La capienza da quattrocento posti degli Hangar creativi di via Mayer non è stata sufficiente a contenere tutti quelli che ieri, 04 novembre 2022, si sono stretti attorno all’associazione Mezzaluna Rossa Kurdistan Italia.
Dopo i saluti del sindaco Luca Salvetti, fiero di questa ampia partecipazione, ad aprire la manifestazione è Alican Yildiz, copresidente dell’associazione MLRKI, che compie oggi i suoi sette anni. Il suo intervento è purtroppo costellato dagli orrori che il popolo curdo ha subito in passato e sta continuando a subire, nell’amaro silenzio e nella quasi totale indifferenza del resto del mondo.
Michele Reich, alias Zerocalcare, è l’ospite d’onore e la grande folla è anche merito suo. Il suo ultimo libro, No sleep till Shengal, uscito il 20 ottobre racconta proprio della situazione in quei luoghi, in particolare di cosa sta vivendo il popolo ezida.
“Spiegare la situazione del Kurdistan siriano ai tempi di Kobane calling, ormai sette anni fa, era più semplice” afferma Zerocalcare, “farlo adesso, parlando tra l’altro del popolo ezida, è molto più difficile. I riflettori sulla questione si sono ulteriormente spenti e le vicissitudini di questa gente non sono conosciute affatto.”
Si tratta in effetti di un popolo antichissimo, che ha subito per motivi religiosi molteplici massacri, l’ultimo dei quali nel 2014 per mano dell’ISIS. Proprio di questo parla l’ultima fatica del fumettista:
“Gli orrori di quel periodo sono indicibili. Migliaia di donne e bambine sono state rapite, stuprate, uccise o vendute come schiave sessuali, tante non hanno ancora fatto ritorno. I guerriglieri del PKK, sono stati gli unici a tenere a bada l’ISIS, creando un corridoio per far fuggire queste persone. I combattenti del YPG e YPJ sono poi quelli che hanno di fatto liberato Shengal. Tutto ciò è assolutamente non tollerato da tutta una serie di realtà circostanti, prima tra tutte la Turchia di Erdogan, che li vede come un tassello di quella potenziale “rete terroristica” del Confederalismo democratico del Rojava.”
Quello di Zerocalcare è di nuovo, come accadde per Kobane calling, un reportage a fumetti di un viaggio, stavolta compiuto nell’estate del 2021 verso Shengal.
“Lo dico spesso come premessa, quello che ho trovato lì in quei giorni è una realtà, nel senso che è vero, è concreto. Non è qualcosa di idealistico, che si aspetta di realizzare a guerra finita, è già realtà, prima tra tutte la questione femminile. Nelle scuole di Shengal adesso ci vanno tutte le bambine e anche le donne adulte che in passato non ne hanno avuto la possibilità; c’è la possibilità per le donne e le ragazze di aprire attività proprie e di emanciparsi… Ecco. Tutto vero, tutto reale.”
A destare curiosità è anche il viaggio compiuto da Michele, con tutti gli aspetti logistici, un viaggio che lui definisce durissimo e che è raccontato nel libro anche con grande ironia.
“Da Herbil a Shengal sarebbero tre ore di macchina, ma noi ci abbiamo messo giorni per arrivare, era un check-point continuo: iracheni, ma anche sciiti collegati con l’Iran che ci hanno anche fatto deviare verso una stazione dei servizi segreti, dove siamo stati duramente interrogati, dove ci sono stati requisiti i telefoni… Di base è che si tende a voler evitare alla gente di visitare Shengal. Si vuole impedire di diffondere, di raccontare quello che lì accade, quello che lì, seppur con limiti e contraddizioni, c’è e funziona.”
E il punto, secondo Zerocalcare è proprio questo, divulgare.
Il contributo di Michele Reich è solo una tessera del mosaico di voci che si sono alternate negli Hangar creativi nel pomeriggio del 4 novembre.
Ci sono state le testimonianze delle varie zone del Kurdistan, il Rojava siriano, il Bashur iracheno, il Bakur turco e il Rojhilat. Tra gli altri sono presenti l’assessora Bonciani, Martina Pignatti di Un Ponte Per, la principale ONG italiana che lavora nel nord est della Siria, Dara Ahmad, membro dell’assemblea generale del partito per l’unità democratica e responsabile delle relazioni internazionali PYD in Europa, Daniele Bouchard, Pastore della chiesa valdese di Livorno, alcuni membri della staffetta sanitaria, Ciwan Mustafa, rappresentante del ministero della salute del Rojava e il foto reporter livornese Giacomo Sini, di ritorno dal viaggio nel Kurdistan iracheno e siriano.
Quella di ieri, nonostante la durezza dei temi trattati è stata una festa. Una festa di speranza, di identità, di comunità. Tanti i giovani che hanno assistito al dibattito e si sono trattenuti per il buffet con piatti curdi e per la musica offerta dall’associazione.
Le luci su chi soffre non si sono spente ieri e non dovrebbero spegnersi mai. Ecco i contatti dell’associazione Mezzaluna Rossa Italia, e della sua pagina Facebook. C’è bisogno del sostegno di tutti.
(Si ringrazia Francesco Luongo per alcune delle fotografie dell’evento)