lavora? Ha ragione il mio amico Gabriele, che qualche giorno fa ha pensato un nuovo assioma:

1) “il lavoro nobilita l’uomo”

2) il caldo è il nemico del lavoro

Per la proprietà transitiva se ne deduce che IL CALDO ABBRUTISCE L’UOMO.

Se volete parliamo delle zanzare. Io amo gli animali eh, ci mancherebbe. Fatto sta che il rincorrere le seccatrici per casa, alle 2 di notte, con il caldo che ti attanaglia se esci dalla stanza climatizzata, mi fa diventare – in mezzo alla fase rem – particolarmente cacciatore. E così i muri di casa mia diventano come la pelle della Pimpa. Ed il mio corpo un martoriato prelievo di sangue pizzicoso. L’ unico felice è l’ imbianchino.

Ma parliamo anche delle ferie. Di solito una persona normale, andando in ferie, dovrebbe auspicare un momento di relax e riposo, con un ambiente ideale per la mente e il corpo. In questa stagione, quasi fosse un retaggio naturale o un postulato, ci si deve divertire per forza. E allora via alle code interminabili in autostrada, alle grigliate seriali, alla gara della tintarella. Le ferie sono libertà. Forse provvisoria.

E poi il mare. Parla uno che ci è nato, intendiamoci bene. Ditemi dove sta scritto che d’ estate si deve per forza andare al mare. Ma se uno si annoiasse del binomio ombrellone/tuffo? O se qualcuno odiasse prendere il sole? No, in questa società (forse italiana, probabilmente mediterranea, sicuramente labronica) la cosa non è contemplata.

Sorvolo sulle meduse e sul batterio fecale che inquina il mare, in questa stagione meravigliosa nuotare rischiando bruciature (o altro) diventa addirittura poetico. La sola idea mi fa venire voglia di andare lontano per 3 mesi. In inverno c’ è chi vuole svernare, è un termine molto usato. Ecco, io vorrei estivare.

Ultimi articoli