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Diritto di voto: a chi sì, a chi no

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Anche se in Italia non ci hai mai messo piede, ma hai degli antenati del Bel Paese, puoi votare. Sei un siciliano che vive a Milano, probabilmente non voterai. Siamo sicuri che nel 2022 il voto sia davvero garantito a tutti gli italiani?

Art. 48 della Costituzione della Repubblica Italiana:
“Sono elettori tutti i cittadini, uomini e donne, che hanno raggiunto la maggiore età.Il voto è personale ed eguale, libero e segreto. Il suo esercizio è dovere civico.
La legge stabilisce requisiti e modalità per l’esercizio del diritto di voto dei cittadini residenti all’estero e ne assicura l’effettività. A tale fine è istituita una circoscrizione Estero per l’elezione delle Camere, alla quale sono assegnati seggi nel numero stabilito da norma costituzionale e secondo criteri determinati dalla legge.
Il diritto di voto non può essere limitato se non per incapacità civile o per effetto di sentenza penale irrevocabile o nei casi di indegnità morale indicati dalla legge.”

Dalle elezioni politiche del 2006, il nostro ordinamento – grazie alla c.d. Legge Tremaglia del 27 dicembre 2001 – prevede la possibilità di voto per i cittadini italiani residenti all’estero iscritti all’AIRE (Anagrafe degli italiani residenti all’estero). Tale dispositivo prevede sia la possibilità di recarsi presso il Comune italiano in cui si risulta iscritti all’AIRE, sia di votare tramite la procedura di voto per corrispondenza tramite i consolati nei paesi di residenza.

Questa procedura ad ogni tornata elettorale ha mostrato enormi criticità, fino ad arrivare al caso limite del senatore Adriano Cario eletto nella circoscrizione “ESTERO B” nel 2018. Il senatore fu dichiarato decaduto dalla carica nel dicembre 2021 a seguito un voto in aula al Senato su un O.d.G. che chiedeva la mancata convalida della sua elezione, dopo che nell’ottobre dello stesso anno un perito calligrafico della Procura di Roma aveva dichiarato che, “esaminate 125 schede di una sezione e 100 dell’altra, non vi sono mani differenti per ogni scheda, bensì la presenza di gruppi di schede riconducibili alla stessa mano”.

Quindi, il sacrosanto diritto al voto del tutti i cittadini, nel caso dei cittadini residenti all’estero non è più personale libero e segreto.

Ci immaginiamo che il legislatore avrà preso provvedimenti per evitare che questi casi si ripetano. Ovviamente no.

Vero è che le percentuali di voto degli delle circoscrizioni estero non sono mai state stratosferiche: alle elezioni politiche del 2018 alla Camera su 4.230.854 eventi diritto le schede votate sono state 1.262.422 (tra cui le 125 di cui sopra) pari al 29,84% (fonte: archivio storico delle elezioni).

Inoltre, vista la possibilità di acquisire la cittadinanza italiana tramite lo ius sanguinis, acquisiscono diritto al voto per il parlamento italiano esseri umani che nello Stivale non hanno mai messo piede. Questo caso si pone all’estremo opposto rispetto a tutti quegli stranieri residenti in Italia che per diventare cittadini debbono superare un iter burocratico infinito che da se disincentiva la presentazione della domanda.

Senza nessuna volontà di paragonare le situazioni, ricordo come gli americani usavano lo slogan “no taxation without representation” durante la loro guerra di indipendenza, e tanti dei residenti non cittadini in Italia le tasse le pagano.

Per chiudere il cerchio, invece, un ventenne nato dall’altra parte del mondo, da genitori nati dall’altra parte del mondo, che ha un nonno cittadino italiano, potrà votare il 25 settembre, ma un ventenne siciliano che studia a Milano probabilmente non voterà perché una legge sul voto per i fuori sede ancora non l’abbiamo fatta.

Buon voto a tutti!

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