La battaglia delle destre per affossare il ddl Zan introduce un nuovo reato universale.
Proprio mentre il Partito Democratico ha deciso di ripresentare in Parlamento il testo originario del ddl Zan, a sei mesi dal suo affossamento in Senato, con l’obiettivo di dare finalmente una legge concreta in tema di omotransfobia, sui diritti civili le destre hanno voluto tener fede alle proprie anacronistiche posizioni liberticide attraverso il recentissimo disegno di legge di iniziativa popolare sulla maternità surrogata, depositato dalla Lega e da alcune associazioni c.d. “provita” e che si unisce ai ddl depositati rispettivamente da Mara Carfagna e Giorgia Meloni alla Commissione Giustizia della Camera.
Che cos’è la maternità surrogata e che cosa si vuole proibire attraverso il ricorso all’istituto del reato universale?
La surrogazione di maternità è una forma di procreazione assistita in cui una donna provvede alla gestazione per conto di una o più persone, che diventeranno i genitori del nascituro. Tale rapporto viene sancito con un contratto che, sulla base della legislazione del paese, può essere a titolo gratuito o oneroso.
La pratica viene comunemente esercitata in numerosi stati al mondo nelle due modalità (gratuita o remunerata) e si stima che in Italia vi facciano ricorso qualche migliaio di coppie all’anno.
Partendo dall’assunto che la surrogazione di maternità sia un’offesa intollerabile alla dignità della donna e che vada a minare le relazioni umane, i proponenti dei tre ddl prevedono di qualificare tale pratica come reato assimilabile alla riduzione e mantenimento in schiavitù, considerandola addirittura come reato universale.
Ciò comporta che la violazione debba essere punita ovunque essa sia praticata, anche qualora la legge del luogo ammetta il comportamento vietato dalla norma italiana.
In situazioni normali, il concetto di reato universale viene applicato per quei crimini così gravi da richiedere la perseguibilità anche al di là dei confini nazionali, indipendentemente dal luogo in cui i fatti avvengano, in modo da permetterne la perseguibilità ovunque.
E’ un’eccezione ai principi generali del diritto, che dovrebbe essere applicata con estrema limitazione e non per rafforzare il divieto di comportamenti così caratterizzati dalla moralistica posizione personale.
Le destre, quindi, divise nel sostegno al Governo Draghi, nelle posizioni sul rapporto con l’invasore russo e nella gestione della pandemia, ritrovano l’unità quando si tratta di introdurre divieti ai comportamenti che dovrebbero afferire alle libertà all’interno dei diritti civili.
Nonostante la Consulta avesse chiesto che fosse il legislatore a porre mano ad una speciale procedura di adozione, per consentire la tutela del diritto del minore, di fatto, il Segretario della Lega Matteo Salvini, ammettendo la pratica, ha annunciato davanti alla Corte di Cassazione di aver presentato una proposta di legge popolare, e di essere intervenuto “contro l’utero in affitto e la maternità surrogata, la donna usata come oggetto e i bimbi venduti come merce scegliendo i colori degli occhi.”
Perché opporsi così strenuamente a questa attività?
Pur comprendendo chi, spinto da un forte credo religioso, non possa ammettere certi comportamenti così distanti dalle prescrizioni delle Sacre Scritture (ancorché esse, come tali, non potessero certo prevedere l’evoluzione della tecnica) e comprendendo che, qualora venisse ammesso dal nostro legislatore il pagamento della prestazione, avverrebbe un effettivo mercimonio del corpo della donna, con il rischio di tramutare la pratica in un effettivo sfruttamento di chi non può sostentarsi in altro modo, io ancora non capisco e non riesco a realizzare per quale motivo una libera donazione di un atto di amore non possa essere ritenuto ammissibile.
Come è possibile donare un organo o parti di organo in vita (es. rene o fegato o midollo) nonostante il divieto di traffico di organi, perché non potrebbe essere regolamentata anche la fecondazione assistita eterologa tramite maternità surrogata? Ad esempio, potrebbe essere regolato il c.d. ius poenitendi della madre, permettendo fino all’ultimo della sua gestazione di non rinunciare al proprio figlio.
Come nell’adozione, non può essere definito “genitore” esclusivamente chi effettua la gestazione, ma chi cresce il bambino, infondendo i suoi valori, dando i propri insegnamenti e il sostentamento, economico e morale che, anche ai fini di legge ne assume la potestà.
Pertanto, questa battaglia delle destre, soprattutto con questo tempismo, sembra più voler essere il fondamento di una legittimazione del divieto al riconoscimento di altri diritti civili in opposizione al movimento LGBT+ che una effettiva volontà di tutela della figura femminile in altre aree geografiche.
Non a caso, proprio quei partiti e quei movimenti che più di tutti si oppongono di fatto o di diritto alla completa equiparazione tra uomo e donna, si ergono a paladini della difesa di diritti che difficilmente troveranno in sede processuale un effettivo risultato se non quello di aggravare ulteriormente il fardello delle aule di giustizia.
Fonte foto: Huffpost Italia