Uno, due o dieci contratti di un’artista che saltano sono nulla rispetto a una notte di un bambino in metropolitana con le bombe che gli esplodono sopra la testa.
In questi giorni di conflitto – attori principali Russa e Ucraina – si è scatenato un dibattito intorno alla possibilità di far esprimere artisti internazionali rispetto al tema guerra.
E così, colei che è considerata oggi una delle più grandi cantanti liriche internazionali, Anna Netrebko, dopo varie esortazioni social è stata quasi costretta a rilasciare una dichiarazione a proposito: “Obbligare gli artisti o qualsiasi personaggio pubblico a dare voce alle proprie opinioni politiche in pubblico e a denunciare la propria patria non è giusto. Questa dovrebbe essere una libera scelta”.
Ciò detto, si è poi dichiarata contraria alla guerra.
Il vero caso però riguarda il direttore d’ orchestra Valery Giergev, 68 anni, uno dei musicisti più potenti e acclamati nel mondo della musica classica, dichiaratamente vicino a livello politico al presidente Putin. Il maestro Giergev dirige da lustri le più prestigiose orchestre del mondo, è stato il primo a portare nelle più importanti capitali esecuzioni integrali di Shostakovich, di Prokofiev e di Čajkovskij.
Dirige sostanzialmente quasi l’intero repertorio russo, è riconosciuto tra i massimi esecutori, ovunque.
Ecco cosa è successo qualche giorno fa a Milano, al Teatro alla Scala: in cartellone c’ è l’ opera “La dama di picche” di Čajkovskij. Il direttore è proprio Gergiev. Il sindaco di Milano Sala invia una lettera al maestro dove chiede una presa di distanza dalla guerra. Il maestro non risponde e se ne va, lasciando la produzione.
E qui si scatena il dibattito social (e non): giusto o no che i temi politici contaminino, in qualche modo, il mondo artistico? Giusto che in un momento come questo si chieda ad un artista russo di schierarsi rispetto alla guerra in atto?
Ci vorrebbero molti più caratteri di quelli che ho a disposizione per avviare una riflessione su questo tema.
Faccio però mio il pensiero espresso da Bruno Nicoli su Facebook (Direttore dei complessi musicali di palcoscenico presso Teatro alla Scala):
“Penso che chi oltre a fare (benissimo) il suo mestiere fa politica, è giusto che risponda politicamente. Nessun mestiere, anche il più alto, e nessuna capacità, anche la più formidabile, possono dare un lasciapassare speciale che ti permetta uno status privilegiato di ‘artista’ quando usi la tua visibilità per fare anche il testimonial politico. Comunque uno, due o dieci contratti di un’artista che saltano sono nulla rispetto a una notte di un bambino in metropolitana con le bombe che gli esplodono sopra la testa”.
Per dovere di cronaca, qualche giorno fa il maestro russo Boreyko ha aperto il concerto dell’ Orchestra Verdi di Milano con l’inno ucraino.
Foto presa da www.mezzo.tv