Ogni cittadino vive le elezioni in modo diverso, chi più coinvolto e chi più distaccato. Ma c’è una categoria di mezzo che fatica a muoversi, tra sfiducia e dovere civico.
“Il giorno X ci sono le elezioni” ci dicono. Da qui, lo spartiacque dei cittadini.
C’è l’elettore convinto, che nei mesi precedenti le elezioni invade i social con post politici. Il suo profilo personale diventa la vetrina di informazioni-spot sul programma elettorale del partito simpatizzante, oppure un veicolo di diffusione di critica, satira o meme sui partiti avversari. Tra questi, alcuni sono iscritti a partiti o liste civiche, dedicando gran parte del loro tempo libero all’attività politica.
È la categoria verso cui l’elettore medio si pone con atteggiamento contrastante, tra ammirazione e diffidenza.
Da una parte, la stima per una persona ben informata e motivata, che si riconosce nelle idee di un partito e che ha le idee chiare.
Dall’altra, lo scetticismo nei confronti di alcuni che riservano tanto ardore all’attività politica: l’elettore politicamente attivo crede davvero di poter cambiare le cose o magari lo fa per ottenere un ritorno personale? (“è tutto un magna magna”).
Dilemmi a cui l’elettore medio non sa darsi risposta.
In posizione opposta, ci sono coloro che hanno preso netta distanza dalla politica. Tra questi c’è l’elettore non-elettore, quello che non si informa neanche più perché ormai è troppo scoraggiato. Si presenta alle urne per dovere civico, ma soprattutto per non deludere la cara nonna che sin da piccolo gli ha fatto capire quanto sia importante andare a votare.
Arriva al seggio a spalle basse, facendo ondeggiare la tessera elettorale; sembra che gli possa scivolare di mano da un momento all’altro. Ripensa alle parole che gli sono state dette sin dall’infanzia: se oggi abbiamo il diritto di voto, dobbiamo ringraziare le tante persone che sono morte.
“Piuttosto ci disegno un fiorellino, ma la scheda la imbuco”, pensa.
E così, esce dalle urne sollevato per aver assolto al suo dovere di cittadino, ma con l’amarezza di non essere stato veramente capace di scegliere.
Sulla stessa linea, ma in versione più estrema, troviamo poi il non votante.
A questa categoria appartiene chi, irremovibile, si astiene dal voto.
Non lo convinci in alcun modo: lo sai che votare è un dovere civico (art.48 della Costituzione)? Che astenersi non è una soluzione?
Qualunque cosa tu dica, la maggior parte delle volte il non votante risponderà con: “Lo so, ma non mi interessa. Sono tutti dei buffoni, mi rifiuto. Se nessuno andasse più a votare forse qualcosa cambierebbe.”
Se da un lato l’astensione può essere interpretata come una forma di protesta, dall’altro potrebbe sembrare un modo per il non votante di lavarsene le mani e di non perdere il proprio tempo ad informarsi di cose che non lo interessano.
Infine, tra le due direzioni più o meno estreme c’è la categoria più numerosa, quella dell’elettore medio. Il disilluso che non si arrende, che cerca di individuare “il meno peggio”, che non conta più sulla politica, ma che in fondo crede ancora nell’importanza di dare il proprio contributo allo sviluppo della società.
“Il giorno X ci sono le elezioni” ci dicono.
Inizia così la corsa all’informazione, frammentata e confusa, di coloro che non seguono e non amano la politica, che hanno le idee chiare solo su ciò che non vogliono.
Che cosa fa l’elettore medio, cittadino comune con una vita frenetica che si sente in dovere di andare a votare?
Tra una pratica e l’altra, in ufficio tenta di leggere qualche quotidiano online.
La sera a cena mentre il figlio urla nel seggiolone prova ad ascoltare qualche informazione al TG.
Legge frettolosamente un articolo trovato nella home dei social mentre si trova in un momento di pausa in bagno, finalmente solo.
Prova ad ascoltare con attenzione (anche se stanco) quel parente, amico o collega amante della politica che in vista delle elezioni argomenta euforico e critico i vari programmi elettorali (l’elettore convinto): “ah meno male, almeno mi fa un riassunto lui” pensa.
L’elettore medio è quello che arriva alle urne anche un po’ teso, consapevole della propria responsabilità, orgoglioso di sé nel momento in cui riceve il suo timbro, indipendentemente dalla scelta del voto.
Perché tutto sommato arrivare a quella scelta è stato faticoso.
Come posso io, elettore medio, ritrovare la giusta motivazione per informarmi nel quotidiano sulla politica nazionale e non solo in vista delle elezioni, semplicemente per il piacere di farlo?
Come posso io, elettore medio, credere a quello che leggo nei programmi elettorali, se ne ho già letti così tanti poi mai realizzati?
Come posso io, elettore medio, tornare ad appassionarmi alla politica che, a malincuore, è presente in ogni aspetto della vita quotidiana?
Tra cinismo e disillusione, è importante non perdere la voglia di partecipare, di far valere la propria opinione e di prendere una posizione, accettando anche di poter sbagliare.
Se in qualche modo vogliamo far parte della storia di questo Paese, è importante esserci, contribuire ad un percorso di trasformazione che, tra alti e bassi, si spera possa portare alla migliore evoluzione possibile della nostra società.